Pietra, genio e meschinità: a Parigi il Michelangelo di Briaux

Michel - Ange
Michel - Ange
Luc-Antoine Diquéro in Michelangelo (photo: Victor Tonelli)

Sulla scena solo un blocco di marmo, rischiarato appena nella penombra. È da qui che, improvvisa, impressionando la platea, si distacca una forma umana, imbiancata dalla polvere, vestita solo di un manto bianco.

“Michel-Ange”, andato di scena al teatro MC93 Bobigny, alle porte di Parigi, è una finzione teatrale concepita da Hervé Briaux, scolpita nella vita del celebre artista toscano, e cesellata, limata, segreto dopo segreto, confessione dopo confessione, dalle rivelazioni del suo malcapitato corteo di domestici e mecenati, e dai sussurri delle sue opere, che hanno visto il maestro sudare, arrampicarsi sul marmo, indovinare la bellezza in stupidi blocchi di pietra.

La sceneggiatura è ispirata alla corrispondenza di Michelangelo, letta e riletta da Briaux, che ha deciso di tirarne fuori una pièce per un solo attore, ma per più personaggi. A riportare in vita i ricordi degli uomini e le memorie delle statue è infatti una voce unica, quella dell’attore Luc-Antoine Diquéro, solo in scena, che si divide magistralmente tra i rancori e le ritrosie del valletto di Michelangelo e la nobiltà decaduta di una delle sue opere, lasciata incompiuta e poi dimenticata negli scantinati del Vaticano. Ma non solo. Diquéro incarna anche Leonardo Buonarroti, nipote ed erede, schivo e malpensante, gli apprendisti, mediocri e dalla risata facile, e uno sventurato cardinale, inviato da Roma nelle campagne toscane a chiedere all’artista di ritoccare certe nudità troppo esplicite nella Cappella Sistina, ricevuto senza peli sulla lingua da un Michelangelo stanco, ormai ottuagenario.
Ne esce fuori l’affresco di un atelier ricco di ombre e stravaganze, pettegolezzi e bassezze, ma soprattutto un ritratto dell’artista vittima del suo stesso genio, collerico, sprezzante, quasi paranoico, preda dell’insonnia e del turbamento.
Briaux rivela quanto la più alta delle menti creatrici possa essere piccola, perversa, quasi volgare. Michelangelo scende dal piedistallo e, per sua sfortuna e sommo sgomento, si ritrova circondato da esseri servili, cui incute timore; allo stesso tempo, si scopre angosciato dal fallimento di non incarnare il perfetto artista rinascimentale, il genio completo, lui che si considerava un pittore discreto.

In un’ora e un quarto, si sorride, talvolta a denti stretti, si riflette, ci si emoziona, tutto ciò nell’impossibilità di restare indifferenti al genio, al suo spirito turbolento e alla sua passione creatrice.
La sceneggiatura, minimale, mette in risalto il corpo, in quello che potremmo chiamare non un discorso sull’opera, ma dell’opera. Si dà voce alla scultura, e forse non è un caso se il genere umano è qui rappresentato nelle sue vesti più meschine. Il busto non esita a farsi beffe dei mortali.
Sebbene incompiuta, sebbene dimenticata, la statua si erge fiera, orgogliosa della sua eternità, compatendo la razza umana, che sparisce in fretta eppure è costretta dalla sua stessa natura a struggersi davanti alla bellezza, a farsi preda di paure e solitudini e interrogarsi, già vinta in partenza, sulla caducità del vivere.

Merita una menzione il foyer del teatro MC93 Bobigny, teatro d’ogni altrove, come ama definirsi. La casa della cultura del dipartimento di Seine-Saint-Denis, il famigerato 93, tra i quartieri più spogli della periferia parigina, è una fabbrica in fermento di arte e creatività dal 1974, che ha ormai raggiunto livelli internazionali, grazie all’alternanza di creazioni francesi e spettacoli provenienti da tutt’altre latitudini (dal 14 novembre arriveranno anche Ricci/Forte con “Imitationofdeath“), dando vita, sipario dopo sipario, a quello che gli stessi responsabili definiscono un grande libro delle letterature mondiali.
Obiettivo finale del teatro, oggi diretto da Patrick Sommier, è porre nuovamente la letteratura, la musica e la danza al centro della cultura e della vita sociale di un quartiere in cui la necessità dei servizi di base lascia purtroppo in secondo piano tutto il resto.

MICHELANGELO
testi e regia: Hervé Briaux
con: Luc-Antoine Diquéro
scenografia e costumi: Chantal de La Coste
luci: Marie Nicolas
musica e suono: Jean-Philippe Françoisc

durata 1h 15’
applausi del pubblico: 4’

Visto a Parigi, MC93 Bobigny, il 13 ottobre 2013

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