A Sondrio e dintorni, primo weekend del festival Rami d’ORA con Mandafounis, mk e Laagam
La sacralità della natura e il potere immaginifico dell’arte. L’ultimo weekend di maggio coincide con il debutto di Rami d’ORA, il festival valtellinese di arti performative curato da Laagam giunto alla quarta edizione, che terminerà il 30 giugno. Il maltempo dà una tregua a questa terra di montagne dalle cime ancora innevate, di boschi di conifere e colline dai dolci terrazzamenti contornati da filari di vite.
Terra di vini la Valtellina. Sondrio, il suo capoluogo placido e sornione, ci accoglie il sabato pomeriggio mentre le classifiche del Sole 24 Ore ne certificano il primato come miglior città italiana per la qualità della vita dei bambini.
Pochi bimbi però si affacciano a piazza Campello, dove Ioannis Mandafounis disegna le coreografie di “One One One”, performance che nasce dal contatto oculare tra i due artisti in scena (Antonin Mélon e Anne-Charlotte Hubert) e gli spettatori che seggono a turno su due sedie parallele lilla, distanti un paio di metri l’una dall’altra.
Un lavoro senza sipario né quarta parete. Tanto meno esiste una durata predefinita: lo spettatore può alzarsi in qualsiasi momento. È un concept spazialista giocato sull’improvvisazione, con i performer che usano un’area grande quasi un campo da calcio per entrare in relazione con il pubblico. Estemporaneamente anche i passanti sono coinvolti nelle coreografie.
In calzamaglia colorata, l’esuberante Anne-Charlotte Hubert spazia in ogni direzione: dalla medioevale facciata della Collegiata dei santi Protasio e Gervasio alla fontana; dal possente campanile quadrato alla facciata quattrocentesca del Palazzo Pretorio; fino alla pantera degli agenti di polizia, nell’occasione meno compassati del solito. Mélon resta maggiormente nel campo gravitazionale della spettatrice o dello spettatore, dentro la dialettica di sguardi tutti da carpire e interpretare, proemio di qualunque relazione.
Imbarazzo e divertimento. Circospezione a magnetismo. Soprattutto, la capacità di non prendersi sul serio in questo gioco di seduzioni e sorrisi, tra piroette e movimenti elastici, sinuosi, proteiformi, che preludono a un dialogo interiore.
Un’ora di danza urbana. La difficoltà di inventare un movimento per ogni spettatore, trasformando in segno artistico ogni singolo sguardo, sorriso, lampo negli occhi e sulle labbra. “One One One” è un modo diverso di godere la piazza, e sprigionarne storia e bellezza attraverso la danza.
Meno spazio per l’interazione personale con il pubblico, più possibilità per lo sguardo in “Atmosferologia. Veduta ˃ Tirano” di mk. Siamo a un tiro di schioppo dalla Svizzera. Il ritrovo è a Tirano, davanti all’Infopoint del Trenino Rosso del Bernina. Poi salita di una ventina di minuti per un’erta scoscesa, verso il complesso di S. Perpetua, ospizio per pellegrini risalente all’XI secolo. È quassù, e allo stesso tempo in basso nella piazza principale di Tirano, e ancora lontano verso il Castellaccio di Piateda, che avviene la performance di Biagio Caravano, Roberta Mosca, Laura Scarpini e Sebastiano Geronimo, guidati alle coreografie da Michele Di Stefano. È Lorenzo Bianchi Hoesch ad avviare le danze con suoni registrati con la tecnica dell’olofonia, e restituiti agli spettatori tramite cuffie. L’olofonia è un inventario cinematografico di rumori ambientali avvertiti dall’orecchio umano in soggettiva, con la possibilità per lo spettatore di assumere le percezioni del protagonista.
È come essere catapultati in un film, oppure in un audiodramma. Sentiamo bisbigli e sussurri, respiri, sbattiti d’ali, o gli affanni di una corsa. Percepiamo grida e sussulti, mentre una voce elenca i nomi dei monti e delle vette circostanti. Con le voci e i rumori, attraverso le indicazioni e i gesti dei performer, osserviamo Tirano dall’alto. E ci sembra il plastico di un paesino, una città giocattolo con tanto di trenino rosso che ne attraversa il centro senza bisogno di barriere protettive. Patrimonio dell’umanità Unesco, il Bernina Express che da Tirano raggiunge Saint Moritz è parte integrante del paesaggio. Regrediamo volentieri all’infanzia, mentre la performance assume carattere cinematografico anche attraverso le vedute, con i campi lunghi e lunghissimi sotto di noi (fino alla piazza del santuario della Madonna Nera) che si alternano ai campi medi, totali e figura intera sotto i nostri occhi, nel prato accanto a S. Perpetua. “Atmosferologia. Veduta” è un esempio di suono al servizio della performance, e di una performance al servizio del paesaggio con l’aiuto dei fumogeni.
Chiusura del weekend a Piateda, nella cornice naturalissima del bosco nei dintorni di ORA – Orobie residenze artistiche.
“You, Elsewhere” di Francesca Siracusa e Laagam, con Erica Meucci e Eynav Rosolio, è una performance basata sull’attesa. Le due danzatrici si incrociano di sbieco, la prima vestita di bianco, l’altra con un costume scuro. Entrambi gli abiti, con componenti in lattice e resina, sono opere di Mariagrazia Piccirillo, ed esprimono l’idea di un contrasto sfumato. I suoni subliminali di Simone Faraci spaziano dall’ambient all’elettronica, e preludono a un’alterazione mai troppo pronunciata. Non turbano infatti l’atmosfera ovattata, immobile, assoluta del luogo, e accompagnano la performance con leggerezza.
All’ora della siesta il cinguettio degli uccelli è flebile. Le farfalle si avvicinano alle performer, fiori in attesa di sbocciare. Una musica in punta di piedi. Il torpore del bosco prefigura vie di fuga verso un mondo inaccessibile e immaginifico, davanti a un muricciolo in pietra secca, sotto le cime dei monti in lontananza.
Un verde ridondante e avvolgente. Un silenzio denso di contenuti. Le due creature lentamente si sghiacciano. Si affrancano dal sopore letargico. Il loro è un incontro circospetto, guardingo, via via più libero e armonico. E mentre la colonna sonora disegna contrasti, fragori, scuotimenti, si susseguono – a elastico – momenti d’allontanamento e riavvicinamento.
È un ciclo di morte, risveglio ed emancipazione che nasce dal contatto, e prelude a un’eufonia che non è mai sovrapposizione didascalica o annullamento, bensì autodeterminazione distintiva. I corpi disegnano traiettorie analoghe mai sovrapponibili. Poetiche e immateriali, ciascuna con la sua cifra e il suo timbro, Meucci e Rosolio scompaiono dentro un bosco euritmico, capace di assorbire la progenie umana fino a dissolverne le tracce.
Secondo weekend del festival con “Perspectiva” di Azioni Fuori Posto. Filippo Porro e Silvia Dezulian animeranno con la loro multidisciplinarietà i tessuti urbani di Morbegno (stasera h. 20.30, ritrovo al parcheggio di via S. Marco), Piateda (1 giugno, h. 11.00, ritrovo davanti alla chiesa di San Francesco a Busteggia) e Sondrio (1 giugno, h. 19.00, ritrovo davanti al bar Colorado, quartiere Piastra). Domenica 2 giugno, a Sondrio, sodalizio tra Valtellina e Scozia con il musicista Paolo Novellino e la performer Suzi Cunningham. La loro festa danzante si terrà a RisOrto, in via Bormio, alle h. 16.