La compagnia marionettistica milanese riproporrà il 6 e 7 luglio ad Almada (Portogallo) la commedia del Bardo, nella traduzione in napoletano secentesco di Eduardo De Filippo
Nuie simme fatte cu la stoffa de li suonne. C’è tutta la magia sognante del teatro nella “Tempesta” che la Compagnia Carlo Colla & Figli riporta in scena dopo oltre dieci anni al Piccolo Teatro di Milano, prima di raggiungere il Portogallo. C’è la forza immaginifica delle marionette. C’è la magia salvifica di Shakespeare. Soprattutto, c’è il valore aggiunto della traduzione in lingua napoletana di Eduardo de Filippo, risalente al 1982.
Per comprendere il senso di questa fantasmagorica operazione anglo-partenopea di ascendenze barocche, per decifrare quest’alchimia antropo-vegetale in cui Bardo fa rima con Eduardo, è utile partire dalla trama.
Prospero, costretto da una congiura di palazzo a lasciare Milano di cui era duca, è diventato esperto di magia bianca. Approdato con la piccola figlia Miranda su una sperduta isola del Mediterraneo, a distanza di dodici anni usa i propri sortilegi per evocare una tempesta. Provoca così, con l’aiuto dello spiritello Ariel, un naufragio senza vittime. Quindi tormenta i naufraghi, tra i quali figurano proprio il perfido fratello Antonio e l’infido re di Napoli, Alonso, artefici del complotto che lo aveva esautorato.
Nell’isola l’indigeno Calibano, gigante rozzo e puzzone soggiogato da Prospero, ordisce trame per uccidere il padrone, ma viene fermato da Ariel. Ferdinando, giovane figlio del re Alonso, si innamora di Miranda, nel frattempo divenuta una giovane bellissima. I loro festeggiamenti vengono interrotti quando Prospero affronta il fratello Antonio e rivela la propria identità. Le famiglie, però, si riuniscono. I conflitti vengono risolti. Prospero concede ad Ariel la libertà, e si prepara a lasciare l’isola.
“La Tempesta”, scritta da Shakespeare negli ultimi anni di vita, è dunque una storia tragicomica di vendetta, amore e perdono. L’epilogo con Prospero che depone le armi della magia e riconosce che le sole forze rimastegli, seppur precarie, sono le sue, sembra una premonizione autobiografica: il Bardo si appresta ad abbandonare la scrittura.
Anche Eduardo, chiamato a tradurre Shakespeare sul finire dei propri giorni, scelse “La Tempesta” non solo per l’alone magico e fantasioso che emanava, ma anche per gli ineludibili riferimenti alle vicissitudini familiari: i veleni con il fratello Peppino; la lontananza durata anni; la riconciliazione incerta. Un mix di tradimento e perdono, cui l’autore di “Filumena Marturano” non poteva restare insensibile. E poi c’è l’amore paterno, delicatissimo, tra Prospero e la figlioletta Miranda, che richiama quello tra Eduardo e la figlia Luisella, morta a soli dieci anni nel 1960, in circostanze tragiche.
È un tripudio di colori e di luci e di suoni questo spettacolo, con le sue ambientazioni esotiche. Ogni scenografia (di Maurizio Dotti e Franco Citterio) ne contiene un’altra e poi un’altra ancora. Sembrano delle matriosche.
La prospettiva in profondità. Decine e decine di marionette ognuna con la sua personalità e un carattere che la rende unica. C’è il suono dei mandolini, ritmi da tammurriata (musiche e composizioni di Antonio Sinagra) parate di odalische e guerrieri. Volano stormi di uccelli, a dare respiro a un cielo cobalto. Ci sono animali da cortile di tutte le risme, e fate, elfi, spiritelli, diavoletti. Ci sono canti e balli in quest’ambiente arcadico, un clima festoso puntellato dalla voce tenorile di Antonio Murro. Il mare incanta anche per la sua forza distruttiva in questo caleidoscopio di colori, cascate, soffi, ma anche fulmini, lampi e tuoni.
La chicca di questo lavoro diretto da Eugenio Monti Colla è lo spettacolo di marionette che muovono nel teatrino altre marionette, in una parata mirabolante di teatro nel teatro, agitata dai funambolici marionettisti (Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Cecilia Di Marco, Tiziano Marcolegio, Michela Mantegazza, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette).
La napoletanità pastosa della voce di Eduardo potenzia questa storia mediterranea fatata tra elfi e giganti non insensibili al fascino dell’arte e della musica, che qui sprigionano il loro potere civilizzatore.
Anche Miranda è una figura di donna moderna: esercita il libero arbitrio; esprime la propria assertività femminile, decidendo di sposare il giovane che ama.
Sono sempre affascinanti gli spettacoli dei Colla, eccellenza italiana che il mondo ci invidia. Ma per il successo di quest’operazione restaurata con l’aggiunta di nuove marionette, è imprescindibile il ruolo di Eduardo. La sua traduzione è geniale per arcaismi, ritmo, musicalità e misura, per le continue rime e assonanze che alleggeriscono l’inglese.
Le filastrocche trasfigurano l’intera storia in una nenia. Supportata nella registrazione delle voci di tutti i personaggi dal regista e fonico Gianfranco Cabiddu (mentre la voce di Miranda è di Imma Piro) la marionetta di Eduardo compare sul palco a spettacolo finito, a suggellare una storia sempreverde che si sposa magnificamente con l’artigianato mirabolante dei Colla.
Il 6 e 7 luglio in tournée ad Almada, in Portogallo.
LA TEMPESTA
di William Shakespeare
tradotta e interpretata da Eduardo De Filippo
musiche originali di Antonio Sinagra
scene di Maurizio Dotti e Franco Citterio
costumi di Eugenio Monti Colla
su bozzetti di Maurizio Dotti
direzione tecnica di Tiziano Marcolegio
regia di Eugenio Monti Colla
ripresa da Franco Citterio e Giovanni Schiavolin
i marionettisti: Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Cecilia Di Marco, Tiziano Marcolegio, Michela Mantegazza, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette
voce di Miranda Imma Piro
canzoni interpretate da Antonio Murro registrazioni effettuate da Gianfranco Cabiddu
versione curata da Luca De Filippo
produzione ASSOCIAZIONE GRUPPORIANI
Comune di Milano – Teatro Convenzionato
durata: 2 h
applausi del pubblico: 3’
Visto a Milano, Piccolo Teatro Grassi, il 26 giugno 2024