Photo-Romance di Majdalanie e Mroué: “Una giornata particolare” in salsa libanese

Photo Romance
Photo Romance

A Zona K per Geografie, il remake del film di Scola tra cinema e teatro, per parlare di diritti civili in Medio Oriente

Musica, teatro, immagini. Disegni animati, linguaggio filmico e una delicata coreografia della quotidianità. Un bianco e nero senza tempo. Oppure colori sfumati, evocativi di un Libano solare e lacerato. La capacità di presentare una storia in maniera nuova e vivace.

Con “Photo-Romance”, Lina Majdalanie e Rabih Mroué portano a Milano uno spaccato della situazione politica a Beirut nel 2006. Dopo lo scontro tra i guerriglieri di Hezbollah e Israele, i libanesi scendono in piazza dividendosi in due sterminate fazioni: da una parte i fondamentalisti, dall’altra i sostenitori del capitalismo conservatore. I palazzi si svuotano. L’esercito è allertato. Si temono disordini.
In un condominio si incontrano due figure sole: sono un ex militante di sinistra, reduce da varie persecuzioni politiche, e una casalinga stressata, vittima di un patriarcato violento che le impedisce persino di vedere i figli.

Siamo all’interno di “Geografie”, titolo dell’undicesima stagione di Zona K.
“Photo-Romance” è l’adattamento di “Una giornata particolare”, capolavoro di Ettore Scola. Qui galeotto è il gatto, che scappa dalla finestra della donna e finisce sul terrazzo del vicino. I due s’incontrano. Prende vita un intreccio che pare riprodurre il film italiano, splendidamente interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni sullo sfondo della visita di Hitler a Roma nel 1938.
L’idea di trasporre il film di Scola in un remake sull’attualità libanese viene a una cineasta interpretata da Lina Majdalanie. L’autrice deve sottoporre la sceneggiatura a un censore governativo, interpretato da Rabih Mroué. I due siedono in un salottino con poltrone e tavolino. Reiteratamente la cineasta si alza per illustrare la storia al censore. Nel corso della conversazione, il romanzo fotografico prende gradualmente forma sul grande schermo, con l’editing di Rabih Mroué e Sarmad Louis, la photo correction di Rafi Mrad Scans e Lama Sabah e i disegni animati dello stesso Louis. L’accompagnamento musicale è realizzato da Abdalla El-Masri, Charbel El Haber, Matef e HoRa’ Mim.

Documenti e biografie. La grande metafora dell’arte stigmatizza l’attuale situazione degli intellettuali in un Paese dal fascismo serpeggiante, che viaggia intorno alla centesima posizione nella classifica mondiale della libertà di stampa.
I grandi temi sociali e politici restano sullo sfondo, ma gravano sulla vicenda narrata. Film e teatro procedono in parallelo. È un continuo rimbalzo anche fra metateatro e backstage, con inferenze, suggestioni, domande, risposte.
Una via originale per parlare di attualità e politica. Un trompe-l’oeil naturalistico, in cui la concretezza della rappresentazione genera l’illusione del reale.

Un’alternanza di volti e voci (anche quelle fuori campo di Francesca Bracchino e Marcello Spinetta). La frammentazione degli elementi scenici. L’impossibilità di trovare una perfetta coesione tra le parti. Nella scissione che smembra drammaturgia e scena, emerge anche la scomposizione dei personaggi.
Si passa continuamente dal talk al film, con Mroué che interroga Majdalanie su un prodotto artistico dalla struttura farraginosa. Una storia con soli due attori e le immagini delle manifestazioni. E poi inquadrature su interni domestici spogli, letti disfatti, tavole imbandite, cumuli di piatti da lavare. Disegni animati. C’è un gatto e l’utilizzo del photoshop.
Le immagini scorrono con lentezza, con le didascalie drammatizzate da Majdalanie e gli incisi critici, sardonici, a volte piccati, di Mroué, ben resi dalla traduzione di Laura Bevione.
Si penetra con un po’ di difficoltà in questi ingranaggi. Proprio per questo il lavoro è geniale: la struttura a scatole cinesi contiene messaggi dirompenti costruiti per eludere la censura.

Diceva Indro Montanelli che Buzzati giornalista sfuggiva alla censura fascista «in quanto i suoi racconti erano concepiti in modo tale che il povero censore – in genere il censore era un cretino, perché solo un cretino si può mettere a fare il censore – non riusciva a capire in quale secolo, in quale mare si era svolta la battaglia che Buzzati raccontava. Buzzati, infatti, ne faceva una favola e in questo modo spiazzava tutti».

Quella di Majdalanie e Mroué è una favola grigia dal finale aperto. Il Libano è spaccato in due con polarizzazioni manichee. Non è possibile delineare una terza via. Qual è la collocazione della sinistra libanese? Qual è il posto per i reietti in cerca di nuove speranze? Parrebbe che il riscatto dei paria libanesi sia procrastinato a un domani irraggiungibile.
La coppia dei protagonisti potrebbe avere la sensazione di appartenere a uno dei due gruppi, in realtà ne è espulsa. Tra paure, azzardi e ripensamenti, sembra nascere l’amore che potrebbe dare una sterzata a queste vite disfatte.

Come dicevamo, questa storia è in perenne, intelligente costruzione. Il linguaggio teatrale si interroga, si destruttura e si ricostituisce continuamente. Si ragiona anche su come si possa mettere in scena una vicenda con pochi mezzi tecnici ed economici. Da questo affastellamento di primi piani, piani americani, primissimi piani, piani sequenza e soggettive che cristallizzano le emozioni dei protagonisti, nasce uno spettacolo contemporaneo che unisce umorismo e disperazione. Con un messaggio di denuncia sottile, che parte dalla geopolitica e investe più temi civili, questione femminile compresa.

PHOTO-ROMANCE
Scritto e diretto da Lina Majdalanie & Rabih Mroué
Animazione Sarmad Louis
Editing Rabih Mroué, Sarmad Louis
Photo correction Rafi Mrad Scans Lama Sabah
Musica Abdalla El-Masri, Charbel El Haber, Matef and HoRa’ Mim
Edizione italiana traduzione in italiano Laura Bevione
Voci Francesca Bracchino e Marcello Spinetta
Registrazione Ruben Zambon
Coproduzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Festival delle Colline Torinesi Commissionato e prodotto steirischer herbst ’20
in francese con sottotitoli in italiano

durata 1h 15’
applausi del pubblico: 2’

Visto a Milano, Zona K, il 22 marzo 2024

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