Potevo essere io. Arianna Scommegna e la conferma del talento

Arianna Scommegna
Arianna Scommegna
Arianna Scommegna
Un muro inclinato, una panchina di pietra grezza, una predella. Sono essenziali gli elementi scenici che ambiscono a diventare storia, in “Potevo essere io”: in fondo banali e un po’ stereotipati, come la frase che fa da titolo a questo spettacolo.
Ma è giusto partire da qui, se si vuole raccontare la vita di chi, nato e cresciuto in strada o in situazioni disagiate, la cattiveria della banalità deve affrontarla ogni giorno, cercando di guadagnarsi un’infanzia nel tempo che corre tra una ferita e l’altra.

“Potevo essere io” (scritto da Renata Ciaravino) racconta, secondo un tradizionale topos narrativo, di un bambino e di una bambina cresciuti nello stesso cortile.
Vincitore del bando NeXtwork, questo monologo somiglia, non soltanto per le proiezioni che trasformano il muro in scena in una schiera di palazzoni del Nord Italia, ad una carrellata di ricordi girata in un vecchio super 8: la copertina di plastica dei quaderni delle elementari, i panini dei pranzi al sacco, la pubertà insulsa delle scuole medie, il bar dell’adolescenza. Ad interpretare il testo c’è Arianna Scommegna, vincitrice (come diremo, non a caso) dell’Hystrio 2011 per la miglior interpretazione, e alle spalle esperienze con registi importanti come Peter Stein.

“Potevo essere io” si snoda lungo una canonica struttura presente-passato-presente, che comincia su un autobus e che, dopo una lunga digressione sulle vite dei protagonisti nella periferia milanese degli anni Settanta e Ottanta, a quell’autobus torna.

Renata Ciaravino costruisce il testo attorno ad una malinconia di fondo non sempre capace di dare rilievo e intensità alle singole situazioni e ai singoli personaggi, a tratti adagiata su sé stessa, un po’ come accade in un certo cinema italiano drammatico, dove a volte pessimismo e pigrizia creativa vanno di pari passo.
La caratterizzazione dei personaggi, ad esempio, mostra una certa vaghezza e approssimazione, soprattutto se la trama costringe questi personaggi a gesti estremi.

Va detto, però, che l’insieme del testo, pur senza vette di originalità, ha senz’altro un impatto positivo: sia perché la Ciaravino non è mai pretenziosa, sia perché sono frequenti le trovate ironiche (come lo «Johann Sebastian Bar»). Ma, soprattutto, perché Arianna Scommegna si conferma grandissima attrice, capace di muoversi tra i fili della drammaturgia con la disinvoltura di chi, oltre ad aver fatto proprio il personaggio, sa di potersi affidare ad una tecnica potente e personalissima, mai affettata o egocentrica; esposta, sì, ma per semplice e giusta consapevolezza dei propri mezzi.

Proprio questa compenetrazione profonda fra testo e interprete è l’indubbio punto di forza di “Potevo essere io”: la regia, che sceglie una frontalità narrativa semplice e diretta, si concentra sul costruire una sequenza di quadri semi-indipendenti, seguendo la scansione biografica del monologo.

Con strumenti semplici, la Scommegna è messa nelle condizioni di far divampare la sua energia in ognuna di queste sezioni ben inquadrate. L’evocazione di un funerale, la furia senza pensieri delle discoteche anni Ottanta, l’incontro con una madre fuggita, una tournée di un cantante dell’Europa dell’Est, un allenatore di kick boxing: situazioni e persone prendono immediata concretezza grazie alla fisicità di quest’attrice, fisicità anche vocale, perché la sua voce gutturale conosce una flessibilità capace di renderla credibile in qualsiasi ruolo e di sostenere alla perfezione il parlato veloce su cui si basa il monologo. Prezioso, in particolare, è il lavoro della Scommegna sui correlativi fisici. Il dolore della protagonista si declina, dall’infanzia alla maturità, in forme inevitabilmente diverse; tuttavia è il gesto fisico a rappresentarne con continuità la verità più intima. Non soltanto quando l’attrice si fa su e giù il palco con rincorse inani e sfrenate, ma anche tutte le volte che si aggiusta il vestito con gesti veloci di nervosismo e pudore, per non scoprire troppo le cosce.
L’energia quasi violenta della presenza scenica e della vocalità roca della Scommegna collidono con la fragilità del personaggio, che ci arriva totalmente, proprio perché resa opaca e vera dagli strumenti scenici: riesce, quest’attrice, nel compito difficilissimo di trasformare la grandezza tecnica in sensibilità emotiva.

POTEVO ESSERE IO
di Renata Ciaravino
con: Arianna Scommegna
video e scelte musicali: Elvio Longato – set  Maria Spazzi
realizzazione scene: Raffaella Colombo, Lidia De Rosa, Anna Masini
luci: Carlo Compare
supervisione registica: Serena Sinigaglia – assistente: Elvio Longato
organizzazione: Anna Sironi
produzione: Compagnia Teatrale Dionisi, Teatro Dell’Orologio, Kilowatt Festival
con il sostegno di: Aia Taumastica-Torre dell’Acquedotto e Atir-Teatro Ringhiera

durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 2’ 10’’

Visto a Roma, Teatro dell’Orologio, il 19 dicembre 2013
Prina nazionale


 

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  1. says: maria.f

    Testo magnifico, recitato in maniera superba da Arianna Scommegna. Per descrivere la mia emozione e il mio sbalordimento per la bravura durati per tutto il monologo, non ci sono parole. Ciaravino/Scommegna binomio perfetto.
    mi auguro che queste due potenze della natura possano crescere sempre più e regalarci insieme o separatamente altri momenti indimenticabili. brave e grandiose, auguri.

  2. says: Michele Ortore

    Grazie dei vostri commenti! Personalmente sono più d’accordo, come s’intende dalla recensione, con Marcello: diversi passaggi del testo (soprattutto quelli drammatici) mi sono sembrati forzati, come appunto in certi moduli televisivi o cinematografici; qui, però, la Scommegna dimostra come la fisicità (ben giocata) dell’attore può fare quasi da legame narrativo, lì dove questo legame manca nel testo. Sono come voi ansioso di vedere i prossimi passi di questa brava attrice!

  3. says: Annagloria Del Piano

    E’ stato un susseguirsi di emozioni, vedere questo spettacolo a Teglio, nell’ambito del Teatro Festival 2014 (dove, peraltro , ha vinto). Bravissima l’attrice; perfetta a mio parere l’interpretazione. Ci ha fatto ridere, ci ha fatto piangere… Un testo profondo, mai banale, e in grado di passare con leggerezza dal registro comico a quello drammatico. Una vera prova del più autentico teatro: avercene, di piéces di tal genere, in molte e molte autocelebrate stagioni teatrali delle nostre “grandi città”!! Complimenti!

  4. says: Marcello Lucci

    Bravissima la Scommegna, ci sono attrici di grande livello che si conoscono solo in ambienti di epserti (io l’ho vista a Radicondoli e non sono un esperto), buona la rappresentazione e la scenografia, meno i testi, a volte troppo comuni e televisivi. Spettacolo da vedere, monologhi di tale durata li reggono solo quelli veramente bravi