Stéphane Braunschweig firma lo spettacolo che, dopo il debutto allo Stabile di Torino, sarà all’Arena del Sole di Bologna dal 9 al 12 maggio
Siamo abituati, a teatro, ad assistere da sempre a diverse messe in scena di testi di Pirandello, in chiave più o meno contemporanea. Difficile però veder rappresentata quest’opera, definita già nel 1923, anno della sua scrittura, come tragedia dal suo stesso autore (restio nel definire i suoi lavori così precisamente).
“La vita che ti diedi” è in realtà l’ultimo pezzo di un ciclo di novelle e drammaturgie legate al tema del rapporto tra vivi e morti. Approfondisce in particolare l’aspetto più scomodo e doloroso, vale a dire il sopravvivere di una madre al figlio. E’ l’inversione di rotta rispetto a ciò che dal corso normale degli eventi ci si aspetterebbe.
Pirandello, con assoluta modernità, cavalca con la forza che lo contraddistingue l’aspetto fondante su cui poggia la tragedia e trasforma la follia in apparente normalità.
Donn’Anna Luna, protagonista indiscussa, non ha dubbi. Dopo aver assistito in prima persona al decesso del proprio figlio, ne fa rimuovere il corpo, completa una lettera del ragazzo alla sua innamorata e diventa regista di un teatro nel teatro all’interno del quale il giovane non è più morto ma soltanto assente.
Inizia così una lotta della donna per affermare il suo principio che abita nelle fondamenta del Teatro, ovvero il “come se”. Non è intenzione della madre rimuovere la morte ma, più semplicemente, continuare la vita come se il fatto non fosse realmente accaduto. Una tesi folle, che il personaggio sostiene senza incertezze, forte della sua profonda convinzione.
Antagonisti non possono che essere gli altri membri della famiglia, la servitù e perfino un sacerdote.
Stéphane Braunschweig costruisce il suo progetto drammaturgico e registico in stretta collaborazione con Daria Deflorian, alla quale non chiede soltanto di dar vita alla protagonista, ma anche di partecipare attivamente alla parte che precede le prove.
Il Teatro Carignano di Torino, luogo deputato al debutto nazionale dello spettacolo, rinuncia alle prime file della platea per far spazio ad un prolungamento del palco e accogliere un impianto scenico dilatato. Internamente al sipario è ricostruita la stanza del ragazzo. Il letto, che nella prima parte ospita ancora il corpo senza vita, è posto sul fondo, tra due finestre. Su un lato la scrivania e su quello opposto un armadio.
Il proscenio ampliato è invece sede del confronto più intimo e tragico, camera caritatis per gli scambi più profondi e veri tra i personaggi. La differenziazione dei due spazi, talvolta accentuata da un telo semitrasparente, evidenzia il luogo della verità da quello dell’apparente finzione, dove va in scena la performance ideata dalla protagonista.
La regia è connotata da un’impronta classica e si fonda soprattutto su due attrici imprescindibili per lo spettacolo, aggiungendo poco d’altro. Il profondo senso di responsabilità e lo spirito di approfondimento con cui Daria Deflorian affronta il suo ruolo è ben descritto nella videointervista che ci ha concesso, accanto all’altrettanta profondità di due ruoli differenti ben scolpiti da Federica Fracassi, anche lei protagonista del contributo video che vi proponiamo oggi.
La vita che ti diedi
di Luigi Pirandello
regia Stéphane Braunschweig
con Daria Deflorian, Federica Fracassi, Cecilia Bertozzi, Fulvio Pepe,
Enrica Origo, Caterina Tieghi, Fabrizio Costella
scene Stéphane Braunschweig in collaborazione con Lisetta Buccellato
costumi Lisetta Buccellato
luci Marion Hewlett
suono Filippo Conti
assistente regia Giulia Odetto
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Durata: 1h 35′
Applausi del pubblico: 1′ 98”
Visto a Torino, Teatro Carignano, il 17 aprile 2024
Prima Nazionale