Le Madri di Diego Pleuteri prendono vita a Stanze – teatro fuori dai teatri

Madri (ph: Camilla Morino)
Madri (ph: Camilla Morino)

Valentina Picello e Vito Vicino nella relazione madre/figlio per la regia di Alice Sinigaglia

Si può esprimere con le parole il complesso e meraviglioso rapporto che esiste tra una madre e il proprio figlio? Si può raccontarne tutte le vulnerabilità e nel contempo la forza emotiva che il ricordo avrà poi la capacità di ingigantire? Forse solo la letteratura e il teatro possono davvero riuscirci!

Conoscevamo già la maestria compositiva del giovanissimo Diego Pleuteri per il bellissimo “Come nei giorni migliori”, spettacolo capace di proporre, in modo fervido e profondo, tutte le declinazioni dell’amore, rappresentando il rapporto mutevole nel tempo travagliato di due ragazzi.

E ne abbiamo avuto la riprova anche in “Madri”, spettacolo in cui Pleuteri – nell’ambito della rassegna milanese “Stanze – teatro fuori dai teatri” – mette in scena, con la regia di Alice Sinigaglia, un altro amore, quello complesso e altrettanto meraviglioso che lega un figlio alla propria madre. Anche stavolta questo rapporto viene espresso con una finezza di intendimenti davvero inusuale, supportata anche da due interpreti capaci di trasmettere tutto il groviglio di emozioni che il testo propone: Valentina Picello e Vito Vicino.

All’inizio, le tracce che ci arrivano ci fanno presagire di essere davanti a uno spettacolo sull’Alzheimer, con la madre che cerca senza sosta nei meandri della propria mente, insieme ad altri ricordi, soprattutto una parola che le sfugge. Tuttavia poco alla volta ci accorgiamo, sempre di più, che il percorso intrapreso dallo spettacolo si muove verso altre e più universali direzioni.

Ad un certo punto succede quel che accade quasi sempre: il figlio, privato della vita di chi lo ha generato dal proprio ventre, torna nella casa vuota a rimettere a posto, mestamente, le cose che appartenevano alla madre.

Ma prima di quel distacco definitivo, madre e figlio ci avevano condotto – attraverso le parole – negli anfratti più nascosti del loro rapporto, fatto di scontri, di abbandoni ma anche di tenerezza. Per fare tutto questo allo spettacolo non basta solo ricercare le parole giuste tra le pieghe del testo, né quelle dette con la voce, seppur accompagnate da gesti significanti, da silenzi e ricerche affannose.

Esse, le parole, si riverberano anche attraverso una partitura sonora che ne amplifica il significato, diventando il linguaggio interiore dei personaggi, che esprimono le rispettive paure, i desideri, i pensieri più segreti, le ossessioni che li abitano. È in questo modo che il rapporto di quella madre con quel figlio diventa universale, e ognuno di noi ci si può ritrovare, avendo vissuto con le proprie madri, spesso, un rapporto viscerale fatto anche di sensi di colpa e di slanci improvvisi, e con l’arrivo della morte di liberazione da quei meccanismi costrittivi che lo caratterizzavano.
Così, sempre, davvero sempre, c’è una domanda che alla fine urge dentro: “Di intimo, cosa c’è rimasto?”. Una domanda che avrà un’unica risposta: “Il dolore”.
E la parola dolore, insieme alle altre che si scambiano madre e figlio, arrivano direttamente dentro allo spettatore, racchiuse nell’esiguo spazio disadorno sia della scena, riempita di pochissimi mobili che potrebbero contraddistinguere una qualsiasi sala da pranzo, sia della stanza/platea che in questa occasione ci raccoglie a stretto contatto, commossi e colmi di tenero turbamento.

MADRI
di Diego Pleuteri
con Valentina Picello e Vito Vicino
regia Alice Sinigaglia
sound designer Federica Furlani
scenografo Alessandro Ratti
produzione La Corte Ospitale
in coproduzione con SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione
con il contributo della Regione Emilia-Romagna
con il sostegno MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”
Testo vincitore Eurodram 2022 – menzione al premio InediTO 2020

Durata: 1h 30′

Visto a Milano, Studio RaboniArchitetti, l’11 marzo 2025

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