A Rovigo, dal 15 al 19 giugno, il festival del Teatro del Lemming accoglie Ascanio Celestini, Roberto Castello, un omaggio a Pina Bausch e tanti artisti del Mediterraneo
Le immagini possono esprimere più delle parole gli stati d’animo che accompagnano Opera Prima, festival curato dal Teatro del Lemming che si terrà a Rovigo da mercoledì 15 a domenica 19 giugno.
L’immagine simbolo dell’evento è una donna di spalle sul delta del Po, i lunghi capelli biondi fluenti sulla schiena, lo sguardo verso un orizzonte indecifrabile. Potrebbe essere una citazione del “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich. Ma qui, a risaltare, è l’abito rubicondo, cascante, della donna, con dietro un’ombra vermiglia. Non la nebbia, e neppure le montagne. Solo l’acqua del fiume. Che si dilata a diventare mare. Fra le braccia della donna, un cane. Lo sguardo incerto lo immaginiamo. Il pensiero va alla guerra. Alle città distrutte. Ai profughi, aggrappati al poco che rimane. Quel rosso assomiglia al fuoco, al sangue, piuttosto che al sole, all’amore, o al dio della felicità. E speriamo di lasciarlo presto alle spalle.
La XVIII edizione di Opera Prima prende il via tra una pandemia meno brutale e una guerra che non vuol saperne di allentarsi. Eppure il festival, dedicato come sempre a Martino Ferrari e Roberto Domeneghetti, tra i fondatori della compagnia insieme a Massimo Munaro, non perde lo sguardo resistente. E si rivolge ai giovani. Le nuove generazioni sono chiamate al confronto su forme sperimentali, non omologate, capaci di generare visioni e vivacità in dialogo con il presente.
Partenza itinerante con Azul Teatro e il suo “Sentieri #9_Parco Langer” (Parco Langer, dal 15 al 17 giugno, ore 16, 17 e 18): una camminata poetica per microgruppi di dieci spettatori, per incontrare nel silenzio il genius loci. È un’immersione panica tra arte, natura e storia, liberi dal chiasso che intasa le nostre vite. Mercoledì 15, in tarda serata, c’è spazio per la musica raggamuffin di Ultima Fase con “Presto fuori” (Giardini Due Torri, ore 21.30).
I padroni di casa del Lemming rinverdiscono due classici come Dante e Shakespeare. La selva oscura rivive mercoledì 15 giugno (ore 19.30) nel “Primo canto dell’Inferno – Studio d’ambiente”, grazie a un laboratorio che vede protagonisti gli allievi del Liceo Scientifico Paleocapa di Rovigo. Anche in questo caso gli spettatori sono protagonisti in movimento tra piazza Garibaldi, piazza Vittorio Emanuele II e i Giardini Due Torri.
Giovedì 16, alle ore 21.30, la compagnia diretta da Munaro ripropone al Teatro Studio il suo “Amleto”, spettacolo quanto mai adatto alla nostra epoca scissa, dilaniata, smarrita. Prima, però, spazio alla riflessione (con il convegno dal titolo “Le residenze artistiche all’interno del sistema teatrale”, ore 14-17 Sala Flumina, Museo dei Grandi Fiumi) e alla danza di Bassan Abou Diab. Che in “Under the Flesh” esprime le reazioni del suo corpo durante i bombardamenti avvenuti in Libano tra il 1993 e il 2006 (ore 19.30, Giardini due Torri).
Venerdì 17, in piazza Vittorio Emanuele II, alle ore 19.15, protagonista la danza urbana di Giselda Ranieri con “Blind date”. A seguire, alle ore 20.30, al “Teatro Studio, “Il volto di Karin” di Cantiere Artaud, ispirato al mondo onirico di Ingmar Bergman. Chiusura al Chiostro degli Olivetani, alle ore 22, con Ascanio Celestini che ripropone “Radio Clandestina”, il monologo sulla strage delle Fosse Ardeatine che ne ha resa celebre la capacità narrativa.
La performance partecipativa “I’ll write you something new” di Maria Luisa Usai (sabato 18 e domenica 19, ore 16.30, 17.30 18.30, Gran Guardia) accompagna il weekend rodigino con scambi di lettere scritte a mano e incontri dal vivo tra perfetti sconosciuti. Incontri tra culture, incontri tra stili musicali. Singolare il “Concerto per mandolini e archi in Do maggiore di Vivaldi” curato dall’israeliano Gil Kerer (sabato 18, ore 19, piazza Vittorio Emanuele II) che spazia tra musica contemporanea e barocco, e arriva a Rovigo dopo essere passato per il festival di danza contemporanea Interplay a Torino. A seguire, la compagnia greca Zero Point nello spettacolo “Report to an Academy”, “ciclo di lezioni” di etica tenuto da una scimmia umanizzata, sulla scorta di uno dei più celebri racconti di Kafka (ore 20.30 Teatro Studio). Alle 22, al Chiostro degli Olivetani, vetrina sulle culture dell’Africa tra spontaneità e colonizzazione in “Mbira”, con ALDES / Roberto Castello.
Lo stesso Castello terrà un laboratorio aperto a 25 iscritti domenica 19, dalle 10 del mattino. Kermesse domenicale dagli appuntamenti serrati. Si parte con “Miss Lala al Circo Fernando”: Marigia Maggipinto, diretta da Chiara Frigo, racconta il suo incontro con l’indimenticata danzatrice e coreografa tedesca Pina Bausch (Sala Flumina, Museo dei Grandi Fiumi, ore 16.30. 17.30 e 18.30). L’energia ibrida di Collettivo Rosario collega ritmi e musiche di tutto il pianeta in “Fio Azul” (ore 19,15, Piazza Garibaldi). In “Una riga nera al piano di sopra”, la rodigina Matilde Vigna prova a rimarginare una ferita ancora aperta: quella dell’alluvione del Polesine del 1951 (ore 20.30, Teatro Studio).
Chiusura anche quest’anno alle ore 22 ai Giardini Due Torri nel segno della musica d’autore. Il compositore e musicista minimalista tedesco Sven Helbig con il suo quartetto presenterà il nuovo album “Skills”: un invito a recuperare le abilità manuali, la creatività artigianale, in un mondo dove tutto sta diventando troppo veloce, lontano, automatico, spersonalizzante.
Opera Prima, che negli ultimi anni chiudeva l’estate, in questo 2022 la anticipa. L’auspicio è che inauguri un tempo meno torrido, in cui si plachino tormenti e venti di guerra.