L’aria di settembre lì è già piuttosto fredda e la necessità di coprirsi fa abbandonare totalmente l’ambiente estivo per entrare in un’atmosfera diversa, non troppo definita, a metà strada fra la montagna e la collina.
E’ questa la cornice della quinta edizione del Rural Indie Theatre, che si svolge parallelamente al Rural Indie Camp, alla sua nona edizione. Tre giorni di teatro e musica indipendente che invadono il paese rispettandone gli spazi, accompagnati da un’area ristoro e un’altra per campeggiare gratis, per chi arriva da fuori.
Una piccola ghirlanda luminosa corre tra gli alberi della piazzetta principale e ci fa capire subito che l’intento è quello di “portare qualcosa”, e non di sottrarre.
Il pubblico non è certo quello classico dei festival più ‘modaioli’, ci sono sì artisti di musica e teatro, ma la maggior parte degli spettatori sono proprio i giovani del paese con le loro famiglie che, per un fine settimana, possono assistere gratuitamente a brevi performance di giovani compagnie provenienti da altre regioni.
L’apertura del Camp 2013 è firmata dagli stessi organizzatori che portano in scena “Civediamoaldiperdì”, una produzione del Gruppo di Teatro Campestre con Elisabetta Granara, direttrice artistica del festival, Elisa Occhini e Sara Allevi.
Si tratta di uno spettacolo ironico e colorato, perfettamente in tema con il contesto del festival. A farla da padrone sono tre giovani attrici, preparate e divertenti, nei panni di cuoche dell’assurdo, intente a preparare un pasto indefinibile, nella cucina del Besame Mucho. Uno spunto per affrontare temi come l’alimentazione biologica e i prodotti a chilometri zero. Tant’è che lo spettacolo era già stato a Torino, ospite dell’edizione 2012 di Play with Food, che proprio sul cibo ha il suo focus.
“In un’epoca in cui la campagna è vista come paradiso perduto del benessere, gli spettatori scoprono che non ci sono regole certe per una vita sana” cita la presentazione dell’evento. In effetti è proprio così, la messa in scena è molto immediata, grandi tavoli da sagra fungono da quinte e un piazzato luci molto semplice ad enfatizzare la precaria condizione delle protagoniste.
Momenti di canto e ballo straniato, accompagnati dagli effetti speciali creati dall’uso assurdo di vecchi utensili da cucina, condiscono una narrazione intrisa di ricordi e citazioni varie. Il testo si avverte scritto a più mani e viene impreziosito dalla specialità del luogo.
La sala è pienissima e l’audience estremamente vario, ma le interpreti riescono a calamitare anche l’attenzione dei più piccoli, colpiti dalle tante gag a metà strada la clownerie e l’assurdo più puro.
La parte teatrale dell’Indie Camp riprende il giorno successivo con la breve performance di Andrea Benfante tratta dallo spettacolo “Le follie del varietà”. Il programma riporta “location a sorpresa” ed è, infatti, davvero insolita la parte di piazzetta del paese adattata a teatro. L’attore è all’interno di una casetta di lamiera, normalmente sede della pesca di beneficenza, aperta su di un lato verso il pubblico; le luci sono i neon bianchi della piccola struttura, tutto è immaginazione.
Il protagonista è presentatore ed interprete di due momenti di straordinario cabaret che, dopo una lenta partenza, ci accompagnano a ricordare prima Ettore Petrolini quindi Gastone, che di Petrolini è forse il personaggio più alto e difficile. Venti minuti in cui Benfante, malamente illuminato e privo di qualsiasi minima condizione teatrale, dà prova che si può fare del buon teatro anche senza niente. La sua tecnica molto precisa, la voce, il gesto, tutto funziona bene e contribuisce a costruire un gustoso trailer di una rappresentazione che si percepisce come complessa e divertente.
Nel campo di calcetto di San Bartolomeo va in scena “La seggiovia”, primo dei due “Piccoli Mondi” che i Fratelli Dalla Via, vincitori del Premio Scenario 2013, portano al Rural Indie dal loro piccolo paese di montagna nel vicentino. Lo spettacolo è un buffo estratto di vita di una località di provincia, spezzata in due dalla stagione sciistica, ma non troppo diverso da tutte le altre realtà di provincia italiane.
Sulla panchetta di una seggiovia, tra due personaggi assurdi e divertenti, si snocciola un ragionamento tanto complesso quanto banale sui luoghi comuni della vita di paese e sulla vita che sembra scorrere altrove. Anche in questo caso la scena è estremamente semplice, la panchetta di legno “vestita” a seggiovia stride con il verde dell’erba sintetica del campo da calcetto e con l’abbigliamento tipico da scii dei due protagonisti.
Il testo ha un ritmo serrato, aiutato dall’accentuata pronuncia veneta e dai molti rimbalzi di “parole tormentone” che tornano come un ritornello. E’ una prova di livello quella che i Fratelli Dalla Via regalano agli infreddoliti presenti, dove i meccanismi del comico scattano geometrici, non mancando di lasciare spunti di riflessione importanti.
Tirando le somme delle performance viste, il bilancio è positivo: notevole il livello degli artisti, originali le proposte e le location per un piccolo festival nell’entroterra genovese. Una piacevole sorpresa, insomma, scoprire a qualche chilometro dal mare una realtà così fertile, che riesce a portare al pubblico, gratuitamente, buone pillole di performance in una cornice familiare ed accogliente.