Olivier Dubois a Roma con “Tragédie”, la rinascita di un’opera iconica

Olivier Dubois durante l'incontro con il direttore artistico Emanuele Masi (ph: Musacchio/Ianniello/Pasqualini/Fucilla)
Olivier Dubois durante l'incontro con il direttore artistico Emanuele Masi (ph: Musacchio/Ianniello/Pasqualini/Fucilla)

Lo spettacolo è arrivato al Festival di Danza Contemporanea Equilibrio 2023 ospitato all’Auditorium Parco della Musica

Quando “Tragédie” ha debuttato – al Festival di Avignone nel 2012 – la critica e gli operatori del settore avevano acclamato la pièce di Olivier Dubois come un’opera cult, per l’energia e per il coraggio che era riuscita (e riesce ancora adesso) a sprigionare e ad infondere. Uno degli spettacoli più radicali e vigorosi del suo repertorio.

Il coreografo francese, lungi dall’essere soltanto un provocatore, è fondamentalmente un pioniere impavido, un ricercatore delle zone d’ombra dell’animo umano. Con le sue opere è entrato nell’élite dei migliori coreografi del mondo, riuscendo a rinnovare la danza. A trasformarla in arte performativa grazie alle sue doti di lungimiranza e di creatività

È un’umanità nuda quella che, undici anni dopo, Dubois porta nuovamente in scena, con una “new edit” al Festival di Danza Contemporanea Equilibrio, nella cornice della Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Non solo una coreografia, quindi, quanto piuttosto una “sensazione del mondo” o un “sentimento del mondo”, per dirla con le parole del poeta Carlos Drummond de Andrade. “Tragédie” è per metà un poema coreografico, ma per l’altra metà è anche una tragedia greca.
Nel teatro classico ateniese, infatti, nei cori dionisiaci così come nelle opere tragiche di Eschilo o di Sofocle, in quelle allegre di Aristofane o satiriche di Euripide, l’estetica, l’etica e la politica si fondono insieme in un processo di significazione. È la tragedia della nostra esistenza e dei nostri tempi quella che Dubois rappresenta senza orpelli; urla con impeto che non basta nascere o essere uomini per realizzare il disegno dell’umanità.

Ancora una volta ritorna in scena il dramma della perdita dell’umanità, e la modalità scelta per rappresentare tutto questo è quella di esporre ed esibire la carne: i corpi di nove uomini e nove donne vengono messi integralmente a nudo. Nessuno di loro può nascondersi dagli sguardi degli spettatori, che esaminano, scrutano, confrontano mentre i danzatori si muovono liberi con la precisione di un orologio.

Dalle loro connessioni nascono legami, e da quelle combinazioni e relazioni prende forma una comunità, una micro società. Il nudo è fondamentale per sbarazzare i corpi dalle sovrastrutture sociali, psicologiche e storiche. L’essere umano si palesa così nella sua compiutezza, nella sua asessualità e nella sua atemporalità.

Tragédie a Equilibrio 2023 (ph: Musacchio/Ianniello/Pasqualini/Fucilla)
Tragédie a Equilibrio 2023 (ph: Musacchio/Ianniello/Pasqualini/Fucilla)

Olivier Dubois ha concepito una composizione di innumerevoli sfilate, ogni traiettoria copre una distanza che misura dodici passi, dal fondo del palcoscenico al proscenio. Perché proprio dodici passi? Perché dodici sono le sillabe del verso alessandrino, utilizzato come canone della tragedia e della poesia classica francese.
Un incedere costante di camminate verticali, una sequenza ossessiva e martellante è quello che accade nella prima parte dello spettacolo. Diciotto danzatori/performer disegnano linee rette e schieramenti che si delineano, si disperdono e ricominciano. Si muovono come se fosse un metronomo a scandire il ritmo di quel ciclo ipnotico, con i suoni meccanici e vorticosi di François Caffenne.

All’improvviso qualcuno taglia la corsia di un altro, alcuni oscillano, i percorsi iniziano a cambiare e i diciotto umani iniziano a perdere il controllo emotivo e fisico nel caos e nella confusione di cadute, spasmi e delirio collettivo. Crollano tutti, alla fine, e si forma un’onda e un’orgia di corpi che rotolano su altri corpi, rievocando reminiscenze dell’Olocausto e flashback in bianco e nero. “Tragédie” mostra anche l’abisso che si verifica quando forme di controllo e di oppressione operano per disumanizzare l’umanità

Il rituale di Dubois si trasforma in una catarsi collettiva, dove donne e uomini si uniscono, si separano e si ritrovano nuovamente, rivelando l’inconsistenza e la fragilità della società umana. Una catarsi che determina la palingenesi attraversando i sentieri del dolore. Un dolore vissuto, consumato senza pietà e senza immedesimazione, esattamente come è stabilito nel mito e nella tragedia greca.
L’uomo moderno, che vive nel verso libero, dimostra di essere incapace di concepire e produrre nuovi dispositivi per gestire il dolore. E ancora una volta volge lo sguardo al pensiero e all’uomo classico, che non hanno mai smesso di essere punti di riferimento attendibili nella storia dell’umanità.

TRAGÉDIE
Coreografia Olivier Dubois
Assistente artistico Cyril Accorsi
Musica François Caffenne
Direttore tecnico François Michaudel
Luci Patrick Riou
Datore luci Emmanuel Gary
Produzione COD – Compagnie Olivier Dubois
Co-produzione Festival di Avignone, L’apostrophe scène nationale de Cergy-Pontoise et du Val d’Oise, CENTQUATRE – Paris, La Rose des vents Scène nationale Lille Métropole a Villeneuve d’Ascq, Macon Scène nationale, Ballets de Monte-Carlo/Monaco Dance Forum, Malandain Ballet Biarrit

Durata: 1h 30′
Applausi del pubblico: 4′

Visto a Roma, Sala Petrassi – Auditorium, il 22 febbraio 2023

 

 

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