Protagoniste le brave Eva Robin’s, Beatrice Vecchione e Matilde Vigna
Tanti anni fa, al Teatro Sociale di Como, ci fu uno degli incontri più emozionanti della nostra vita: il bacio affettuoso, in camerino, alla grande Franca Valeri. Fu in quell’occasione che assistemmo per l’ultima volta alla messa in scena di uno dei più famosi drammi di Jean Genet, “Le serve”, che abbiamo rivisto con piacere a Bologna, all’Arena del Sole, con la regia di Veronica Cruciani.
In scena, nella stessa parte della Valeri, quella di Madame (o Signora), la padrona della casa dove è ambientato lo spettacolo, c’è stavolta Eva Robin’s, icona pop del transgender. E conversando con lei abbiamo ricordato una sua storica interpretazione de “La voix humaine” di Cocteau, vista da noi in un campo a Santarcangelo con la regia di Andrea Adriatico.
Nella nuova versione diretta da Cruciani, nei panni delle serve abbiamo gustato l’interpretazione di due attrici di forte temperamento: Matilde Vigna (Solange), la cui bravura conosciamo da tempo, e Beatrice Vecchione, che vedevamo per la prima volta in scena, una “scoperta” davvero interessante, che ci ha restituito in modo molto intenso, in tutte le sue variazioni, il personaggio di Claire.
Il testo di Genet “Les bonnes”, del 1946, fu ispirato ad un fatto veramente accaduto il decennio precedente in Francia: due sorelle, Christine e Léa, a servizio presso una famiglia borghese composta da coniugi di mezza età e dalla loro figlia, massacrarono con inaudita ferocia e senza nessuna plausibile ragione la madre e la ragazza.
Nello spettacolo, le serve del titolo sono Claire e Solange, al servizio di Madame, una agiata signora, della quale, quando esce di casa, le due donne si misurano ad interpretare a turno le movenze con foga e piacere, indossandone i vestiti e gioielli, e caricando di spocchiosità il vicendevole rapporto con la serva, che invece interpreta sé stessa.
Nel meccanismo di questo vero e proprio gioco delle parti, non pienamente innocente ma pervaso da cattiveria e morbosità, si pone inoltre il fatto che, chi interpreta la serva, non mette in scena sé stessa, ma l’altra sorella.
Claire e Solange per la loro padrona hanno un misto di amore e odio, che si innerva in sentimenti a volte di ammirazione altre d’invidia: Solange e Claire, come spiega J. P. Sartre, “amano” Madame ossia vorrebbero essere come lei, appartenere a un ordine sociale di cui invece sono gli scarti. Ad un certo punto una di loro denuncia falsamente il marito della “padrona”, che viene condotto in prigione, anche se solo per una notte, lasciando Madame a disprezzare le sue serve (“È grazie a me, soltanto a me, che la serva esiste. Grazie ai miei strilli e ai miei gesti”), in una sorta di limbo, tra soddisfazione e rincrescimento.
Ma, come detto, il gioco delle finzioni (o il gioco al massacro messo in atto) non è affatto divertente, e a un certo punto le due serve proveranno addirittura a eliminarsi a vicenda con una tisana avvelenata, che era stata preparata invano per Madame, e bevuta con ostentazione rituale da Claire, mentre Solange aspetta il suo destino prossimo di reclusione, da gran signora.
Nello spettacolo, diviso in tre parti proposte allo spettatore attraverso delle didascalie che ne determinano l’andamento, il palcoscenico, all’inizio vuoto, si riempie piano piano di ambienti, per merito simbolicamente effettivo delle due “serve di scena”, attraverso un originale utilizzo di flight case che si aprono trasformandosi in armadi, letto e comodini o piccoli giardini di fiori.
Veronica Cruciani, con elegante, divertita e divertente semplicità, riesce a restituirci questo intrigante testo facendolo uscire dalla polvere del tempo in cui era caduto, anche attraverso la nuova traduzione di Monica Capuani, che ne attualizza il linguaggio in modo scoppiettante e ricco di sfumature. “Le serve”, alla fine, nutrendosi di morbosa e surreale crudeltà, porta in sé, ben metaforizzati e senza ostentazione alcuna, i germi del riscatto degli umili, diventando un’ottima occasione per un amaro e sagace divertimento.
Questo anche per merito di Eva Robin’s, che ci dona un’apparizione sì fuggevole, ma di grande eleganza ed evanescente, una sorniona ironia assecondata degnamente dalle sue due più giovani colleghe.
Ora in una lunga tournée che vedrà lo spettacolo arrivare, tra le altre date, dal 27 febbraio al 3 marzo al Teatro Gobetti di Torino, dal 15 al 17 marzo al Teatro Mario Del Monaco di Treviso, dal 21 al 24 marzo a Trieste e dal 4 al 7 aprile al Carcano di Milano.
Le serve
di Jean Genet
con Eva Robin’s (Signora), Beatrice Vecchione (Claire), Matilde Vigna (Solange)
regia Veronica Cruciani
traduzione Monica Capuani
adattamento Veronica Cruciani
scene Paola Villani
costumi Erika Carretta
drammaturgia sonora John Cascone
disegno luci Théo Longuemare
movement coach Marta Ciappina
assistente alla regia Ilaria Costa
scenotecnica Officine Contesto
sarto Lucio Imperio
fotografie Laila Pozzo
service Piano&Forte
produzione CMC – Nidodiragno, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano
si ringrazia il Teatro Comunale di San Giovanni in Persiceto (BO)
nell’ambito del Focus Lavoro di ERT / Teatro Nazionale
Le repliche di Bologna sono presentate in collaborazione con Gruppo Hera
Visto a Bologna, Teatro Arena del Sole, il 4 febbraio 2024
Prima assoluta