Peter PⒶnk. Teatro dell’Elfo nel cerchio che unisce infanzia e anni d’argento

Ph: Laila Pozzo
Ph: Laila Pozzo

Frongia e Bruni rimestano la fiaba di Barrie con le canzoni di Caggianelli Villani eseguite dal vivo. A Milano fino al 3 marzo

Il Teatro dell’Elfo scollina il primo mezzo secolo di vita. E ci pare che dia il meglio di sé quando rivolge lo sguardo all’infanzia e al passato. L’Elfo affonda costituzionalmente nel mito, partendo dalla scelta del nome. E interroga i significati ineffabili della fiaba.
Succede anche con “Peter PⒶnk. Tutta la verità su Peter Pan”, spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia che ha debuttato in prima nazionale all’Elfo Puccini di Milano, con repliche fino al 3 marzo.

Due attori storici della compagnia, Corinna Agustoni e l’ottuagenario Luca Toracca. Entrano in scena invasati, in vestaglia da notte, lei appoggiata a un deambulatore, lui su una sedia a rotelle.
È teatro, ma potrebbe essere una residenza per anziani. Li accompagna una spumeggiante ragazza in camice bianco, aperto sopra una scanzonata tuta in jeans trapunta di spille tonde. È Maria Caggianelli Villani, volto frizzante della compagnia, qui anche in versione canora dal vivo, musiche e testi composti da lei. Brani effervescenti: un pop elettronico con contaminazioni hyperpop. Le sonorità vengono dal mondo nerd di videogiochi, saghe, cartoni: pezzi rotti di giocattoli, scarti di giochi per bambini, per costruire oggetti da adulti.

Tre versioni di Peter Pan attraverso tre età. Personaggi e ruoli eccentrici. Costumi stravaganti. Bizzarra e contraddittoria è anche la scenografia. Sullo sfondo, una flebo pende sopra un letto d’ospedale. Eppure la scena è un pullulare di oggetti che richiamano l’infanzia: peluche di animali (un cane, un orsacchiotto, un serpente, una piovra); il telone di un circo in miniatura; una seggiolina rossa; una palla. E sacchi multitasking pieni di sorprese: cappelli a punta, spade, uncini, bacchette magiche, fiori coloratissimi, una testa di coccodrillo.

Questo “Peter PⒶnk” è un ingarbugliato baraccone delle meraviglie, mentre su uno schermo scorrono gli immaginifici disegni animati realizzati da Bruni. Un cielo azzurro di occhi e nuvole. Il Peter Pan di J. M. Barrie entra di soppiatto. Naufraghiamo dall’isola che non c’è ai giardini di Kensington, popolati da figure estrose. Sfuggiamo a una vita ordinaria, che se ci stava stretta ai tempi dell’infanzia, figuriamoci in età adulta.

La narrazione è dialogo a tre voci. Una tempesta di fughe e ritorni, di voli, cadute e risalite, tra sogni e dimenticanze. Una famiglia amata e ripudiata, ritrovata e poi persa per sempre. Partenze. Nostalgie. E il desiderio e il timore di essere soli. Lo smarrimento nel mondo delle fate e dei “bambini perduti”, tra animali fantasmagorici e sentieri riconquistati. Che stramberia è mai questa?
C’è caos, sulla scena e nella trama. Si percorrono vari viottoli, tutti diversi dal cartone animato di Walt Disney. Caggianelli Villani vi si muove con la disinvoltura di un felino.

«I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto», osservava Leopardi nello “Zibaldone”. Questo “Peter PⒶnk” grezzo, con movimenti scenici ancora da registrare, interazioni da definire, parti di testo da memorizzare, ha il sapore dei giochi in via d’apprendimento, con ruoli da assegnare e quel po’ d’improvvisazione che rende irripetibile e piena di possibilità la primissima infanzia.
La giovane protagonista affascina per la generosità con cui si si spende sulla scena, per la religiosità con cui si sacrifica al copione e al rito del teatro. Gli attori senescenti emozionano per la tenacia con cui restano agganciati alla fanciullezza e al mestiere, al vizio dell’arte che ha consumato e raffinato la loro vita.

Peter Pan è riflesso dell’anima e dei suoi tormenti. È specchio delle insofferenze e paure compresse nella valigia dell’attore. Occorre dedizione per condividere «la felicità dei giochi» (Nicola Sacco). Agustoni e Toracca esorcizzano le brutalità degli adulti e custodiscono lo stupore dei bambini. E allora anche una carrozzella spinta a braccia può diventare astronave.
È questo il tutto nel nulla, in barba ai contabili che misurano la vita in spese, rischi e profitti. È la lezione di “Peter PⒶnk”: regredire all’infanzia per continuare a sorprendersi, e non per negare la morte. È la cumbia del teatro, per scongiurare la noia e un’epoca che nasconde la malattia, cancella le rughe e dimentica i vecchi negli istituti geriatrici.
“Peter PⒶnk” è un invito a trovare la bellezza nella semplicità. Per schiudere, sulla scia del poeta Mario Luzi, «il bulbo della speranza […] in attesa di fiorire alla prima primavera».

Peter PⒶnk
Tutta la verità su Peter Pan
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Corinna Agustoni, Maria Caggianelli Villani, Luca Toracca
musiche originali e canzoni di Maria Caggianelli Villani, eseguite dal vivo
luci Roberta Faiolo, suono Alessandro Levrero
produzione Teatro dell’Elfo

durata: 1h
applausi del pubblico: 2’ 30”

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 23 febbraio 2024
Prima nazionale

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