In scena da domani anche al Teatro Gustavo Modena di Genova
Da “Nuvole barocche”, “Gioco di mano”, “Sul Confine” e “Idoli”, “Robe dell’Altro Mondo” e “Thanks for Vaselina”, uno degli spettacoli più importanti a nostro avviso della nuova drammaturgia italiana, ad “Animali da bar”, “Cous Cous Klan” e “Miracoli Metropolitani” del 2020. Questo è stato il percorso artistico di Gabriele Di Luca e della sua compagnia Carrozzeria Orfeo, sempre attraversato da un grande successo di pubblico, che, dal lontano 2007, abbiamo seguito fedelmente, un po’ per vicinanza, essendo nato a Varese, nostra città natale, per poi trasmigrare a Mantova, un po’ per simpatia reciproca, un po’ perchè ci interessava, come è successo per altre compagnie, seguirne passo passo l’evoluzione, per osservarne da vicino le direzioni e gli intendimenti.
Ed eccoci quindi ad assistere al loro ultimo lavoro, “Salveremo il mondo prima dell’alba”, e ci commuove farlo a Varese, dove tutto è cominciato, almeno nel nostro rapporto di sguardo reciproco.
Anche senza averlo saputo, quello che ci si pone davanti ci arriva subito come una scrittura che avremmo subito riconosciuto, anche se ci colpisce il fatto che il mondo che abbiamo davanti, sia apparentemente molto diverso da quelli delle ultime creazioni.
Carrozzeria Orfeo ci aveva infatti abituato a periferie urbane, a mondi che pullulano di misera, di putridume, sempre metafora del disfacimento di tutta la nostra società, anche se, alla fine, attraverso un monologo, la creazione era capace di donarci un piccolo sentimento di speranza.
Qui i personaggi che abbiamo davanti non sono invece tutti miseri, anzi il loro portafoglio, almeno per alcuni, parrebbe pieno di denari, ma le loro vite sono funestate da dipendenze di vario genere: affettive, sessuali, da lavoro, dall’abuso di psicofarmaci… E’ per questo che hanno scelto volontariamente di essere reclusi in una clinica di riabilitazione di lusso, situata nientemeno che su un satellite nello spazio, da cui, nella bella scenografia lignea di Lucio Diana che contiene anche due piccoli ambienti per la sauna e per le cyclette, si può anche ammirare da lontano il pianeta Terra in cui, noi comuni mortali, viviamo (le creazioni video sono di Igor Biddau).
Piano piano ne facciamo conoscenza: c’è una coppia gay formata da uno scaltro imprenditore di farine biologiche, Omar (Sergio Romano), che ha lasciato moglie e figlia sulla Terra, e dal suo compagno, il tenero Patrizio (Roberto Serpi), che vorrebbe tanto adottare un figlio. Poi William (Ivan Zerbinati), malevolo capitalista impegnato, giorno e notte, a creare, senza scrupolo alcuno, fake news, con a seguito il suo domestico (spesso negli spettacoli di Di Luca è presente un personaggio extracomunitario) in questo caso bengalese, Nat (Sebastiano Bronzato), con un braccio finto e appassionato studioso di etologia. Infine c’è Jasmine (Alice Giroldini), una popstar ninfomane in profonda crisi perché tradita sia dal produttore-compagno che dalla madre, amante di lui.
Come sempre Carrozzeria Orfeo offre un bel campionario di umanità su cui porre la lente di ingrandimento per analizzare le contraddizioni dell’essere umano nella sua totalità.
Ad aiutarli c’è un coach, l’autoironico Massimiliano Setti, preso da una sincera voglia – nonostante tutto – di cambiare i suoi lacerati pazienti. Ogni dipendenza è infatti un’inconscia forma di riparazione: riparazione di una ferita profonda che ci ha lacerato nella nostra intimità e che probabilmente non guarirà mai…
Lo stile messo in atto è, per molti versi, lo stesso degli spettacoli precedenti, ridondante e prodigo di parole e situazioni, al limite dell’irragionevole, ma unico e prezioso nel panorama della scena italiana nella sua straripante mescolanza di segni e direzioni. Una scena che vive dello stereotipo portato all’estremo, tanto da diventare paradosso, e con improvvisi slanci di poesia, interrotti spesso da una battuta ironica e fulminante tesa a spezzarne la retorica.
In questo contesto si innerva una drammaturgia che si amplia a dismisura per evidenziare, come nelle creazioni precedenti, in ripetizione, le storture della società e del mondo in cui viviamo.
Vi è però, in questo ampliamento, senza nessun accento didascalico, un nuovo e sentito senso di pietà e condivisione per i personaggi più deboli, a cominciare da Jasmine e Nat, che rimarranno da soli sull’astronave per continuare la nostra stirpe, e Patrizio che, attraverso il suo rinnovato amore per Omar, si lascerà andare con lui nell’infinito.
Tutto lo spettacolo, che si è avvalso anche della consulenza di Andrea Colamedici/TLON che ne ha plasmato i vari riferimenti filosofici che ne arricchiscono il senso, si chiude stavolta non con un monologo ottimista, ma con una sottile speranza, rappresentate da piccole mele rosse spuntate su un albero bonsai, sempre presente e accudito sulla scena.
Nel contempo fanno capolino, spesso corroborati dal controsenso, molti temi, dal femminismo al cambiamento climatico, dallo sfruttamento dei paesi Terzo Mondo sino all’invasiva egemonia dei social media, che portano a credere a ciò che non è poi del tutto vero.
Uno spettacolo di due ore e mezzo portato in scena da eccellenti attori, attraverso una drammaturgia sempre scoppiettante e prodiga di riferimenti importanti che, tuttavia, secondo noi, andrebbe forse maggiormente amalgamata, sfrondandone le eccessive ridondanze tematiche per poter arrivare, ancora di più e con maggior intensità, allo spettatore.
In scena al Teatro Gustavo Modena di Genova da domani, 20 febbraio, fino al 3 marzo.
Salveremo il mondo prima dell’alba
di Carrozzeria Orfeo
drammaturgia Gabriele Di Luca – regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
consulenza filosofica Andrea Colamedici – Tlon
con Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati
costumi Stefania Cempini | scenografia e luci Lucio Diana | musiche originali Massimiliano Setti
produzione Marche Teatro, Teatro Nazionale di Genova, Teatro dell’Elfo, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini in collaborazione con Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale”
Visto a Varese, Teatro di Varese, il 31 gennaio 2024
Personalmente non mi è piaciuto e non credo di essere il solo visto che tante persone sono andate via dopo i primi minuti o al termine del primo atto.
Ho trovato la trama un po’ surreale con forzature di cui si poteva fare a meno e un’accelerazione finale dopo due ore di lentezza esasperante.
Terminate le repliche romane, con il tutto esaurito, aggiunta di sedie, commenti meravigliosi da parte dei protagonisti del mondo del teatro, del cinema e del giornalismo. Ci sono spettacoli che piacciono e altri che non piacciono (personalmente non mi sono piaciuti tanti spettacoli pluripremiati!). La critica non ignora Carrozzeria Orfeo, anzi, tantissime le recensioni uscite e molto buone. Con grande rispetto anche per quelle meno buone quando scritte con competenza, onestà di scrittura e quel piacere di addentrarsi nella complessità di lettura e smontaggio di uno spettacolo. Lo scrivo perchè è un peccato che venga riportato un solo commento negativo quando lo spettacolo sta riscuotendo ovunque grandissimo successo. Le battute possono divertire (o far pensare?), oppure no, ma scrivere che sono razziste, mi sembra troppo… Raffaella Ilari, ufficio stampa Carrozzeria Orfeo
Seguo Carrozzeria Orfeo da diversi anni e anche questa volta sono riusciti a sorprendermi e ad attivare importanti e profonde riflessioni sulla realtà che alimentiamo ogni giorno persi nella non presenza. “Salveremo il mondo prima dell’alba” non permette di restare indifferenti, toglie bende, apre occhi e cuori e lo fa con lo stile inconfondibile e direi unico di Carrozzeria: come spettatrice mi sono trovata in bilico tra una lacrima ed una risata, presente come mai a ciò che quello che ascoltavo innescava in me. Una resa dei conti con la realtà impossibile da schivare. Per questo ringrazio quel genio visionario di Gabriele e mi congratulo con la compagnia che ha dato voce a tutto questo con grande professionalità, autenticità e leggerezza anche dove il peso della verità spingeva e pulsava. Quanto cuore ho incontrato, quanta appartenenza. Grazie, vi aspetto ancora ancora ed ancora nei Teatri … in attesa dell’alba. Simona
Mi sono sentita estremamente a disagio durante lo spettacolo, rigirandomi in testa una serie di luoghi comuni e di battute razziste che mi sono state lanciate davanti agli occhi e alle orecchie… E me ne sono andata amareggiata e tristemente arrabbiata.
L’accento grossolanamente del Bangladesh di un personaggio che interpreta il servo, viene deriso e picchiato, e accumula storie sulla miseria e l’insalubrità nel suo paese d’origine. Lo scherzo sul genocidio degli ebrei nei campi di sterminio nazisti. Un personaggio che si sveglia pensando di essere stato stuprato e non è preso sul serio (sì, anche un uomo può essere stuprato!).
Gli sceneggiatori forse pensano di essere anticonformisti pensando di scioccare il “politically correct”, di “deridere la religione o il contrasto tra ricchi e poveri”. Sfortunatamente, è esattamente il contrario di ciò che fanno: si prendono gioco delle vittime e si schierano quindi dalla parte dei carnefici, davanti un pubblico principalmente italiano, bianco, in un paese dove il fascismo è una realtà contemporanea, dove non viene fatto alcuno sforzo per l’integrazione degli stranieri non europei e dove la cultura dello stupro è presente quotidianamente.
(E oltre al razzismo effettivo delle battute, nemmeno sono divertenti! Se ci si pensa, queste prese in giro sulla povertà, sui poveri che si ribellano contro i ricchi, sullo stupro, sull’olocausto, che rappresentano il 90% dell’umorismo della pièce, sono già viste e riviste… Ci sono ancora persone razziste che ridono di questo?)
Gentile Iris,
non credo ci sia possibilità di dialogo con una persona che rivolgendosi ad una piece teatrale parla di “sceneggiatori”. Quindi depongo preventivamente le armi e le comunico ufficialmente che ha vinto Lei. Cordiali Saluti
Lo so Simonetta il Teatro dì Carrozzeria Orfeo è, è stato e sempre sarà divisivo,c’è chi lo odia come te e la mia amica che ho portato a Varese e chi lo ama riempiendo ogni volta a dismisura i teatri .Ma è un teatro unico in Italia con uno stile molto particolare che ho cercato di spiegare . La critica lo ignora ma loro caparbiamente lo portano avanti con i loro paradossi . Grazie del tuo pensiero.
Gentile Mario,
la critica ci odia,
la critica ci ama,
la critica ci critica,
la critica ci osanna,
di certo non ci ignora.
Lo dimostra la tua recensione e le oltre 50 che sono uscite in questi due mesi di tournée.
Cordiali saluti
Salviamo il teatro da spettacoli come questo!
Temi importanti affrontati con una pseudocomicità da quattro soldi.
Un testo che riduce la prosa italiana ad un livello molto basso.
Un occasione persa
Gentile Simonetta,
dopo tutto questo livore quell’apostrofo finale era peró proprio indispensabile… altrimenti perde tutto di credibilità.
Cordiali saluti