Le Baccanti (apolitiche?) di Filippo Renda

Le Baccanti (ph: Sara Meliti)
Le Baccanti (ph: Sara Meliti)

Da Euripide una riflessione sul femminile, e Dioniso diventa una dea

Al Teatro Litta di Milano il regista Filippo Renda rimaneggia “Le Baccanti” di Euripide. Il fulcro della riscrittura è l’esaltazione del femminino come motore del cambiamento o di una possibile liberazione. L’invito è abbracciare la divinità e abbandonarsi, come le baccanti, a un nuovo inizio. Abbandonare il maschile e vivere la propria femminilità come strumento di cambiamento e rinascita.

È inevitabile, accostando il femminismo a “Le Baccanti”, ripensare alla messinscena di Carlos Pedrissa de La Fura dels Baus, spettacolo andato in scena all’INDA di Siracusa nel 2021. In quell’allestimento le Baccanti apparivano quasi come un corteo di attiviste, invase da una follia dionisiaca e perturbanti.
Renda, tuttavia, con la delicatezza che gli appartiene, apporta una modifica sostanziale, privando Dioniso (anche qui come per la Fura in versione femminile) dell’ira, e di conseguenza le stesse Baccanti diventano un inno alla gioia, all’amore, al ballo, alla condivisione.

Lo spettacolo si apre con un prologo pronunciato dallo stesso regista, in scena nella veste di cerimoniere sacro, docile e servile nei confronti del femminile protagonista. Si rivolge al pubblico usando esclusivamente il femminile, e lo invita a immergersi e apprezzare il lavoro, il sudore e il sacrificio delle attrici.
Sullo sfondo, il ritmo sostenuto della musica dj di Sofia Tieri, incalzante, ma non invasivo. Le performer Maria Canal, Gaia Carmagnani (impegnata anche nel ruolo di Penteo), Silvia Guerrieri, Sarah Short e Alice Spisa sono precise nei movimenti, geometricamente circoscritti anche se sommari. La loro animalità è giocosa, mai irosa, mai erotica, così come la visione generale della riscrittura.

Il fulcro della narrazione è lo scontro tra Penteo e la dea Dioniso. La dea arrivata a Tebe, prima volta in Grecia, ha attratto le donne del luogo nel bosco, e lì si narra si abbandonino a balli sfrenati e chissà cos’altro. Anche i vecchi di Tebe vengono attratti dall’energia della dea. Così, in una scena molto divertente, Cadmo e Tiresia indossano vesti femminili e copricapi fioriti e tentano di entrare nel bosco, venendo però scoperti da Penteo, il quale si rifiuta di riconoscere in Dioniso una divinità.
Dopo aver spiato le Baccanti su invito della stessa dea, e dopo essere stato partecipe seppure vittima della sua stessa madre, Penteo, in un finale idilliaco, invita l’intera Tebe ad abbracciare la ritualità dionisiaca e ad abbandonare gli abiti maschili per indossare gonne e copricapi fioriti.

Appare debole la scelta di destrutturare la sala, eliminando le poltrone e ricreando una scena circolare per simulare immersività. L’impatto teatrale, soprattutto nel testo, peraltro recitato molto bene, resta evidente, ma lascia un po’ insoddisfatti il non riuscire a sperimentare una reale immersione, magari sfruttando un contesto diverso. L’immersività viene soltanto suggerita dalla forma circolare e da qualche sporadico sguardo delle attrici, ma appare più una scelta di stile che una concreta ricerca.
I costumi e le scene sono di Eleonora Rossi, con le stesse performer partecipi della creazione. Ma a colpire sono soprattutto le gigantesche maschere in carta e stoffa dei due vecchi, che meritano una nota per la loro eccentricità.

Nonostante il mito venga rispettato, si evidenziano scelte lontane dalla tragedia originale, che rendono questa riscrittura peculiare. Al di là della scelta di connotare Dioniso al femminile, è la privazione del lato iroso del Dio e delle Baccanti che segna un deciso allontanamento. Inoltre, se la sociologa Christine Delphy sulle Baccanti scrive che “L’obiettivo politico immaginato non è la crescita dello status delle donne, e neanche l’uguaglianza tra le donne e gli uomini, ma l’abolizione delle stesse differenze di sesso”, in questo caso le donne di Tebe non fuggono dal patriarcato come atto di ribellione, ma sembra che quasi ne ignorino l’esistenza. L’atteggiamento appare più leggero, quasi apolitico, più vicino forse ad alcuni approcci orientali. Un inno al femminile, ed un invito ad abbracciare la propria femminilità come via di liberazione e gioia.
Con lo stesso entusiasmo gli spettatori assistono, alla fine della messinscena, all’esibizione di uno striscione con un messaggio, questo sì politicamente connotato, che non può lasciarci indifferenti: “Cessate il fuoco”.

Baccanti
da Euripide
drammaturgia e regia Filippo Renda
con Maria Canal, Gaia Carmagnani, Silvia Guerrieri, Filippo Renda, Sarah Short, Alice Spisa
dj performer Sofia Tieri
scene e costumi Eleonora Rossi
aiuto costumista tirocinante Katerina Stavrou
disegno luci e direzione tecnica Fulvio Melli
assistenti stagiste Gaia Barili, Susanna Giancristofaro
staff tecnico Stefano Lattanzio, Ahmad Shalabi
trucco Carla Curione
direzione di produzione Elisa Mondadori – produzione Manifatture Teatrali Milanesi

durata: 1h 15’
applausi del pubblico: 3’ 20”

Visto a Milano, Teatro Litta, il 7 marzo 2024

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