Premio Bepo Maffioli 24. Treviso vince la scommessa sulla drammaturgia contemporanea

La mise en lecture di Prima scendere in campo
La mise en lecture di Prima scendere in campo

“Prima di scendere in campo” di Fabio Banfo e “Controtempo” di Diego Piemontese ed Eliana Rotella le drammaturgie vincitrici di quest’edizione

La terza edizione del Premio Bepo Maffioli ha selezionato due vincitori che affrontano con originalità e freschezza un tema analogo: la prigionia e l’emancipazione dalla gabbia dei pregiudizi calati gratuitamente su differenti identità e orientamenti sessuali.
Un tema per alcuni inflazionato, eppure declinato in entrambi i casi come elemento cardine attorno a cui si gioca la partita del riconoscimento imprescindibile della dignità umana, della libertà effettiva e non solo formale del singolo, e della assoluta relatività del dibattito sulla questione LGBT+ rispetto a problematiche collettive ben più prioritarie.

Entrambe le drammaturgie vincenti toccano nel profondo; con una voce disarmata e disarmante invocano e conquistano comprensione rispetto alla violenza psicologica che si può subire quando la diversità – qualunque diversità – viene giudicata, contenuta ai margini oppure espulsa da un sistema normante ipocrita e fasullo.

Il Premio è stato promosso dal Comitato Teatro Treviso (CTT), che dal 2021 a fine giugno organizza con tenacia e fiducia la breve ma ricca rassegna GEA. GIOIOSAETAMOROSA Treviso Contemporary Theater Festival, unica in grado di portare nella capitale della Marca opere di rilevanza nazionale, escluse dal circuito consolidato e convenzionale del Veneto.

Tra i promotori del Premio, le istituzioni locali, il Teatro Stabile del Veneto e l’Archivio Giuseppe Maffioli. Quest’ultimo (1925-1985) fu una personalità trevigiana poliedrica: maestro elementare, gastronomo, attore di teatro e cinema, drammaturgo, autore per la radio e la televisione. Ha lasciato un vastissimo archivio di testi e suggestioni che attendono di essere valorizzati in scena.

Il bando per una drammaturgia teatrale inedita in lingua italiana o dialettale si è concluso il 31 marzo e vi hanno concorso 41 testi, vagliati da una giuria tecnica ed una popolare. Tra i requisiti, la coerenza con il tema di GEA.24, ovvero TRANS(UMANA): «da una parte “gioia” e “amore” in ogni loro forma ed espressione […] e dall’altra movimento “attraverso” e oltre le cose, la vita e la morte, in un nuovo tempo e spazio, verso una possibile rinascita e un nuovo umanesimo». E il nuovo umanesimo verso cui i due testi vincenti ci spingono va in direzione di superare i nostri limiti esperienziali e valutativi, per approdare ad una più profonda comprensione o semplicemente alla sospensione del giudizio rispetto a vissuti molto personali e delicati, in ultima istanza inviolabili.

La premiazione si è svolta il 20 giugno, serata inaugurale dell’intero festival. La giuria tecnica ha assegnato il primo premio a “Prima di scendere in campo” di Fabio Banfo, di cui è stata proposta una lettura scenica, diretta da Giuliana Musso ed interpretata in modo brillante da attori per lo più membri del CTT: Angelo Callegarin, Alex Cendron, Irene Curto, Ruggero Franceschini, Federico Furlan, Francesco Folena, Giacomo Martini, Miriam Russo, Samantha Silvestri.
L’ambientazione nel mondo calcistico, arena per eccellenza della virilità, inquadra una cornice spettacolistica dove ciò che conta è la popolarità di un giocatore ed il profitto che ne ricava l’intero team.
E’ il 2026, l’Atalanta sta per giocare una finale storica di Champions League a Istanbul. Paulo Stigo è il fuoriclasse a cui va il merito di tanto successo, ma alla vigilia della partita rilascia un’intervista in cui ha dichiara la propria omosessualità.
La drammaturgia è la cronaca dei 90 minuti che precedono la discesa in campo, vissuti interamente in spogliatoio: un antro in cui scorre una carrellata di figure che sfogano l’ansia collettiva per la perdita di reputazione della squadra nel caso lo scoop venga pubblicato.
Si susseguono un ufficio stampa sul limite di dire “mio figlio meglio morto che frocio”, una wag (Wife And Girlfriend, ovvero la fidanzata modella a lui abbinata per conseguire maggior notorietà per entrambi), un presidente che sniffa coca, e così via. Ipocrisie, stereotipi, convenienze sociali, affarismo, storytelling: è questo che struttura una realtà socio-economica in cui tutti gli esseri umani perdono il loro spessore e sono strumentalizzati. Ma Paulo, con grande compostezza, resta saldo, sottolineando con la sua caratura la meschina comicità degli altri.

Fabio Banfo (1975) – drammaturgo, regista, attore, pedagogo attivo nell’area milanese, già finalista al Premio “Per Voce Sola” 2014 con “Quello che le donne non dicono” – padroneggia una scrittura immediata e incalzante che rende lo sviluppo godibilissimo, articolato in scene e personaggi mai davvero prevedibili.
Ciò su cui ci invita a riflettere maggiormente è la responsabilità collettiva e individuale nei confronti della sofferenza dell’altro da noi, provocata dalla sottrazione del rispetto dovuto e dall’intromissione in questioni che nulla hanno a che vedere col valore della persona.
La chiave di volta del testo splende nel finale, quando una pluralità di voci ricorda ciò che simultaneamente sta accadendo in varie parti del mondo: conflitti irrisolti, infanzie negate, povertà, morti ingiustificate. Per cui sorge spontanea una domanda: e se in un’epoca tran(s)umana tutte le energie spese per mantenere le apparenze e gli interessi di pochi fossero impiegate per costruire un mondo migliore?

Il Premio della Giuria Popolare è andato invece ad un testo molto apprezzato dalla stessa giuria tecnica: “Controtempo”, scritto a quattro mani dallo stand-up comedian Diego Piemontese (1997) e da Eliana Rotella (1994), vincitrice nel 2023 della Biennale College nella categoria drammaturgia under 40, e quest’estate nel cartellone della rassegna veneziana. Insieme avevano già collaborato in passato in ruoli diversi; in questo, invece, hanno cercato di fare sintesi dei rispettivi stili e il risultato è una scrittura vivace proprio in virtù di ritmi, strutture, atmosfere molto variegate.
La vicenda di una coppia formata da una donna e un FtM (o uomo trans) riesce ad accattivare la simpatia del pubblico grazie ad un humor sarcastico ed autoironico irresistibile, e grazie ad una capacità espressiva semplice ed intensa, che tocca le corde dell’empatia e dell’immedesimazione, soprattutto in alcuni passaggi di squisita poeticità.
I due protagonisti si confrontano sull’opportunità o meno di annunciare, e in quali modalità, ad un pranzo di famiglia con gli anziani genitori di lei, che il compagno era in passato anch’egli una donna. La questione verte sull’alternativa tra preservare per convenienza la facciata più socialmente accettabile oppure essere autentici, e sul prezzo che entrambe le prospettive comportano.
I dialoghi a botta e risposta tra due caratteri molto diversi – uno più schietto ed impulsivo, l’altro più posato ed elusivo – sono intervallati da singoli monologhi, e questo consente di cogliere l’orizzontalità dell’intreccio relazionale e la verticalità dei singoli protagonisti e delle loro inquietudini. Il disagio di vivere in una società refrattaria e il senso di disillusione minano anche la fiducia reciproca all’interno della coppia. Tuttavia proprio quel sentimento di amore condiviso nella sua naturalezza, spontaneità ed inevitabilità, prevarrà: «Vi ricordate questo senso di appartenenza?». La situazione sarà nel finale sbloccata da un vero e proprio coup de théâtre.
La drammaturgia è in concorso in altri premi per la scrittura scenica, ed è stata composta avendo già in mente di affidare la regia a Giulia Sangiorgio, regista della compagnia milanese Corpora, di cui Eliana Rotella è la drammaturga, e di affidare a Diego Piemontese uno dei due ruoli. Non ci resta che attendere la produzione.

Altri testi sono stati ritenuti degni di menzione: “Il macello” di Federico Mattioli, “An opportunity” di Andrea Benedetti, “Polifonie liquide” di Jacopo Grassini.
La giuria tecnica, a cui ha partecipato anche chi scrive, è costituita da Alex Cendron e Cristina Palumbo (entrambi elementi portanti del Premio), da altri membri del CTT (Irene Curto, Samantha Silvestri, Davide Strava), da Carlo Mangolini (Teatro Stabile del Veneto) e Ivano Vernelli, dagli attori e registi Massimiliano Cividati e Alessandro Bressanello, dai critici teatrali Giuseppe Barbanti, Roberto Canziani, Gianfranco Capitta, Maddalena Giovannelli, dai responsabili dell’Archivio Maffioli (Mirko Sernagiotto e Elisa Carrer) e dell’Archivio Vitaliano Trevisan (Francesca Causarano e Jacopo Squizzano), da rappresentanti istituzionali (Arianna Bernardi per la Regione del Veneto, Isabella Panfido per il Comune di Treviso, Denisa Archiutti per Confindustria Veneto Est), da giornalisti locali (Mattia Toffoletto per «La Tribuna di Treviso», Chiara Pavan per «Il Gazzettino di Treviso»), da Bruna Graziani per il festival trevigiano CartaCarbone, da Mattia Visani di Cue Press.

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