A piedi nudi, con Sharon Fridman, ricordando la Grande Guerra

A piedi nudi (photo: Sarah Melchiori)
A piedi nudi (photo: Sarah Melchiori)

Già solo sedersi di fronte alla grande campana – la Campana dei Caduti sul colle di Miravalle, che con la sua imponenza domina la valle della città di Rovereto, facendola risuonare di ricordi e moniti – è una grande emozione.
Poter vedere il paesaggio umano che Sharon Fridman è riuscito a disegnarvi intorno per questa prima assoluta nell’ambito dell’Oriente Occidente Dance Festival, aderendo perfettamente a quello che la natura ha creato e riempiendolo di umanità, è non solo una emozione, ma un piacere che appaga e perdura. E’ la coreografia del poco che vuol dire tutto, che non ha bisogno di clamori per significarsi, che nella sottrazione trova il suo senso profondo.

Il dipinto accoglie i particolari e ogni dettaglio ha il suo motivo e la sua essenza. Un impianto drammaturgico forte, presente, sostiene lo spettatore dall’inizio alla fine di “A piedi nudi – 100 anni dalla Grande Guerra”, accompagnandolo ad una comprensione che è adesione.
Un uomo e una donna appaiono, si vanno incontro, lui con un pastrano pesante e una fisarmonica accorata, lei con un velo da sposa e un sottile ramo tra le mani; lui si allontana, lascia il suo canto ad avvolgerla, figura esile, diafana, stagliata verso i monti.
Arriva un popolo di donne (40 danzatori amatori e professionisti hanno preso parte al processo artistico insieme alla compagnia), costumi bellissimi che citano l’antico senza raccontarlo; si radunano sotto la campana, e lì, vicine, quasi traendo forza le une dalle altre, si spogliano e spargono i propri vestiti nello spazio, mucchietti di ricordi, mucchietti di vite.

Ma il lato del quadro si è animato, la sposa ha trovato il suo uomo, si muove tra le sue braccia, gira senza trovare luogo e riposo. Una lunga fila di uomini le offre spalle su cui camminare e lei si avvia là in alto, in equilibrio precario eppure forte e determinata, mentre le altre donne sul profilo del dirupo, con lo sguardo rivolto alla valle, si passano sottili ramoscelli con gesti lenti. Membra intrecciate le offrono una scala su cui scendere di nuovo a terra, scompare tra i corpi.

Piccoli rumori accendono l’attenzione: i ramoscelli vengono spezzati, la guerra squassa la natura, distrugge vite, infrange tutto il conosciuto. Il rumore è piccolo, ma la sua potenza simbolica è così grande da diventare enorme nella vallata. La donna risorge, ora ha una sorta di armatura che la protegge, i suoi giri non sono più a vuoto, diventano decisi, determinati; mentre le altre donne spargono intorno a lei, allontanandosi, quei ramoscelli spezzati, nel suo corpo si struttura un movimento nuovo forte, moderno, mutuato da quello iniziale ma trasformatosi in altro, che la riconduce nell’acqua dove tutto è iniziato. La donna e l’uomo se ne vanno insieme verso un nuovo avvenire. Al pubblico non resta che applaudire e ringraziare.

A PIEDI NUDI – 100 anni dalla Grande Guerra
coreografia e direzione Sharon Fridman
assistente artistico Lucia Montes
danzatrice Melania Olcina
assistente alla drammaturgia Antonio Ramirez-Stabivo
musiche Ofer Smilansky e Idan Shimoni
fisarmonica Valter Filippini
costumi Chiara Defant
responsabile della produzione Lola Ortiz de Lanzagorta
assistente alla produzione Nerea Aguilar
con la partecipazione di 60 danzatori amatori e professionisti che hanno preso parte al processo artistico con la compagnia
DONNE Martina Beraldo, Ester Bonato, Sabrina Campagna, M. Giuseppina Cappellini, Natalia Carcano, Paola Carisì, Margherita Cestari, Cristina Codecà, Michela d’Alessandro, Camilla Eccher, Carla Fedrizzi, Hilde Grella, Christiane Hunger, Cecilia Isatto, Marta Marin, Federica Marzili, Nadia Mattarei, Monica Morselli, Claudia Neri, Marta Pani, Roberta Piazza, Silvia Poccetti, Melanie Riccardi, Greta Ronchese, Simona Semeraro, Giorgia Sossas, Daniela Spanu, Maria Grazia Vidotto, Silvia Vidotto, Antonella Zambelli
UOMINI Andrea Alessandrini, Andrea Agheben, Pierluigi Belfiore, Alfonso Maria Capozzi, Alessio Cavallucci, Fabrizio Ciaghi, Paolo de Paoli, Stefan Albert Dosser, Carlo Maria Falciasecca, Roberto Giacomazzi, Francisco Javier Làzaro Guil, Valter Mezzavilla, Alessandro Pilastro, Gianni Pizzini, Pierfrancesco Porrelli, Mattia Sala, Alessio Settembrino, Pierpaolo Totti
grazie a 40 performer volontari che hanno collaborato al processo artistico a Madrid, senza i quali non sarebbe stata possibile la creazione
produzione Compagñia Sharon Fridman – Festival Oriente Occidente per la rassegna “Sentinelle di Pietra”organizzata da Provincia Autonoma di Trento/Servizio Attività Culturali, Centro Servizi Culturali Santa Chiara, Fondazione Museo Storico del Trentino
in collaborazione con Fondazione Campana dei Caduti, Comune di Trento, Comune di Vermiglio
con il supporto di Acción Cultural Española para la Internacionalización de la Cultura Española
compagnia supportata da Ministerio de Educazión, Cultura y Deporte
con la collaborazione di Conde Duque

durata: 50’
applausi del pubblico: 3’

Visto presso La Campana dei Caduti, Rovereto, il 7 agosto 2018
Oriente Occidente Dance Festival
Prima assoluta

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