Nasce Vivaio, Coltivare il Teatro in Città. E ci arriva Van Gogh

Francesca Astrei (ph: Eleonora Altomare)
Francesca Astrei (ph: Eleonora Altomare)

“Mi manca Van Gogh” di Francesca Astrei apre la prima edizione di Vivaio. A Terlizzi (Bari) una tre giorni fra teatro ed economia sostenibile per valorizzare le risorse della città

A volte per fare la rivoluzione basta guardare indietro. Lo sanno bene a Terlizzi, cittadina di 26mila abitanti in provincia di Bari, che quest’estate ha ospitato la prima edizione di Vivaio, Coltivare il Teatro in Città.
Vivaio è un progetto nato in condivisione tra la cooperativa sociale Zorba e la compagnia VicoQuartoMazzini, con il patrocinio dell’amministrazione comunale, per valorizzare le tradizioni attraverso il teatro, mettendo in dialogo arte ed economia del territorio come beni da promuovere. Mira all’inclusione e all’aggregazione. Delinea un’economia etica e un commercio equo e solidale. Punta al riscatto e all’emancipazione, portando il teatro in luoghi inusuali.

Tornare al Sud per rinascere. La terra, che una volta veniva rinnegata per fare fortuna, ora diventa volano di riscatto. Con i politici locali attenti a frenare l’emorragia di ragazzi verso l’Europa o le grandi città del Nord, rifioriscono a Terlizzi attività antiche come l’agricoltura, la floricoltura e l’artigianato. È il caso di “Terre di Poesia”, azienda agricola a conduzione familiare tra l’Adriatico e la Murgia barese fondata da Gabriella Malerba con il fratello Francesco, con un’attenzione alla sostenibilità e alla tutela della biodiversità.

Roberto Covolo, esperto di rigenerazione di spazi urbani, economia di prossimità e sostegno a nuove iniziative imprenditoriali, politico dell’entourage prima di Nichi Vendola, ora del sindaco di Bari Antonio Decaro, è l’animatore di “Germogli – il Vivaio della Città” momento di dialogo con giovani terlizzesi che stanno cambiando il volto della loro città. Tra loro, Giuseppe Tatoli di Exploding Bands, agenzia di digital marketing leader nel settore della discografia, che organizza festival e concerti in tutta Italia.

Ma Vivaio è soprattutto arte dal vivo. Per tre giorni, dal 28 al 30 luglio, il teatro ha fatto capolino nella cittadina murgiana con artisti della scena italiana under 35: Francesca Astrei con “Mi manca Van Gogh”, recente vincitore del FringeMI festival; Matilde Vigna (premio Ubu come miglior attrice under 35 nel 2019) con “L’ultima figlia”; infine Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich con “Arturo”, spettacolo vincitore ex aequo del Premio Scenario infanzia 2020, finalista Premio In-Box 2021.
Dunque un “usato” green e garantito per il festival terlizzese ideato e diretto da Michele Altamura, proposto in tre luoghi insoliti che marcano l’identità del posto. Spazi come Apulia Plants, legata alla produzione di piante e fiori in vaso. Oppure Alle S.E.R.R.E, luogo polifunzionale innovativo e inclusivo immerso nella natura. Qui bambini e adulti possono ritrovare il piacere di fare cultura senza barriere, condividendo esperienze arricchenti come la piantumazione di alberi. A ravvivare quest’oasi, giochi, letture animate, libri, esperienze multiculturali, occasioni ricreative rivolte a madri e bimbi, oppure a mamme in attesa e neonati. Con l’emozione di coltivare e raccogliere frutti.

“Mi manca Van Gogh” è l’appassionato monologo di e con Francesca Astrei che ha inaugurato Vivaio presso la fabbrica di ceramiche D’Aniello Tradizioni. Tra vasi, piatti, anfore e fornaci, apprezziamo un’altra attività tipica di Terlizzi.
Una giovane guida turistica in un museo presenta i quadri del pittore olandese. La narrazione semiseria stigmatizza i nostri difetti di pubblico mediamente distratto e dipendente dal cellulare, intento a mangiare patatine o a scattare foto, magari con il flash.
Van Gogh diventa metafora dell’arte come bellezza e maledizione, fragilità e delirio. I sogni della protagonista si annientano nei quadri del pittore olandese. Nei ritratti di Van Gogh gli occhi diventano paesaggi, mentre i paesaggi disvelano un’anima umana.

Astrei evoca il rapporto tra Vincent e il fratello Theo che lo capì, lo mantenne e lo protesse. Theo non poté tuttavia preservare Vincent dalla spietatezza altrui, che ne avrebbe fatto (per citare Artaud) un “suicidato della società”.
Astrei è capace di indagare in maniera brillante, spaventosa e disarmante il rapporto tra un individuo ferito e la società.
La scrittura scenica è il naturale complemento della corrispondenza epistolare tra i due fratelli. Ma qui è flusso di coscienza che attinge profondità insospettabili, e vira verso direzioni inattese. Lo fa inizialmente di soppiatto, poi vola con un triplo salto mortale, cogliendoci di sorpresa.

Marcando l’accento campano del personaggio femminile cui dà vita, Astrei interseca la storia del pittore con quella di Michelina, amica della protagonista, tragica vittima di revenge porn.
Michelina suicidata della società come Van Gogh. Francesca Astrei punta il dito contro perbenismo e disumanità, contro voyeurismo e diffamazione. Emette la sua condanna contro un video hard messo in piazza, e i commenti dei benpensanti da tastiera. Biasima l’istigazione al suicidio di una società falsamente evoluta, in cui la colpa è sempre della vittima.

Una storia di ordinaria perfidia, senza bisogno di fare nomi, per non trasformare gli assassini in capri espiatori, con il rischio per lo spettatore di rimuovere e autoassolversi. Per questo “Mi manca Van Gogh” è teatro educativo, da proporre nelle scuole.
Dalla narrazione invasata nasce un rimbalzo sbrindellato e caotico. L’attrice deraglia infinite volte. Infinite volte ci smarriamo appresso a lei, finendo sempre per ritrovare, magicamente, il filo.
Astrei incarna un ventaglio recitativo variegato, tra analessi e prolessi, tra lapsus e inserti che richiamano i soliloqui dialogati di Troisi. Impazzano gli equivoci e i malintesi, le parole abbozzate, mordicchiate e rimasticate, le contaminazioni e i reminder.
Con abilità inconsueta, l’attrice sciorina l’armamentario di una lingua espressionista che oscilla fra commedia e tragedia.
Si sorride e si ride. Soprattutto ci si identifica e ci si commuove.
Irriverente, a volte caustica, Astrei padroneggia parole e scena da indagatrice dell’animo umano.
Nel passaggio dalle vicissitudini di Vincent a quelle di Michelina, “Mi manca Van Gogh” trasforma la pittura in contorno, il quadro in cornice. Dimostra che una ragazza oltraggiata non è che una martire di questa società troppo pronta a giudicare chi cerca di vivere, invece di guardare in faccia le proprie oscenità.

Mi manca Van Gogh
di e con Francesca Astrei

durata: 50’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Terlizzi, fabbrica D’Aniello Tradizioni, il 28 luglio 2023

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