Salomè, la danza di madalena reversa tra eros e delirio

Salomè (ph: A. S. 10)
Salomè (ph: A. S. 10)

In prima assoluta a FOG (Milano Triennale), l’arte totale di Maria Alterno e Richard Pareschi disegna le coreografie metafisiche di Gloria Dorliguzzo

«Non ci sono dèi adesso / Ho passato notti, / Cercandoli dappertutto. / Non li ho trovati. / Li ho chiamati, / Non sono apparsi. / Penso che siano morti».

È un Oscar Wilde eccentrico e inquietante quello di “Salomé”, tragedia in un atto unico scritta in francese nel 1891. “Salomè” è al centro di un lavoro di danza, musica, luci e installazioni, portato in prima assoluta a Milano Triennale Teatro per FOG da madalena reversa.
Già un anno fa avevamo apprezzato in “Manfred”, tratto da Byron, il potenziale ipnotico di questa compagnia, fondata nel 2016 da Maria Alterno e Richard Pareschi.
Se “Manfred” faceva leva sulla voce e sul canto per proiettare lo spettatore verso un altrove indefinito, qui è la danza a imperversare, sulla scia del racconto biblico, specchio di un’umanità in rovina e di un impero in dissoluzione.

Cinismo, malizia e dolore. È una Gloria Dorliguzzo plumbea a dare corpo a “Salomè”, nascosta in una mise underground, felpa nera, shorts e stivaletti texani bassi. Quella di Dorliguzzo (l’avevamo incontrata nel “Terzo Reich” di Romeo Castellucci) è una danza lubrica e inebriante, narcotica e sfuggente.
Il delirio di questa cerimonia demoniaca è potenziato dalle atmosfere orfiche costruite da Alterno e Pareschi. La regia opera chirurgicamente, assecondando un’estetica spirituale, metafisica, al riparo da derive barocche.
Un buio pastoso invade la scena, pervasa da fumo caliginoso. Scie fredde di catene pendono dall’alto, in un rituale sadico che rimanda alla carcerazione di Iokanaan (Giovanni Battista), oggetto delle insane voglie di Salomè.
Al centro della scena, un paramento funebre, altare maligno, feticcio diabolico, traccia ossessiva della morte che pervade l’opera.
La musiche originali di Donato Di Trapani invadono la sala trasformata in tempio, con un viluppo di suoni disturbanti, stridori di cavi in cortocircuito, rombi, tuoni, scricchiolii, cigolii, ticchettii. La musica percuote e incalza, disarmonica e stordente.
I rumori spigolosi sono controcanto a una danza geometrica, metallica, via via nevrotica e convulsiva. È un climax senza soluzione di colpi. Le coreografie di Gloria Dorliguzzo sono grumo di spasmi, turbinio di linee rette multidirezionali.

Agonia, epilessia, concupiscenza. Il desiderio è energia generatrice che si fa carne con la notte. È sconvolgimento tellurico, frastuono di gorgogli. È sacrificio e istinto vitale.
Proprio mentre si confonde con la morte e deflagra negli abissi della coscienza, Salomè-Dorliguzzo, convulsa ed esitante, candida e marziale, crea un vortice di passione e piacere che non tollera limitazioni. Godimento e morte, vita e cecità, sono prodigio mentale che si esaurisce nel possesso violento e sanguinario, qui tradotto nei simboli di una maschera ferrea mandibolare, una mazza ferrata, poi un’arancia squarciata, lacerata, spremuta. Finché le mani aperte come tentacoli strappano il drappo funebre: diventano morsa che soffoca eros e agape; deflagrano nell’eterno connubio tra amore e morte.

Andrea Sanson alle luci disegna bagliori arancioni, lampi verdastri e squarci vitrei che non dissipano e neppure smussano il buio imperante. Illuminazioni estemporanee, flash onirici, coagulano un fluire indistinto di immagini frammentarie, che fanno da sfondo ai declivi lisergici del corpo della danzatrice.
Ma il vero viaggio di madalena reversa è quello ordito dai meandri dell’io. “Salomè” sviscera il binomio morte/bellezza ed elabora il lutto come coscienza di sé. È una discesa infernale, per esplorare e tradurre con nuovi voci poetiche i territori ignoti della psiche.
Una vertigine propiziata dalla contaminazione di teatro, danza, arti visive, performance, installazioni, suoni e luci. Un linguaggio visionario intriso di simboli e corrispondenze. Per attingere l’essenza insondabile della realtà. E cogliere il mistero dentro di noi, dando fiato all’inesprimibile.

Salomè
dall’opera di Oscar Wilde
ideazione e regia: Maria Alterno, Richard Pareschi
composizione coreografica e interpretazione: Gloria Dorliguzzo
musiche originali: Donato Di Trapani
disegno luci: Andrea Sanson
direzione tecnica e fonica: Francesco Vitaliti
realizzazione maschera di scena: Plastikart Studio di Zimmermann & Amoroso
progetto grafico: Federico Lupo
produzione: madalena reversa
in collaborazione con Motus VAGUE
coproduzione: Triennale Milano Teatro, TPE – Festival delle Colline Torinesi
con il sostegno di: C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche – ZUT!, Anagoor

durata 50’
applausi del pubblico: 2’

Visto a Milano, Triennale Teatro, il 24 febbraio 2024
Prima assoluta

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