Quanto ci sia di vero e quanto sia invece leggenda è difficile dirlo. Quello che è certo è che il rapporto tra Molière e Madeleine Béjart è esistito, e non solo sulla scena. E’ altrettanto indubbio che il più noto commediografo francese sposò un’altra donna, Armande Béjart, ufficialmente sorella di Madeleine.
Lo spettacolo “Molière e Madeleine”, in prima nazionale ad AstiTeatro 41, non si addentra troppo nelle intricate vicende dell’Illustre Teatro, dove mito e realtà si confondono, ci pone invece davanti a due “star” nel momento più alto della loro carriera artistica e in quello più basso della loro vita.
Siamo nella notte tra il 16 ed il 17 febbraio 1673, sul palco del teatro in cui Molière stava rappresentando “Il Malato Immaginario”.
E’ un serrato dialogo sull’amore quello fra i protagonisti, che ripercorre alcune tappe cruciali dell’incontro tra i due, la fame sofferta in giro per la Francia sul carro della compagnia, le invidie e le paure di un’avventura faticosa che coincide con gran parte dell’esistenza travagliata di una coppia fuori dal comune.
L’ira di Molière verso la ex amante ha una ragione profonda: la giovane figlia della Béjart è sua figlia? Madeleine non vuole sciogliere l’enigma.
Interessante il contesto in cui gli attori si muovono, in pieno contrasto con gli abiti d’epoca coerentemente indossati da entrambi. Lo spazio è diviso da colonne, a cui sono applicati tubi di luce led che cambiano a seconda del momento. Tutti gli oggetti presenti rimandano invece ad un vecchio ambulatorio alla deriva: una consunta sedia a rotelle (che diventa, prevedibilmente, la poltrona dove il protagonista morirà), un carrello di ferro pieno di farmaci, un asse da stiro con biancheria appoggiata, una grossa luce rotonda da sala operatoria e molti altri accessori concorrono a implementare il senso di disperata precarietà nella quale le due figure si inseriscono a fatica, non accettando una condizione di malattia ormai palese.
Molière è spesso ricurvo sulla tinozza, mentre Madeleine cerca di recitare la sé stessa di un tempo provocando l’appetito carnale di un uomo che non ha più la possibilità di soddisfarla. I due ruoli sono affidati ad interpreti di lunga esperienza, Madeleine è Patrizia Milani che, proprio con “L’Avaro”, iniziò il suo percorso teatrale diretta da Orazio Costa, mentre Marco Spiga veste i panni di Molière.
Non ci sono elementi di particolare novità nelle scelte di Roberto Cavosi, che cura sia il testo che la regia: il dialogo è impostato in modo tradizionale, mentre la sensazione – probabilmente voluta – è che gli attori siano altro rispetto all’impianto scenotecnico in cui sono calati. E’ come se fossero personaggi di un altro spettacolo che si trovano, per caso, all’interno di un teatro altrui.
Ma lo scollamento è anche visivo, e separa la parte del recitato da tutto il resto, a sottolineare che, di quel mondo, non è rimasto più niente, neppure i due protagonisti, che sono già “passato”.
Una strana situazione che si risolve, parzialmente, soltanto sul finale, dove sopraggiunge l’ingenuo suggeritore della compagnia, in pigiama d’epoca, per risistemare alcuni tasselli che erano rimasti sospesi.
La collera del protagonista verso un Dio e una comunità che restano sorde alle sue urla disperate si placa, la nottata è passata, con tutti i suoi tormenti; quel che resta è un uomo prossimo alla morte, circondato da un mistero affascinante, contraddittorio e ancora irrisolto.
Molière e Madeleine
testo e regia Roberto Cavosi
con Patrizia Milani, Marco Spiga
e con Antonio Carnevale
scene Alessandro Chiti
costumi Daniele Gelsi
disegno luci Luca Bronzo
musiche Alfredo Santoloci
responsabile tecnico Guido Pastorino
produzione La Corte Ospitale
durata: 1h 15′
applausi del pubblico: 2′ 15”
Visto ad Asti, Chiesa del Gesù, il 29 giugno 2019
Prima nazionale