La teoria del rasoio di Occam è un principio metodologico enunciato dal monaco inglese Guglielmo di Occam che asserisce come, a parità di elementi, la soluzione di un problema è quella più semplice e ragionevole.
È attorno a questo assunto, senza però interpretarlo alla lettera, che si sviluppa “Il rasoio di Occam”, spettacolo andato in scena nell’ambito della programmazione di gennaio della rassegna RiCrii, promossa a Lamezia Terme, nell’accogliente spazio del Tip teatro dalla compagnia Scenari Visibili, giunta quest’anno alla diciannovesima edizione.
Produzione della compagnia messinese Clan degli Attori, il testo è frutto dell’incontro drammaturgico tra Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò, che dello spettacolo cura anche la regia.
In scena tre uomini – Alessio Bonaffini, Tino Calabrò e Mauro Failla – alle prese con una realtà sempre sul punto di travolgerli. In una Sicilia dove il tempo sembra scorrere con ritmi tutti propri, in un negozio di barbiere di provincia caldo ed accogliente, luogo dove le vite di avventori si incrociano e vengono consegnate alle mani sapienti del barbiere, ascoltatore attento, i fatti del mondo arrivano attraverso una radio.
Anche al Sud, quindi, arriva l’eco di quanto accadde il 9 maggio 1978, data che ha cambiato la storia italiana, poiché quel giorno a Roma venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro. E nel palcoscenico della grande storia si innesta quella infinitamente piccola dei tre uomini, ciascuno con un passato da dimenticare e un futuro ancora da scrivere.
Appena sfiorata, la grande storia serve per entrare nella mente e nelle vite dei tre. Tutto quello che direttamente o trasversalmente li investe necessita di una spiegazione che arriva attraverso una narrazione densa, uno scambiarsi desideri nascosti e paure inconfessabili, tra le note delle ultime hit del periodo, che puntellano la narrazione, conferendogli un ritmo teso.
I tre si dimenano inconsapevolmente tra ciò che sembra e ciò che realmente è. Tutti parimenti distanti da quel mare che è a un passo, inafferrabile fantasma della vita e limes innanzi al quale arrendersi, tra tensione alla fuga e isolamento, sempre in bilico fra salvezza e trappola e un senso di frustrazione imperante.
Unico ponte possibile tra gli individui è la parola, atto politico per eccellenza, arredo dei luoghi disabitati dell’anima, grimaldello per operare quella scelta che però, per i nostri tre protagonisti, non arriva come la più semplice possibile, così come vorrebbe l’assunto di Occam, ma a cui si giunge tra sofferenza e dolore.
Ad accompagnare la narrazione le voci di Antonio Alveario, Ivan Giambirtone ed Elisabeth Agrillo, scenografie e scenotecnica di Franco Currò, aiuto regia Giusi Arimatea, costumi di Liliana Pispisa.
«Dopo le due repliche di “FOG” del Collettivo Mind The Step, con cui si è chiuso il 2021, è stata la volta di “Stay Hungry” di e con Angelo Campolo (Premio InBox) produzione DAF Teatro dell’Esatta Fantasia e del “Rasoio di Occam” del Clan degli Attori, due produzioni nate in riva allo stretto di Messina, a riprova di una scena assai prolifica – racconta Dario Natale, direttore artistico di Scenari Visibili, con cui facciamo il punto sulla rassegna RiCrii – Entrambe hanno visto una buona partecipazione di pubblico, buona se rivista alla luce del periodo che stiamo attraversando. Entrambe le compagnie hanno tenuto dei mini laboratori con gli allievi di KALT 8.0, ovvero del Cantiere Laboratorio Teatrale del Tip teatro, prima volta in diciotto edizioni di RiCrii che chiedo a tutte le compagnie di incontrare i praticanti teatro prima degli spettacoli, per quello che si sta rivelando un esperimento riuscito: si stabiliscono dei ponti, si diventa spettatori partecipanti e si arricchisce il proprio bagaglio. C’è sempre bisogno di nuove parole, di nuovi gesti».
RiCrii avrebbe dovuto proseguire con “Se Salissimo un Gradino” della compagnia Garbuggino Ventriglia, dopo il debutto a Teatri di Vetro, ma sarà spostato ad aprile. Arriverà quindi “Tabù, ho fatto colazione con il latte alle ginocchia” di Quotidiana.com, confermato per il 19 e 20 febbraio, in doppia replica.
La rassegna avrà poi la ripresa del “Vespro della Beata Vergine” di Antonio Tarantino il 26 febbraio, una produzione Scenari Visibili: «Uno spettacolo che accarezziamo, che continuiamo a nutrire – spiega Natale – Un lavoro che mi vede in scena alle prese con diversi personaggi, così diversi tra di loro da comporre un mosaico. Amo la scrittura di Tarantino; insieme a Mauro Lamanna ed Alessandro Rizzo abbiamo fatto un grande lavoro ed ora ci accingiamo a rivedere il disegno luci con Omar Scala».
Ha avuto una lunga gestazione: «Se si pensa che lo spettacolo doveva nascere a marzo 2020, poi rinviato a settembre e ripreso a maggio 2021, ci pare quasi un’opera eterna, uno specchio di vita, non a caso lo spettacolo sarà ospite a marzo di Mentre Vivevo, a Poggio Torriana (RI), la rassegna curata da Paola Vannoni e Roberto Scappin, che ringraziamo».
Il rasoio di Occam
Produzione Clan degli Attori
di Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò
regia Giovanni Maria Currò,
con Tino Calabro, Alessio Bonaffini e Mauro Failla
voci di Antonio Alveario, Ivan Giambirtone ed Elisabeth Agrillo
scenografie e scenotecnica Franco Currò
aiuto regia Giusi Arimatea
costumi Liliana Pispisa
audio e suoni Carmelo Galletta
grafica Cinzia Muscolino
foto di scena Giuseppe Contarini