La scintilla di Prometeo: nell’attesa che bruci, bruci, bruci

Il debutto di Astronomia (photo: Nexus)
Il debutto di Astronomia (photo: Nexus)

Rileggo il mito di Prometeo: quanta umanità in questo titano!
Preso a pena per gli uomini indifesi e rimasti privi dei doni elargiti da Giove per mano di suo fratello Emipeteo, non solo insegnò loro le arti apprese da Minerva, dea della sapienza (e quindi l’architettura, l’astronomia, la matematica, la medicina, l’arte di lavorare i metalli, l’arte della navigazione), ma rubò per loro, agli dei, il dono più prezioso, il fuoco, che li avrebbe resi padroni della terra.
A Vulcano addormentato sottrasse qualche scintilla perché gli umani smettessero di vivere come bestie. Ma Giove, accortosi dell’affronto, ordinò che Prometeo fosse incatenato su un’alta rupe a soffrire la fame, la sete e il freddo, e ad essere straziato ogni giorno da una grande aquila che divorava il suo fegato.
Liberato da Ercole, Prometeo espresse il desiderio di rimanere su quella rupe, a ricordare per sempre agli uomini il suo grande dono.

Ed eccoci, trasportato nell’oggi, al progetto “Prometeo” della coreografa e danzatrice Simona Bertozzi, di cui Klp aveva già visto una tappa.
Alla Lavanderia a Vapore di Collegno viene presentato un estratto da “Contemplazione” (primo quadro del Prometeo) e il debutto del quarto quadro, “Astronomia”, ulteriore tassello che va ad aggiungersi al percorso che vedrà la sua forma completa a novembre, con “And it burns, burns, burns”.

Partiamo dal presupposto della difficoltà oggettiva (o soggettiva) dello scrivere di danza contemporanea. E cerchiamo, con umiltà ed onestà, di descrivere un lavoro evitando da un lato l’analisi troppo “tecnica”, dall’altro l’umoralità del proprio gusto personale.

Nella sua forma originale, “Prometeo: Contemplazione” vede in scena due danzatrici e un cantante basso baritono. In questo estratto è invece il solo corpo di Simona Bertozzi a riempire la scena.
Importante è il legame dichiarato con la rilettura del mito da parte del coreografo napoletano Salvatore Viganò: il suo “Le creature di Prometeo”, balletto in tre atti rappresentato a Milano nel 1813.

Ci si ferma sullo sguardo che dall’alto della rupe il titano indirizza agli umani. Uno sguardo benevolo e “innamorato”, che osserva. E’ sotto questo sguardo che il corpo danza l’ostinazione e la scoperta. La ripetizione del gesto racconta di fragilità e incertezze. Si impara, certo, ma si ricade anche laddove il gesto già ci sembrava familiare e sicuro.

Il lavoro di Simona Bertozzi parte da “un insieme di regole, una grammatica, un territorio di base fortemente organizzato. Il luogo della creazione è come un gioco: non c’è gioco se non ci sono regole, le regole sono essenziali perché ci possano essere scambi reciproci, perché si possano aprire continuamente nuovi varchi, nuovi spazi di evoluzione”.

“Contemplazione” diventa quindi davvero una “palestra” in cui quell’uomo così “simile alle bestie” si cimenta nell’esplorazione, attraverso regole precise ma anche, e soprattutto, nella sovversione delle regole stesse. E se nel Prometeo il titano è posto a contemplare dall’alto l’umanità, in questa sorta di stato “pre-sociale”, è allo spettatore che è affidata la Contemplazione di questo quadro d’azione.

“Astronomia”, quarto quadro del progetto, vede il suo debutto a Torino grazie al sostegno di Permutazioni, progetto di residenze coreografiche a cura di Zerogrammi e Fondazione Piemonte dal Vivo.

Qui l’interrogazione parte da quel magnetismo che ci attrae e sostiene. Tre giovani corpi giocano a costruire costellazioni che mutano forma e movimento proprio dalla tensione ritrovata e cercata nell’altro.

Lo spazio si riempie geometricamente dell’energia che la danza compone attraverso l’unione e il distacco continuo.
Il singolo corpo ritrova sé stesso e l’altro nel reiterarsi della pulsione. La scintilla rubata da Prometeo. Quel fuoco che permette di conoscersi e di conoscere l’altro. Di attirarci e respingerci in una continua ricerca di stabilità e contatto.

E’ una danza fisica, ritmica. Nulla resta al caso. Lo spazio è riempito da una coreografia costruita sulla precisione e sulla geometria. Nei trenta minuti di “Astronomia” non c’è spazio per fermarsi e respirare. E forse questo può essere un limite del lavoro.
Perché spesso sono i momenti di “respiro” che permettono al pubblico di condividere e sperimentare, insieme ai corpi in scena, tensioni e desideri. Che aiutano, magari non sempre a comprendere, ma ad immergersi senza timore nell’atto creativo.

Stefania Zepponi, nel raccontarci a gennaio l’incontro avvenuto al Dom di Bologna tra la coreografa e il pubblico, scriveva che “Il tracciato che Simona Bertozzi sta sempre più delineando sia nei suoi progetti di formazione che di produzione è proprio quello di un fare intrinsecamente legato ad un aspetto teorico mostrato per avvicinare alla visione, fornendo ulteriori strumenti di comprensione tramite suggestioni verbali”.

Ed è con questa convinzione che andiamo via: momenti come questo sono davvero, oggi, sempre più necessari per ri-avvicinare il pubblico al mondo della danza. Non tanto per cercare di “spiegare”, quanto per condividere i processi, per rendere lo spettatore in grado di porsi di fronte alla creazione artistica con un occhio nuovo e attento. Capace, in maniera autonoma, di “vedere”.

Prometeo: Contemplazione – primo quadro del Prometeo
Progetto Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
Coreografia e danza Simona Bertozzi
Musiche Francesco Giomi, Eliane Radigue
Progetto luci Giulia Pastore
Organizzazione    Federica Furlanis
Promozione Elena de Pascale
Ufficio Stampa     Michele Pascarella
Produzione Compagnia Simona Bertozzi / Nexus 2015
Con il sostegno di Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto
Con il contributo di MIBACT e Regione Emilia Romagna

estratto: 20’

Prometeo: Astronomia – quarto quadro del Prometeo
Progetto Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
Ideazione e coreografia Simona Bertozzi
Interpreti Miriam Cinieri, Lucia Guarino, Stefania Tansini
Musiche Francesco Giomi, Animal Collective
Organizzazione Federica Furlanis
Promozione Elena de Pascale
Ufficio Stampa Michele Pascarella
Produzione Nexus 2016
Con il contributo di MIBACT, Regione Emilia Romagna, Fondo per la danza d’Autore/Regione Emilia-Romagna
Creazione realizzata con il sostegno di PERMUTAZIONI, progetto di residenze coreografiche a cura di ZEROGRAMMI e Fondazione Piemonte dal Vivo

durata: 30’

Visto a Collegno (TO), Lavanderia a Vapore, il 28 aprile 2016

stars-3

 

Tags from the story
0 replies on “La scintilla di Prometeo: nell’attesa che bruci, bruci, bruci”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *