Sesta edizione per il Napoli Teatro Festival Italia, organizzato per il terzo anno consecutivo dalla Fondazione Campania dei Festival in collaborazione con l’Agis. Presenti alla conferenza stampa di presentazione il direttore artistico Luca De Fusco, l’assessore alla Cultura della Regione Campania Caterina Miraglia, il presidente dell’Agis Luigi Grispello e il rettore dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Lucio D’Alessandro.
In un’aria di festa appare evidente lo sforzo di giustificare una serie di difficoltà e mancanze derivate da una situazione complessa, ma la cultura va avanti nonostante tutto, sembra essere il messaggio.
Eccoci dunque di fronte ad un programma ridotto rispetto alle edizioni precedenti, ma che annovera comunque venti debutti, tre prime italiane e i 30 spettacoli del Fringe.
Internazionalità, femminilità, valorizzazione degli spazi e dei nuovi talenti sono le parole chiave dell’edizione 2013 del festival che, dal 4 al 23 giugno, vedrà il ritorno di Peter Brook, con la prima mondiale de “Lo spopolatore” di Samuel Beckett.
Accanto a lui, fra i nomi di punta, c’è senz’altro Andrejy Konchalovskij, regista russo noto anche per le numerose sceneggiature per Hollywood, che, in una rivisitazione de “La bisbetica domata”, dirigerà attori napoletani selezionati tramite audizione, e tornerà a misurarsi col Bardo dopo il Re Lear del 2009.
Un altro personaggio shakespeariano definisce l’atteso lavoro di Peter Sellars, “Desdemona”, nato dalla collaborazione con la scrittrice afro-americana, premio Nobel per la letteratura, Toni Morrison e la cantante malese Rokia Traoré.
Tra i nomi italiani non può mancare, come di consueto, lo stesso Luca De Fusco, a dirigere un altro copione di William Shakespeare, “Antonio e Cleopatra”. Ma ci saranno anche Lisa Capaccioli e Walter Cerrotta con “Save the World”, un progetto surreale e dissacrante in cui, con un casting in stile reality show, si cercherà un supereroe che sostituisca Superman e salvi il mondo dalla Crisi-Mangia-Futuro.
Fra gli altri protagonisti Pierpaolo Sepe con “Sik Sik, l’artefice magico” di Eduardo De Filippo, con Benedetto Casillo; Roberto Nicorelli con “Polvere ritorneremo” che racconta la morte di Viridiana, leader del gruppo musicale Shangri-La; Gigi Di Luca con “Nata sotto una pianta di datteri”, liberamente tratto da “Yusdra e la città della sapienza” di Daniela Morelli, interpretato da Pamela Villoresi.
Per la nuova drammaturgia potremo contare sui debutti di “Lolita” di Babilonia Teatri, “Spam” progetto condiviso tra Rafael Spregelburd e Lorenzo Gleijeses, “Sueño #4” di Sara Sole Notarbartolo, e Arrevuoto con “Ottavo movimento. Viviani!”, che unirà adolescenti rom e napoletani in un lavoro ispirato all’opera “Zingari” di Raffaele Viviani.
Gli appuntamenti con la danza vedranno innanzitutto il “Don Quichotte du Tocadéro”, del coreografo francese José Montalvo, che apre la programmazione, “Vertigo20”, che riporta la Vertigo Dance Company al festival per il secondo anno consecutivo, “Mishima” di Ismael Ivo e Paco Decina, coreografo di origine napoletana che porterà la sua nuova creazione, “Précipitation”, un lavoro caratterizzato dalla sensualità di intrecci scultorei e sospensione del gesto.
Sui palcoscenici del festival, si diceva, ci saranno molti danzatori e attori napoletani, selezionati nel corso di periodi di residenza, intercettando così una delle principali richieste dei giovani teatranti ‘di casa’ e facendola diventare fra le intenzioni dichiarate della rassegna: valorizzare i giovani e dare possibilità lavorative ad artisti e tecnici dello spettacolo. Ecco il motivo per cui De Fusco definisce l’edizione di quest’anno non solo come un “cantiere teatrale internazionale”, ma anche come una “felice Babele”.
La vocazione alla valorizzazione di luoghi inediti si compie invece in questa edizione attraverso l’utilizzo del Museo Nazionale di Pietrarsa, un’area di ben 36mila mq situata a Portici, tra il Vesuvio e il mare.
Fra gli eventi collaterali segnaliamo il concerto di Enzo Avitabile, che raccoglierà fondi destinati alla ricostruzione della Città della Scienza.
Già nel mese di maggio (dal 14 al 24) avrà inizio il laboratorio del regista Davide Iodice intitolato “Che senso ha se solo tu ti salvi”, un percorso di ricerca ispirato a “Le Sette Opere di Misericordia” del Caravaggio, finalizzato alla formazione di un gruppo artistico che prenderà parte ad uno spettacolo nel 2014.
La versione del Fringe, coordinata da Interno5, presenta un cartellone di 30 compagnie (cui è stato dato sostegno economico nella produzione) provenienti da tutta Italia (sei quelle partenopee), che saranno disseminate fra vari spazi della città. Selezionate da una giuria di critici ed esperti, presenteranno lo sviluppo degli studi in forma di spettacoli definitivi.
Dalle intenzioni del festival 2013 emerge la necessità di interpretare in modo nuovo le esigenze di pubblico e artisti, cercando di coniugare il carattere di internazionalità che contraddistingue un grande evento come questo, con la ricerca di esperienze lavorative per i giovani della Regione.
Non resta che augurarsi che le risorse messe a disposizione aprano realmente tali possibilità.
Sì vi prego fatelo. Nessuno (non a Napoli) mi deve niente ma è una questione generale. Non si può far passare così cose del genere, mentre si continua a parlare di valorizzare questo e quello, “nuove” generazioni etc. Non so prima o dopo l’edizione del 2010 come sia andata ma molti del 2010 mi han raccontato cose simili.
scrivici a klp@winniekrapp.it
Possiamo allora creare un elenco di compagnie che aspettano i soldi da questa gente, e poi magari entrare in contatto per definire azioni comuni e ulteriori rispetto a quelle che ognuno porta avanti?
…e certamente il festival continua ad avvalersi del nuovo teatro nuovo come “produttore esecutivo” -regolarmente inadempiente – di alcuni spettacoli. Che schifo.
Siamo creditori anche noi con la Fondazione Campania dei Festival. Al telefono non hanno nemmeno voluto parlare con l’avvocato. Vergogna.
E non è l’unico malcostume. Il Napoli Teatro Festival e il Nuovo teatro nuovo, dal 2010, ci devono ancora pagare per “Delitto e Castigo. Dostoevskij ai Quartieri Spagnoli”. 30 ore in scena, ancora aspettiamo di essere pagati. E so che molti sono nella nostra situazione.
Se ci uniamo magari klp può ospitare un articolo-inchiesta?
Intanto al Napoli festival vanno avanti con le loro felici babeli.
in Italia sì, lo fanno tutti…
…Ma sembra normale che il direttore di un festival (a cui non mancano altre vetrine) metta in cartellone una sua regia?!