Simone Zambelli protagonista di un film intriso di poesia e pietà, che parla di un’umanità derelitta
Un sentimento di compassione e pietà, di grazia e perdono. Una trinità al femminile e un cristo sbilenco. Una storia dei bassifondi e dei derelitti, fra prostituzione e disabilità. Soprattutto, il senso della protezione e dell’accudimento, la solidarietà più forte della violenza e del sangue, un amore per la vita capace di smuovere ostacoli minacciosi come montagne in rovina.
Tratto dall’omonimo spettacolo teatrale del 2020 che tanti riscontri ha ottenuto lungo l’Italia, dallo scorso novembre “Misericordia” di Emma Dante è anche un film che sta raggiungendo le sale, con molta fatica nella distribuzione e tempi di permanenza assai brevi.
Noi lo abbiamo recuperato al Cinema Rondinella di Sesto San Giovanni, spazio di resistenza culturale consorziato con il cinema Anteo di Milano. Gestito da un circolo di giovani appassionati e preparatissimi, il Rondinella da qualche decennio continua a proporre film di qualità capaci di galleggiare oltre la mediocrità delle proposte commerciali.
Una storia crudele e fatata, “Misericordia”. Al centro tre prostitute, donne divine e violate, che allevano con dedizione materna Arturo, un ragazzo figlio di una loro collega vittima di femminicidio.
Una favola dell’emarginazione che sarebbe piaciuta a Fabrizio De André, di cui ieri ricorreva il 25° della morte. Eppure il film è programmato nei cinema quasi in clandestinità e ad orari catacombali, così da scatenare il grido di dolore della stessa Emma Dante: «O fai il tutto esaurito in pochissimo tempo o sei morto».
Arturo (Simone Zambelli) è il giovane protagonista della storia. Muto, menomato, un’infanzia cristallizzata in un presente senza futuro, propone la sua visceralità naif come mezzo per approcciarsi al mondo. Un corpo disarticolato, tra bellezza e putrefazione. Ad accudirlo, tre donne (ben interpretate da Simona Malato, Tiziana Cuticchio e Milena Catalano) che vivono in una catapecchia in mezzo al degrado, accanto a un nugolo di bimbi che non si sa bene a chi appartengano. I bambini sono di tutti e di nessuno. Semplicemente, agiscono nella libertà, senza giudizio né castigo, correndo dietro una palla o un sogno.
Ci sono passione e lavoro in questo film diverso dalla messa in scena teatrale, di cui squarcia lo spazio minimalista e supera l’uso del dialetto. Non c’è il buio del palco, ma il torpore come categoria dello spirito. Non c’è il ticchettio dei ferri per lavorare la lana nelle mani delle protagoniste teatrali, ma le trame suggestive di fili intessuti dallo stesso Arturo tra le pareti di una casa crollata. Soprattutto, nel film c’è l’acqua, elemento onirico di purificazione e rinascita.
Al centro, si diceva, le tre prostitute: i loro corpi maturi, freschi, sfibrati, la loro vitalità femminile, tra eros e fertilità. Corpi come case, tuguri, chiese. Corpi che donano amore e piacere. Corpi carnali e spirituali che custodiscono la vita e la divinità, e si svendono per un pacco di caffè. Corpi di madri che assorbono grettezza e la trasformano in umanità da donare.
Elegia della miseria e della solitudine. Neorealismo da terzo millennio e scintille immaginifiche. A teatro e al cinema, “Misericordia” si apre con una donna oltraggiata. Oggetto di possesso dell’uomo che l’ha ingravidata, essa partorisce anzitempo a furia di calci e pugni il bimbo che ha in grembo, poi muore.
Emma Dante sceglie un’ambientazione siciliana da piccolo borgo marinaro, tra rifiuti e relitti, tra piloni diroccati, dentro casupole scrostate e allagate. Muffa, spazzatura e cementificazione selvaggia lasciata a metà. Le brutture seminate dall’uomo cozzano con la bellezza originaria del paesaggio. Le falesie franano verso l’azzurro del mare.
Quest’umanità piena di ferite e croste, è sospesa in una vicissitudine senza tregua. Anche le case cadono a pezzi. È un meridione vomitato via dagli itinerari turistici.
Ciò che in “Misericordia” accomuna cinema e teatro è la nudità di corpi naturali e non convenzionali, pieni di difetti e di grazia. È la danza di Arturo su sé stesso, derviscio sul baricentro di un piccolo mondo vituperato. È il ritmo, il ballo forsennato di parti di corpo che hanno una forza cinetica autonoma, che centrifuga vicende senza tempo. È il consueto universo al femminile di Emma Dante, con maschi tragicomici senz’anima, lordati e immortalati nell’uso degradato delle funzioni primarie.
Una leggerezza di fondo pervade quest’opera generosa, che non rinuncia a sporcarsi le mani.
La denuncia sfuma nella poesia. La macchina da presa si adagia su quest’umanità grossolana. Pur nella fatica di compattare le varie parti, il film non rinuncia alle grandi domande su povertà, dolore, disagio, amore e morte.
Il senso della vita porta Arturo lontano, verso un futuro incerto eppure carico di speranze, sugli infiniti ossimori e sulle note mai così belle del brano “Avrai” di Claudio Baglioni che chiude la storia, in un intreccio trasognato e utopico con la sceneggiatura.
Misericordia
Regia: Emma Dante
Attori: Simone Zambelli – Arturo, Simona Malato, Tiziana Cuticchio, Milena Catalano, Fabrizio Ferracane, Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna
Sceneggiatura: Emma Dante
Paese: Italia, 2023
Produzione: Rosamont, Con il contributo del Ministero della Cultura
Distribuzione: TEODORA FILM