NID Platform 15: la danza alla ricerca del pubblico che verrà

|
Panel discussion. The forthcoming audience
Panel discussion. The forthcoming audience, durante la NID a Brescia (photo: Francesco Salvetti)
Panel discussion. The forthcoming audience, durante la NID a Brescia (photo: Francesco Salvetti)

Terza edizione per la NID Platform, la Nuova Piattaforma della Danza Italiana che si è tenuta a Brescia dal 8 all’11 ottobre. Un’occasione per scoprire molte delle direzioni che sta prendendo la danza oggi in Italia.
Attraverso un apposito bando, a cui hanno partecipato ben 90 soggetti (a testimonianza di come la danza in questi ultimi anni abbia interessato, nel nostro Paese, in modo sempre più esponenziale le nuove generazioni di artisti) ha selezionato per presentare ad un pubblico di appassionati e operatori provenienti da tutto il mondo 17 progetti di qualità che scandagliano le varie possibilità in cui il gesto danzato ha la capacità di esprimersi compiutamente.

Accanto a spettacoli in qualche modo più canonici ce ne sono stati altri che hanno cercato di superare i limiti imposti dalla tradizione per entrare nello sguardo di un pubblico sempre diverso, che vive nella contemporaneità. E proprio legato a questo si è tenuto l’incontro “Il pubblico che verrà”, in cui è stato anche presentato il progetto Youngest Critics for Dance.

“Bolero”, di Michele Merola produzione MM Contemporary Dance Company, ridisegna il famoso brano di Ravel, amatissimo da ogni coreografo che si rispetti, mettendo in scena quattro uomini e tre donne che, attraverso la classicità della danza, si misurano con tutte le molteplicità dei rapporti umani, mentre un muro di carta semovente partecipa al gioco inghiottendo e restituendo al palco i danzatori, mossi anche dal compositore Stefano Corrias, che crea una sua partitura musicale, liberamente ispirata al Bolero, inserendosi in tre momenti della coreografia.

Anche “Vocset”, idea e regia di Ariella Vidach, si muove in qualche modo nel solco della canonicità, ma qui i cinque danzatori in scena, interagendo con “parole isolate, tic vocali, inciampi, frasi o interi flussi di coscienza randomici, proiettati sullo sfondo come lettering bianco nel nero totale”, interrompono spesso la fluidità della loro danza per restituirci connessioni e sconnessioni che gli stimoli vocali e visivi producono irrompendo sulla scena.
La magnifica Paola Lattanzi, in scena per Enzo Cosimi in “Sopra di me il diluvio”, si muove in una scena apocalittica appartenente a un mondo primordiale che in qualche modo, se non fosse per la televisione accesa, ci ricorderebbbe le prime scene di “2001 Odissea dello spazio”.
E’ un mondo in disfacimento, anche se nella creazione molte tracce si dirigono verso un’Africa che, mille volte violata nella sua antica tribalità, “potrebbe restituirci una visione di speranza”.

Nella sua mescolanza fra teatro e gesto è arrivata a Brescia anche “Aringa Rossa” di Ambra Senatore, che aveva visto un’anteprima la scorsa primavera a Torino durante il festival Interplay: lo spettacolo, curioso, rimanda al termine inglese “red harring”, un elemento che viene introdotto nella sceneggiatura cinematografica per confondere lo spettatore e poi sorprenderlo, rivelando un’evoluzione inattesa.
E infatti Ambra Senatore, da poco scelta dal Ministero francese come nuova direttrice del Centre Chorégraphique di Nantes, costruisce sul palco, complici un cospicuo numero di performer, un macroracconto visivo e sonoro composto al suo interno da incontri e situazioni che si ripetono, tutti venati di grande ironia, lasciando allo spettatore di decifrarli e gustarli nella loro essenza e apparente irrazionalità.
Teatro e danza concorrono insieme per aiutare lo sguardo a far gustare al pubblico le mille possibilità che la vita possiede nell’intessere sempre nuove relazioni.

Paola Lattanzi
Paola Lattanzi

Assai divertente è stato anche “Tame Game” del sardo Moreno Salinas che, in scena con due compagni d’avventura, gioca con il corpo, proprio ed altrui, “esplorando, la nostra congenita tendenza ad intrometterci negli affari degli altri”.
Tre danzatori costruiscono a tal proposito un vero e proprio gioco a nascondino di sguardi, vissuto sia tra loro sia con il pubblico, che partecipa assai divertito alle varie sezioni di questa piccola esilarante creazione.
Presenti alla Nid anche “Miniballetto n.1” di Collettivo Cinetico e i “bambini” di Abbondanza / Bertoni.
Diversamente rispetto ai precedenti spettacoli di Collettivo Cinetico, in “Miniballetto n. 1” è questa volta la stessa e sola Francesca Pennini in scena, che misurando scientificamente le sue capacità di librarsi nell’aria, restituite in tutta la loro geometrica fatica, le paragona con quelle di un drone che si muove invece liberamente nell’aria, riempiendo la scena di piume. Ne viene fuori un’intelligente performance sull’essenza stessa della danza.

“Duel_Terza generazione” di Abbondanza e Bertoni, che avevano già attraversato l’infanzia in uno dei loro capolavori “Romanzo d’infanzia”, hanno proposto l’ultimo dei tre capitoli del progetto “Duel”, indagine sul rapporto tra individuo e mito, ispirato al Libro della Genesi.
Qui, nel solco di altri coreografi che pongono sulla scena soggetti “altri”, nove giovanissimi e straordinari danzatori tra gli 8 e i 14 anni si muovono in ambienti e suggestioni diverse, destreggiandosi compiutamente in atmosfere primordiali che riecheggiano il mito.
Perduti in un vento continuo su una barca alla deriva, protagonisti assoluti e in solitudine di un mondo che li vede come i soli padroni, si troveranno disincantati davanti ad un totem ligneo che si pone come simbolo autentico dell’infanzia del mondo.

Le nostre due giornate bresciane sono terminate con due spettacoli molto particolari e assai diversi tra loro, la coreografia creata da una scuola d’arte drammatica e l’unico spettacolo straniero (seppur prodotto da Marche Teatro) presentato alla piattaforma.

I ragazzi della Scuola di danza Paolo Grassi di Milano hanno reso omaggio a Pier Paolo Pasolini a quarant’anni della morte con una coreografia costruita da Luca Veggetti che, per “Vivo e Coscienza”, riprende l’omonimo balletto-cantata del poeta friulano scritto negli anni ’60 in collaborazione con il compositore e direttore d’orchestra Bruno Maderna e l’attrice Laura Betti, e rimasto incompiuto.
Lo spettacolo si articola in quattro scene ed altrettante “danze” su: lavoro – rivoluzione – guerra – morte, dove l’opposizione tra vita e coscienza è incarnata da due personaggi antagonisti, Vivo e Coscienza, che agiscono in contrappunto a un “coro” che assume in ogni quadro identità diverse.
La voce del poeta Francesco Leonetti, registrata per l’occasione, serve a connettere tutta la partitura che il compositore Paolo Aralla costruisce elaborando materiali musicali e sonori di epoche diverse.  I dieci ragazzi in scena aderiscono perfettamente al composito spettacolo, aiutandosi con pochissimi elementi di scena, attraverso un elaborato alfabeto di gesti che si tramuta in duetti e in scene di insieme ben costruite e di effetto coreografico stimolante.

Assai intrigante e particolare infine ci è parso “KK (I’m a Kommunist Kid)”, ideato dal coreografo albanese Glen Çaçi.
Çaçi, con il fratello Oger, organizza una composita performance politico-antropologica che indaga sull’identità culturale dell’Albania, terra d’origine dei due performer. Contemporaneità e tradizione si mescolano in un gioco formato da dialoghi, immagini e danze che, pur ponendosi spesso agli antipodi tra loro, mette a confronto due periodi del Paese, due mondi assolutamente diversi, quello del regime comunista e quello presente. Nessuno dei due elide l’altro però, perché tutti e due fanno parte dell’identità albanese, ed è forse per questo che Glen alla fine invita il pubblico a ballare insieme a lui una bellissima danza tradizionale.

Come abbiamo recepito in molte delle creazioni viste alla NID Platform, l’universo della danza italiana, pur proponendo spettacoli assai diversi tra loro, con una consapevole immersione fra tradizione e sperimentazione di nuovi orizzonti, ci è parsa foriera di visioni e suggestioni ben radicate nell’immaginario teatrale contemporaneo. Ed è con questa sensazione che partiamo da Brescia, consapevoli che il pubblico della danza che verrà potrà essere nutrito e stimolato.

Vi lasciamo alla breve chiacchierata video con Luisa Cuttini, curatrice organizzativa della NID.

0 replies on “NID Platform 15: la danza alla ricerca del pubblico che verrà”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *