Principia di Alessio Maria Romano e Linda Dalisi, fra danza e verità scientifica

Principia (ph: Andrea Macchia)
Principia (ph: Andrea Macchia)

La performance, prodotta da Teatro Piemonte Europa, ha chiuso Palcoscenico Danza al Teatro Astra di Torino

La vastità delle cose che ancora non si conoscono esercita da sempre un fascino travolgente sugli esseri umani. Dante lo descrive con chiarezza nel Canto XXVI dell’Inferno attraverso il racconto del “folle volo” di Ulisse che, “per seguir virtute e canoscenza”, esorta i suoi compagni a oltrepassare le colonne d’Ercole alla scoperta dell’emisfero australe, salvo poi andare incontro a un devastante naufragio.
Il nostro ignoto è oggi la cosiddetta materia oscura, un insieme di massa ed energia che tiene insieme l’universo, di cui si è provata da tempo l’esistenza ma non ancora la natura e le leggi che la governano. Contrapposta alla materia ordinaria, ossia quella nota, che costituirebbe solo il 10% della massa cosmica, non regge il confronto. C’è da chiedersi se il desiderio di conoscerla (indubbio nella comunità scientifica) non sia men forte del desiderio dei più, invero per alcuni aspetti preoccupante, di abbandonarsi all’irrazionale?

Il parallelismo tra le forze dell’universo e il mondo della danza, evocato dal regista e coreografo Alessio Maria Romano (Leone d’argento alla Biennale di Venezia 2020) nelle note di regia allo spettacolo “Principia”, non pare infondato. Le movenze dei danzatori reiterano una combinazione di sequenze precise, che rispondono a impulsi netti che hanno poco o nulla di casuale, eppure nell’osservarle si è portati ad abbandonarsi al loro apparentemente fortuito manifestarsi più che a riconoscerne la grammatica.

La voce registrata di Marta Pizzigallo accoglie gli spettatori mentre entrano in sala e li accompagna fino all’inizio dello spettacolo. La si ascolterà di nuovo più o meno a metà del percorso. È la voce di un’ipotetica astrofisica che, dalla calotta di una grande telescopio, magari da una navicella spaziale, osserva e commenta le anomalie dell’universo, alternando una naturale propensione a cercare di capire e spiegare i fenomeni a cui assiste con il bisogno di perdersi, anche lei, e abbandonarsi alla sola contemplazione della meraviglia. L’approccio scientifico lascia dunque il passo a uno stile e a un tono più lievi, a tratti divertiti, sposando le parole di Linda Dalisi, dramaturg e coautrice del progetto insieme a Romano.

Più drammaturgie si intrecciano nello spettacolo. A quella della parola, si aggiungono quelle della musica, della luce e naturalmente dei corpi, complementari e determinanti nella costruzione della performance. Particolarmente raffinata ed efficace la scelta e l’elaborazione dei suoni (Franco Visioli), composta perlopiù da note basse e ritmiche, arricchite da riproduzioni elettroniche di rumori discontinui e a tratti disturbanti, che lasciano spazio però anche a lunghi silenzi, in cui ciò che si sente è soltanto il respiro e il passo dei danzatori.
Fasci di luce (Giulia Pastore) tagliano lo spazio scenico, anche quello degli spettatori, disegnando traiettorie inattese, come a comporre anch’essi una sorta di danza.

Vi sono poi i corpi, i due corpi dei danzatori o corpi celesti, a seconda di come li si voglia leggere, che agiscono in scena su una superficie quadrata, una sorta di foglio bianco su cui parallelamente si muovono, disegnando cerchi concentrici, anche due sfere grigie sospese.
Mattéo Trutat e Francesca Linnea Ugolini camminano, corrono, balzano, si accasciano, tracciano circonferenze con i piedi, con le braccia. Rotazione e rivoluzione. È un tripudio di curve e linee.
Per tutta la prima parte dello spettacolo i due non sembrano interagire tra loro, a turno si allontanano e quasi scompaiono, ma poi avviene il contatto: riconosciamo la forza magnetica dell’attrazione. La danza si fa dialogo fino a svilupparsi all’unisono, per poi spezzarsi di nuovo. Isaac Newton, a cui si deve la scelta del titolo, in omaggio ai suoi “Principia matematici”, qui incontra Fred Astaire e Ginger Rogers. Le immagini dei loro balletti, caratterizzati da una grandissima complessità eppure estremamente fluidi, eleganti ed aggraziati, devono aver ispirato, oltre che Romano nella costruzione delle coreografie, anche Giada Masi per la scelta dei costumi.

Coup de théâtre a fine spettacolo: dalle sfere metalliche in movimento fuoriesce una polvere scura che traccia sulla superficie bianca circonferenze concentriche, rispondendo a una forza ora centripeta ora centrifuga.

“Principia” chiude la rassegna Palcoscenico Danza intitolata in questa edizione “Volare oltre”, e proposta al Teatro Astra di Torino e alla Lavanderia a vapore di Collegno. Si inserisce in un programma, quello del TPE, dedicato in questa stagione all’indagine del rapporto fra arte e verità scientifica, intercettando così un interesse del mondo della danza e del teatro per il cosmo, la forza gravitazionale e la dimensione spazio-tempo: basti ricordare, durante l’ultimo festival Interplay, “Set of sets” di Guy Nader e Maria Campos, o ancora “Processo Galileo” per la regia di Andrea De Rosa.

PRINCIPIA
progetto di AMR/DALISI
regia e coreografia di Alessio Maria Romano
cast Mattéo Trutat, Francesca Linnea Ugolini
voce di Marta Pizzigallo
dramaturg Linda Dalisi
drammaturgia sonora Franco Visioli
spazio scenico Giuseppe Stellato
progetto luci Giulia Pastore
costumi Giada Masi
assistente alla creazione Riccardo Micheletti
consulente scientifico Prof. Enrico Trincherini (Scuola Normale Superiore)
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa
in collaborazione con Lavanderia a Vapore, centro di residenza per la danza

Durata: 60′
Applausi del pubblico: 2’

Visto a Torino, Teatro Astra, il 22 aprile 2023
Prima nazionale

 

 

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