Farsi gesto. “Lava Bubbles” di Zappalà apre Fuori Programma

Photo: Nadir Bonazzi
Photo: Nadir Bonazzi

I danzatori sono nove, ed entrano in scena uno per volta nell’arco dei primi venti minuti del lavoro, dopo un intervento parlato di Roberto Zappalà, un ringraziamento e un “bentornati”.
Parliamo di “Lava Bubbles”, coreografia site specific del 2015 scelta per aprire Fuori Programma, festival romano di danza contemporanea diretto da Valentina Marini, fresca assegnataria, con il suo gruppo di lavoro, della gestione del Teatro Quarticciolo – in un momento che più sfortunato non poteva essere.

Il palco è occupato al centro da due batteristi, schiena contro schiena; lo spazio libero per la danza è dunque l’ampia cornice che li circonda.
I performer si adagiano sul suono delle percussioni, a loro volta occupate a intessere timbri attorno a una base musicale, a cui è dato il ruolo vero di traino.
La musica, in questa prima fase, è priva di una componente di ritmica scandita, e così i corpi galleggiano attorno alle proprie articolazioni con rotazioni ed emersioni che paiono davvero bolle che rompono la superficie della lava, o alghe erranti in uno specchio d’acqua, tra placide attese e improvvisi scatti, apparentemente gratuiti. Di tanto in tanto emergono come concrezioni gesti significativi, più segnati, più rammentabili: la schiena a terra, il braccio levato verso un compagno, la mano aperta a coprirne il volto… Tali gesti rapidamente vengono riconosciuti, adottati, si diffondono come pratiche condivise dal cast, giunto ormai al suo numero perfetto di nove danzatori .

È come se – durante questa fase in cui, come si diceva, le due batterie non hanno ruolo ritmico ma, al limite, melodico, come voci di rifinitura – anche i corpi fossero sfumati, il linguaggio del loro movimento sembra adattarsi alla volatilità del caso, fingendo o accettando la pratica dell’improvvisazione, insieme aereo e poco dispiegato, poco diretto a un segno preciso, una sorta di anarchia appena allineata per un momento da quegli improvvisi gesti ordinatori.

Ma è proprio con l’istituirsi di norme condivise, generate dalla pratica di quei gesti, che la massa sul palco si struttura, si orienta in modo via via più leggibile, più comunicativo; il linguaggio di Zappalà emerge ben scandito, e le batterie assumono finalmente il ruolo ritmico loro usuale, i corpi azzardano addirittura qualche – fortuito? – contatto e, nel senso più comune possibile, danzano al ritmo delle percussioni trascinanti.

Un nuovo intervento parlato di Zappalà giunge come cesura, un po’ a tradimento, e ci porta al finale: una nuova doppia fase, simile alla precedente ma più in breve, nel cui ultimo tratto, in una sorta di pieno orchestrale in cui risuonino pienamente le armoniche di tutti gli strumenti, i danzatori si organizzano in piccoli gruppi eseguendo specularmente la stessa sequenza coreografica dalle due parti del palco, facendo letteralmente vibrare la massa compatta di pubblico e cast.

La chiusa è col pugno levato al cielo, e nel secondo, ultimo finale, il pubblico in mascherina è chiamato a ballare in scena – ormai quasi un tic delle produzioni di nuova danza, di volta in volta declinato in modalità diverse, qui insieme ritrovata comunità e ulteriore passo verso l’apertura del palco alla platea.

Il lavoro ha la forza di quel duplice attacco in “piano” rinforzato sino al massimo della capacità sonora, fino a quel “tutti” di cui si diceva, e mentre il “volume” aumenta, anche il linguaggio si fa più squillante, più chiaro, più netto. È come se i corpi dei danzatori comunicassero più diretti, più accordati in intervalli pieni, risonanti.
“Lava Bubbles” è insomma uno studio, si potrebbe dire, sulla fenomenologia del gesto, sulla formazione di un segno gestuale esplicito, diretto, a partire da un magma indistinto, attraverso la combinatoria degli individui e la chimica del ritmo e del suono sul palco.

A ottobre la seconda parte di Fuori Programma, negli spazi del Quarticciolo, fuori e dentro il teatro.

LAVA BUBBLES
Compagnia Zappalà Danza
Concept coreografia e regia Roberto Zappalà
Interpretazione e collaborazione alla costruzione Maud de la Purification, Filippo Domini, Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaetano Montecasino, Gioia Maria Morisco Castelli, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Roldan Ferrer,
Claudia Rossi Valli, Ariane Roustan, Valeria Zampardi; alle batterie Francesco Cusa, Enzo Zirilli; con la partecipazione di Roberto Zappalà
costumi Debora Privitera
direzione tecnica Sammy Torrisi
direzione generale Maria Inguscio*

durata: 60′
applausi del pubblico: 4′

Visto a Roma, Teatro Quarticciolo, il 28 luglio 2020

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