La drammaturgia argentina di Pablo Messiez e Mariano Pensotti a Presente Indicativo

La voluntad de creer (ph: Jesus Guerra)
La voluntad de creer (ph: Jesus Guerra)

Da “La voluntad de creer” a “La Obra”, il teatro come illusione del vero

Di che sostanza è composto quello che vediamo a teatro? E’ falso o vero? Dobbiamo crederci quando ci racconta la realtà? E tutto ciò che viene suggerito dalla realtà può dirsi veritiero?

Entrando nella sala Grassi del Piccolo di Milano, gli attori della “commedia” cui stiamo per assistere sono sparsi in tutto il teatro; ci raccontano che personaggio faranno, e in quale punto della scena avverranno dei fatti. Chiedono al pubblico se ci sia qualcuno che, per caso, compie lo stesso mestiere di qualche personaggio in scena. Insomma, assistiamo in qualche modo alla creazione di quello che, di lì a poco, vedremo, spronati a credere in tutto quello che a breve verrà rappresentato.

Dopo il folgorante inizio del festival “Presente Indicativo” con “Saigon”, il Piccolo Teatro ha proseguito la sua programmazione con due spettacoli di autori argentini che ci invitano a ragionare sui dubbi proposti fin dall’inizio.
“La voluntad de creer” di Pablo Messiez è incentrato sui riverberi emozionali del capolavoro cinematografico di Carl Theodor Dreyer “Ordet”, tratto dal dramma di Kaj Munk.
Lo spettacolo vero e proprio inizia sul palco con il ritorno dal Sud America di una donna, Amparo, con la moglie. Sono in attesa di un figlio, per un parto che si presenta di difficile esito.
Della famiglia, non certo accogliente, fa parte anche Juan, fratello di Amparo, che è convinto di essere la reincarnazione di Gesù di Nazareth. Così, quando la donna muore, tra la costernazione generale e la disperazione della moglie, Juan vuole credere di poter operare il miracolo di riportarla in vita, e ciò accadrà fra l’incredulità di tutti.
L’intera vicenda è intrisa di una forte ironia, e gioca sul tema della morte con tanto di bara e defunta che, alzandosi dall’ultimo giaciglio, cerca di esorcizzarla, deridendola.

La scena, prima assolutamente spoglia, man mano si riempie, creando un vasto spazio chiuso da tende che rimandano al nitore essenziale di Dreyer.
Messiez, attraverso la scelta di mettere in scena il miracolo in un contesto metateatrale, vuole indagare il rapporto esistente tra la fede e la possibilità, anzi la volontà, di “credere” una cosa di per sé inverosimile.
Del resto similmente accade in teatro, per una cosa visibilmente non vera, ben sapendo che ciò può avvenire solo attraverso il patto fondamentale che intercorre con il pubblico, che deve credere davvero a ciò che accade sul palco. Tutto questo intende suggerire lo spettacolo, mescolando i due piani in un gioco che fa affidamento soprattutto alla parola.

La obra (ph: Nurith Wagner-Strauss)
La obra (ph: Nurith Wagner-Strauss)

Il tema del teatro come illusione del vero, ma non solo, è trattato in modo più profondo e davvero stupefacente da un altro spettacolo di “Presente Indicativo”: “La Obra”, il più recente lavoro del regista argentino Mariano Pensotti, che racconta la vicenda di Simon Frank.
Frank è stato un ebreo polacco sopravvissuto ai campi nazisti che, nel 1962, da anni emigrato in Argentina, nella piccola città di Coronel Sivori, comincia a rappresentare, in un grande spazio aperto, prima in modo semplice, poi poco alla volta in maniera sempre più articolata, la propria vita, da quando era piccolo al suo matrimonio, sino al campo di concentramento. E lo fa con tanto di importanti scenografie, e coinvolgendo molti degli abitanti di Coronel Sivori, che da spettatori diventano anche protagonisti.
Lo spettacolo che ne nasce, “Nova Varsavia”, verrà rappresentato con un successo travolgente per più di trent’anni.
Un giorno però, nel 2005, Simon Frank (il cui vero nome era Wolfgang Richter) viene arrestato, risultando in verità un ufficiale nazista che aveva rubato l’identità dell’ebreo polacco, morto realmente nel campo di concentramento.

La terribile vicenda viene qui proposta attraverso vari piani narrativi, che si intersecano anche con videofilmati, titoli di giornali e servizi televisivi.
Al centro dell’ideazione di questa particolare messinscena vi è il regista franco-libanese Walid Mansour che, ossessionato dalla vicenda, letta per caso su un quotidiano, decide di inscenarne i fatti, aiutato proprio da cinque abitanti di Coronel Sivori, impersonati sul palco non da quelli che la vissero realmente, ma da altrettanti attori (la realtà, per essere credibile, deve essere raccontata solo da mentitori!). Ognuno di essi, passandosi il microfono, porgono tutta la vicenda dal loro punto di vista, in un incastrarsi di visioni che ci appaiono attraverso uno stupefacente meccanismo circolare, sempre in lento movimento, creato da Mariana Tirantte che, insieme alle musiche di Diego Vainer, creano un’atmosfera rarefatta che impregna di sé lo sguardo dello spettatore.

Così, di volta in volta, riusciamo a scorgere, rappresentate, sia la vita vera del paesino argentino con i suoi abitanti nella loro quotidianità, irretiti dall’inusuale avventura teatrale, sia la doppia finzione della rappresentazione di Frank: quella della sua falsa vita e quella resa per il teatro.

Alla fine, “La Obra” di Mariano Pensotti entra anche in una dimensione più politica, riferita alla sua nazione e alla vicenda personale del padre di Mansour, accusato ingiustamente di un tradimento non commesso, risultando in questo modo veramente articolata: una riflessione originale sui meccanismi della rappresentazione che invita lo spettatore a districarsi tra ciò che è vero e ciò che è falso. Allo stesso tempo la creazione ci invita a considerare come questo aspetto innervi anche tutta la nostra quotidianità politica e sociale.

La voluntad de creer
testo di Pablo Messiez, tratto da Il Verbo di Kaj Munk
regia Pablo Messiez
con Marina Fantini, Rebeca Hernando, María Jáimez, José Juan Rodríguez, Sergio Adillo, Mamen Camacho
scene Max Glaenzel
disegno luci Carlos Marquerie
sound design Iñaki Ruiz Maeso
assistente luci Juanan Morales
costumi Cecilia Molano
body training Elena Córdoba
assistente alla regia Javier L. Patiño
direttore tecnico Estaporver
tecnici del suono Iñaki Ruiz e Pablo de la Huerga
macchinista Víctor Sánchez
musiche Viene clareando (Atahualpa Yupanqui) versione di Leda Valladares e María Elena Walsh, Vidala del último día (Raúl Galán e Rolando Valladares) versione di Sílvia Pérez Cruz
assistente di produzione Roberto Mansilla
produttore esecutivo Pablo Ramos Escola
responsabili di produzione Jordi Buxó e Aitor Tejada
coproduzione Teatro Kamikaze e Teatro Español

durata: 1h 30′ senza intervallo

Visto a Milano, Piccolo Teatro, l’8 maggio 2024
Prima nazionale

 

 

La Obra
testo e regia Mariano Pensotti
con Rami Fadel Khalaf, Alejandra Flechner, Diego Velázquez, Susana Pampin, Horacio Acosta, Pablo Seijo
musicista Julián Rodríguez Rona
scene e costumi Mariana Tirantte
musica e suono Diego Vainer
produzione Florencia Wasser
luci David Seldes
video Martin Borini, Jose Jimenez
assistenza alla regia Juan Francisco Reato
dramaturg Aljoscha Begrich

realizzazione documentario:
sceneggiatura e regia Mariano Pensotti
direzione artistica Mariana Tirantte
produzione generale Florencia Wasser
fotografia / DOP Soledad Rodriguez
assistenza alla camera Maria Eugenia Brigante
elettricista Eugenia Gargano
assistenza alla regia e montaggio Ignacio Ragone
assistenza generale Juan Francisco Reato
team artistico Lara Stilstein, Tatiana Mladineo, Luli Peralta

coproduzione Wiener Festwochen, Athens Epidaurus Festival, Festival D’Automne à Paris, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in collaborazione con il Grand Theatre Groningen
si ringrazia per la collaborazione Instituto Cervantes Milán

durata: 1h 30′

Visto a Milano, Piccolo Teatro, il 12 maggio 2024

 

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