E ci sono poi festival di altrettanto consolidata presenza, o che si affacciano ora, in regioni che hanno più di recente focalizzato l’attenzione sui linguaggi contemporanei dello spettacolo dal vivo.
In questo caso parliamo di un evento della prima specie, ovvero di un’esperienza consolidatissima, quarantennale, Pergine Spettacolo Aperto, An unconventional Festival of the Arts, tenutosi nel rinomato borgo trentino e in alcune località limitrofe dal 4 al 12 luglio.
Nell’immaginario locale Pergine, come tutte le città che ospitavano ospedali psichiatrici, è stata quella di un borgo “particolare”. E’ stata proprio attorno a questa particolarità che, dal 2007, la direzione artistica di Cristina Pietrantonio coadiuvata nella progettazione da Klaus Saccardo e Carla Esperanza Tommasini, ha deciso di costruire il nuovo prospetto di un appuntamento che per molti anni era stato di connotato sicuramente più popolare. Un riorientamento condiviso dal CdA e dal suo presidente Flavio Pallaoro, per cercare di rifavorire un ripensamento in un contesto più aperto, finanche internazionale.
Dall’originario spunto sul mondo rinchiuso dell’ospedale, si è passati quindi ad individuare ogni anno un tema, scelto fra le questioni al bordo, che hanno segnato i limiti, i confini in senso lato.
Quest’anno, in cui si celebra il centenario dello scoppio della Grande Guerra, è stato gioco forza per Pergine approfondire il tema del conflitto, inteso come origine e motore dell’intera esistenza, fra arti performative, spettacolo, danza, neuroscienze, inaugurando il 4 luglio con “Nel ventre della guerra”, reading concerto a cura di Angela Demattè (che abbiamo intervistato), di cui sono stati protagonisti Massimo Popolizio e il coro di Castel Pergine diretto da Giorgio Dalmaso nel fantastico scenario del Forte di Tenna, eccezionalmente aperto al pubblico in una veste resa straordinaria dalle scelte di illuminotecnica adottate.
Il programma del primo week end, di cui il nostro reportage rende testimonianza, si è poi completato con “La merda” di Cristian Ceresoli, interpretato da Silvia Gallerano, uno spettacolo diventato vero e proprio evento, che dopo aver fatto incetta di premi a Edimburgo ha trovato un modo assolutamente originale e nuovo per circuitare fuori dai circuiti. Un fenomeno di nuova medialità, di cui abbiamo parlato con la protagonista.
E questo mentre in piazza turisti e cittadini potevano incontrare gli artisti, o perdersi nelle volute grafiche e mentali delle opere di dalle opere dell’artista outsider Dario Righetti in mostra al Teatro delle Garberie con “I Bissi, veleno e farmaco”, opere che fanno da meraviglioso sfondo alla chiacchierata con Cristina Pietrantonio con cui si apre il nostro racconto.
Per quanto riguarda mostre ed installazioni, interessanti anche la proposta del fotografo Marco Ambrosi “Kaleidoscope”, realizzata insieme ai detenuti del carcere di Arles e quelli di Treviso, la videoinstallazione in prima nazionale “Stories of Refuge” del gruppo libanese Dictaphone Group a Ego Cum, esplorazione del tema del conflitto all’interno della comunità di Pergine curato da Sara Maino.
Vi lasciamo al nostro videoracconto di oggi.
Cristina Pietrantonio e Angela Demattè
Silvia Gallerano