Parlami come la pioggia: Picello e Sferrazza Papa nel caos delle relazioni interrotte

Photo: Luca Del Pia
Photo: Luca Del Pia

Andrea Piazza porta in scena al Franco Parenti cinque atti unici di Tennessee Williams sulla solitudine nel rapporto di coppia

Ricordi ingialliti. Veleni e segreti accumulati. Aria stantia, e per cambiarla non basta aprire le finestre. Secondo Cechov, «quel che proviamo quando siamo innamorati è forse la nostra condizione normale. L’amore mostra quale dovrebbe essere l’uomo». Ma che succede quando una storia finisce?

“Parlami come la pioggia”, traduzione di Masolino d’Amico, regia di Andrea Piazza, con Valentina Picello e Francesco Sferrazza Papa al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 5 novembre, è una raccolta di cinque atti unici di Tennessee Williams. Si tratta di cinque brevi pièce sulla vita di coppia: infatuazioni adolescenziali; amori che non concludono; storie in allontanamento; anche un affetto filiale che spezza il legame edipico e sottende l’incapacità di dialogare.

Nella Sala Tre di via Pier Lombardo la scena creata da Alice Vanini Tomola è un rettangolo bipartito da un sottilissimo diaframma, a momenti reale e fisico, a momenti psicologico e immaginario.
L’incomunicabilità si manifesta attraverso varie forme di distanza. A volte i protagonisti si danno le spalle, e i loro dialoghi tormentati si fanno aggressivi.
Il pubblico è disposto su poltrone e panche ai quattro lati della scena. Distanza ravvicinata. Le gambe accavallate sfiorano i personaggi. L’intralcio è sulla scena e appena fuori. Il regista sceglie di avvicinarci il più possibile ai protagonisti. Possiamo letteralmente toccare il pavimento ricolmo di oggetti assemblati nel modo più disordinato possibile.
Questo cumulo caotico raccoglie foto e dischi, videocassette, giornali, libri, peluche, giochi di società, un cavalluccio a dondolo, scarpette da bimbo, e anche i costumi di scena, che le cinque coppie indosseranno e sfileranno davanti a noi.
Nessuna intimità, però. Neppure un’alcova da condividere. Del letto matrimoniale non rimangono che doghe gigantesche scompaginate sulla scena.

Entriamo, attraverso questa scelta registica, nelle costellazioni di una coppia. Siamo parte delle dinamiche latenti che influenzano i loro vissuti e i loro legami. Interagiamo con malesseri, ricordi, pesi, destini.
Vite come paludi. Relazioni come pezzi di vetro acuminati. Voci alzate. Accessi di rabbia, fino alla violenza del rancore.
Picello e Sferrazza Papa danno forma a cinque quadri di coppia. Eccoli nei panni di due adolescenti alle prime schermaglie. Poi di una coppia ancora giovane. Quindi un operaio, con una moglie che ha rinunciato alla propria vita attiva, e un figlio che è più un fardello che un’opportunità. Ci sono una madre e un figlio distanziati da un’educazione puritana. Infine una coppia profuga da sé stessa, in partenza precipitosa verso il niente, annichilita da una nostalgia senza respiro.
La solitudine è acquattata alla porta con le sue schegge di contrasti e ambivalenze, con ferite aperte e sentimenti gretti.

Cambiano le età, non le situazioni. Ed è complicato per gli attori creare variazioni sui registri, che finiscono per assomigliarsi e ricalcarsi, pur nella prova generosissima.
Valentina Picello è esecutrice visionaria. È un’arpa che trasforma le emozioni in vibrazioni. L’esecuzione di Sferrazza Papa è paragonabile a un pianoforte non meno nevrotico. Resta la difficoltà per il direttore d’orchestra e per gli strumentisti di cambiare registri e timbri, se lo spartito prevede variazioni appena percettibili, e si decide di rinunciare alla patina ironica tipica di Williams.
Quando un amore si sfibra, la complicità diventa abitudine, poi assuefazione, infine quotidianità assai prossima alla noia e all’abulia. Dell’antica felicità resta il rimpianto, un dolore fiaccato dalle ingiurie dal tempo.

Ciò che resiste, sono gli oggetti. “Parlami come la pioggia” è un museo delle relazioni interrotte che assomiglia a quello creato a Zagabria da una coppia di coniugi alla fine di una storia durata quattro anni.
Gli oggetti che restano rimandano a un lutto da elaborare. “Parlami come la pioggia” custodisce ricordi come fogli accartocciati. Scongiura così il peggiore dei tradimenti: quello della memoria del passato, del significato sedimentato nel tempo di sentimenti e persone.
Un filo di luce. Un filo di voce. Una musica delicatissima, contrappunto sonoro di Andrea Cotroneo alle sfuriate dei protagonisti. Il bisogno di squarciare il silenzio e disperdere la solitudine.
Il finale offre una possibilità: rimette ordine sul palco. L’ira si placa, e ridesta nel rapporto a due una comune umanità. Riconosce una dignità da salvare, e forse lo spazio per nuovi sentimenti.

PARLAMI COME LA PIOGGIA
di Tennessee Williams
traduzione Masolino D’Amico
con Valentina Picello e Francesco Sferrazza Papa
regia Andrea Piazza
scene e costumi Alice Vanini Tomola
Musiche originali Andrea Cotroneo
produzione Teatro Franco Parenti
Parlami come la pioggia viene presentato per gentile concessione della University of the South, Sewanee, Tennessee

durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Teatro Franco Parenti, il 19 ottobre 2023
Prima nazionale

0 replies on “Parlami come la pioggia: Picello e Sferrazza Papa nel caos delle relazioni interrotte”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *