Allestita fino al 9 ottobre al Castello Pasquini di Castiglioncello, la mostra per omaggiare il grande artista scomparso a maggio. Ne abbiamo parlato con Fabio Masi, ideatore della mostra curata da Andrea Mancini e Massimo Marino
È arduo e riduttivo trovare un termine che possa definire solo parzialmente la figura di Giuliano Scabia. E certo non bastano una mostra, un libro o un convegno per ripercorrere la vita e le “gesta” di una figura del suo calibro. Tuttavia si rimane felicemente colpiti e meravigliati dalla bella mostra, “Il Poeta d’Oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia”, nata da un’idea di Fabio Masi e curata da Andrea Mancini e Massimo Marino, nelle sale del Castello Pasquini di Castiglioncello fino al 9 ottobre.
Dal Marco Cavallo originale che, come una sentinella, ci accoglie all’ingresso fino al Drago di Montelupo e oltre, l’esposizione è caratterizzata da tantissimo materiale: disegni, foto, contributi video e sonori, libri, costumi di scena, pupazzi e totem giganti. Sempre più sorprendente passo dopo passo.
Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia sembra un po’ di toccarlo, si ha la sensazione che da un momento all’altro egli possa fare capolino all’improvviso, con il suo sorriso gentile e la sua delicatezza, per raccontarci qualcosa.
Si ripercorrono i momenti salienti della sua straordinaria carriera, dai testi per “La fabbrica illuminata” di Luigi Nono e “Zip”, la pièce che contribuì alla nascita dell’avanguardia teatrale italiana e le tantissime altre eterogenee esperienze – impossibili da riassumere in poche righe. Ricordiamo qui le passeggiate poetiche che lo hanno legato a lungo al comune di Rosignano Marittimo, che non a caso ne ospita la mostra.
In tutto questo risuona una frase di Witold Gombrowicz, che lo ha accompagnato lungo tutto il suo cammino: “Coloro insieme ai quali canti, modificano il tuo canto”. Ed in effetti chissà a quante persone ha cambiato la vita incontrare Giuliano Scabia. Per sapere qualcosa di più sulla mostra, abbiamo intervistato Fabio Masi, che dal 1° agosto ha lasciato il timone della direzione di Armunia ad Angela Fumarola.
Come è nata l’idea della mostra?
Purtroppo l’idea della mostra nasce con la notizia dell’improvvisa, per me, morte di Giuliano. Con Giuliano vivo non mi sarebbe mai venuto in mente, perché con lui si potevano immaginare cose che nascevano nel dialogo attivo e pieno di energie, come era sempre stato e come era avvenuto negli ultimi due anni ad Armunia. Nel 2019 con il progetto “Dinosauri” e nel 2020 con la serata dedicata ad un altro amato artista suo allievo che era Giacomo Verde.
Molte volte sono andato a trovarlo nella sua casa laboratorio e nel suo magazzino a Firenze, e ogni volta era un viaggio nella fantasia e nell’immaginazione. Pareva di entrare in una sorta di finestra spazio-temporale per essere proiettati in un mondo altro, fatto di poesia, arte, colori, burattini e disegni, libri e stampe, fogli sparsi sul pavimento, teli colorati e “fumettati”, ognuno con le storie, che Giuliano narrava con la sua voce dolce che ti prendeva per mano e ti tratteneva in mezzo ai suoi personaggi. Allora, perché non ricreare questi mondi e permettere ai tanti che non hanno conosciuto Giuliano di far conoscere il suo mondo in un percorso che raccontasse la sua vita, il suo fare teatro e poesia, tra i matti e i sentieri di montagna, tra le strade di città e paesi, teatri, scuole, ospedali?
Bisognava farla subito, questa mostra, non far passare tempo. Da qui l’idea di proporla all’amministrazione comunale di Rosignano Marittimo come mostra estiva 2022 del Castello Pasquini, nel solco delle grandi mostre che il castello ha ospitato nei suoi lunghi anni di centro culturale e artistico, idea che è stata subito accolta con entusiasmo dall’assessore alla cultura e vicesindaco Licia Montagnani e dal Sindaco Daniele Donati.
Contemporaneamente l’idea veniva lanciata naturalmente anche alla famiglia di Giuliano, la moglie Cristina e la figlia Aurora, che tra l’altro e giustamente iniziavano a pensare di costituire la Fondazione intitolata a Giuliano, cosa che è avvenuta in giugno.
Che rapporto aveva Scabia con Armunia e il territorio?
Sul nostro territorio, già prima di Armunia, Giuliano è stato presente con le sue passeggiate nei boschi e altre iniziative legate anche alla stagione della psichiatria democratica e della legge Basaglia. Con Armunia era stato il motore di letture e camminate intorno alla poesia, iniziative che si sono succedute tra il 2000 e il 2010 tra colline e mare, di giorno e in notturna. Il rapporto con Armunia non si è mai interrotto fino agli ultimi anni della sua vita. Penso ad esempio al laboratorio con persone del territorio nel 2019, che ha visto la messinscena al festival Inequilibrio de “La commedia della fine del mondo con dinosauri”, una iniziativa che ha creato una vera e propria comunità intorno a Giuliano e al suo fare teatro e poesia, del resto come era solito fare in maniere direi del tutto naturali. Nel 2020 si rese disponibile a organizzare con noi e partecipare in prima persona alla serata finale del Festival che dedicammo ad un altro artista e amico nostro scomparso in quell’anno, Giacomo Verde, che scoprimmo essere stato ispirato, all’inizio della sua carriera di artista di strada, proprio da Giuliano. Per questo, con il Comune di Rosignano, a Giuliano abbiamo intitolato l’anfiteatro del Castello Pasquini, luogo delle sue ultime rappresentazioni.
Come è andata la mostra?
La mostra è andata molto bene, al di sopra delle mie aspettative, considerando che Giuliano non è conosciuto al cosiddetto grande pubblico, e che la tradizione delle mostre a Castello Pasquini è quella dei grandi pittori o comunque di nomi molto conosciuti. Il 90% del pubblico che ad oggi ha visitato la mostra è composta da persone completamente all’oscuro della vita e dell’arte di Giuliano, e la cosa davvero bella è che tutti, quando escono, sono commossi, contenti, divertiti e curiosi di saperne di più, e infatti molti hanno acquistato il libro/catalogo curato da Massimo Marino. Molti hanno fatto i complimenti ad Armunia e al Comune, e questa è una grande soddisfazione. Uno degli obiettivi della mostra, il principale in realtà, era far conoscere il mondo di Scabia ai molti che non lo conoscevano, far vivere un viaggio nel fantastico, poetico e colorato mondo di Giuliano, come avveniva ogni volta che andavo a trovarlo nella sua casa laboratorio e nel suo grande magazzino. Grande merito di tutto questo è dei due curatori, appunto Massimo Marino e Andrea Mancini, profondi conoscitori dell’opera di Giuliano, che hanno saputo individuare e realizzare un percorso comprensibile e allo stesso tempo affascinante, e rendere pienamente la magia dell’arte di Scabia. Il volume curato da Marino ed edito da La casa Usher, come primo volume di una collana dedicata al teatro, ha completato il lavoro di narrazione e analisi della vita artistica di Giuliano.
È esattamente quello che volevo quando ho pensato alla mostra e l’ho proposta al Comune e soprattutto alla sua famiglia.
Che prospettive avrà?
La mostra verrà esportata in altre città italiane. Roma, Milano e Bologna, la città del Dams dove Giuliano ha insegnato per molti anni. Poi speriamo a Firenze o in un’altra città toscana. È un impegno mio, della Fondazione Armunia e della Fondazione Giuliano Scabia non lasciare che la magia di questa mostra si esaurisca con Castiglioncello, ma dare la possibilità ad altri – soprattutto giovani, ragazzi e bambini – di vederla.
La Casa Usher, 2022
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