Nell’oscurità della Sala Petrassi, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, entra in scena un primo performer che con grande naturalezza inizia a camminare sul palco. Poco più di un’ombra che si definisce con gradualità, nella drammaturgia di un silenzio metafisico interrotto dal rumore di altri passi che comunicano un’esigenza diversa. Quasi come un controcanto, un disegno sovrapposto.
La lentezza, la solitudine artistica da un lato e la fretta degli spettatori in ritardo nel raggiungere la propria poltrona dall’altro. Ritorna il silenzio e la sospensione del vuoto.
Una condizione di partenza necessaria per entrare nel meccanismo di “Set of Sets”. Un’opera che, in prima nazionale, impreziosisce la programmazione della XXXVI edizione di Romaeuropa Festival.
Riconosciuta come miglior coreografia e performance al XXI Premis de la Crítica de les Arts Escèniques 2018, ha vinto anche il premio Ciutat de Barcelona nel 2019. Porta le firme di Guy Nader e Maria Campos. Libanese lui, spagnola lei. Lavorano insieme dal 2006, di base a Barcellona.
A passi sicuri e consapevoli, entrano gradualmente gli altri sei performer. Cinque danzatori e due danzatrici in tutto, per ultimo Miguel Marín. E’ lui l’uomo che ha il compito di creare un muro di suono. Anche l’energia della musica dal vivo è figlia di quel silenzio. Non inizia e non è un elemento presente da subito. Sette corpi con altrettante morfologie diverse disegnano un’infinità di passi, circonferenze precise, simmetrie e parallelismi.
Nella fase iniziale esplorano e delimitano lo spazio scenico, in una dimensione prospettica, a destra e a sinistra, come due emisferi cerebrali. La linea di confine viene superata soltanto dopo che si è stabilito il contatto visivo tra i sette performer. Quella connessione di sguardi basta per cambiare i paradigmi di controllo, la postura e i movimenti, e inizia così un viaggio nel tempo, a ritmo di musica elettronica e percussioni.
Il linguaggio coreografico di Guy Nader e Maria Campos in “Set of Sets” è estremamente preciso nella produzione e rielaborazione di immagini, luoghi della memoria e tempi narrativi. Danza e corpo sono armonizzati come in una sinfonia all’interno della quale è possibile cogliere ogni singola sfumatura: la delicatezza e la forza; la fisicità e il rigore coreografico; il controllo dello spazio interno in direzione di quello esterno.
Alcune domande prendono forma, cristalline come bolle di sapone.
Come è possibile rendere visibile, riconoscibile, un concetto astratto come il tempo? Come lo viviamo (o lo subiamo) nella nostra memoria?
Ogni elemento in scena riconduce alla ciclicità del tempo. L’alternanza della luce e del buio. L’inerzia e i movimenti dinamici. Sembra quasi di rimuovere il fondello della cassa di un orologio per capire i meccanismi che si verificano al suo interno. Analizzare e studiarne il movimento significa percepire il freddo dell’acciaio, il funzionamento delle ruote, del bilanciere, della massa oscillante. Senza dimenticare che quello strumento di misurazione del tempo stringe il polso di un uomo o una donna. Di un essere vivente che, in un arco di tempo definito, nelle coordinate dello spazio, nasce, cresce e muore.
La danza e lo stile coreografico di Guy Nader e Maria Campos è (anche) un sistema esatto. La precisione nel gesto genera immagini simboliche. Un esercizio continuo e costante basato su circolarità e ripetizione che spinge gli spettatori verso la concettualizzazione di un’idea. Ogni ripetizione è contemporaneamente una variazione. Ogni movimento, acrobazia, gesto singolo o partiture di gruppo assumono significati, forza ed interesse nel momento preciso in cui si sviluppano.
Un altro elemento costitutivo importante, centrale, dello spettacolo è la sezione musicale. La composizione dal vivo di Miguel Marín è la sorgente di energia mediante cui si realizza un’intesa organica e omogenea tra i linguaggi.
L’ottica, l’estetica e la poetica di Nader & Campos è quella di realizzare concretamente, coreograficamente, un continuum spazio-temporale, amplificato e messo in risalto dal disegno delle luci di Yaron Abulafia, dai costumi e dalle scelte di abbinamenti cromatici (nero, grigio, verde petrolio, verde bottiglia) di Anna Ribera, che evidenziano l’elemento scenografico centrale, total white, fino a creare un flusso di esperienze sensibili.
Guy Nader e Maria Campos, da quando hanno fondato la loro compagnia, GN | MC, hanno continuato a rinnovare il loro linguaggio artistico esplorando ed attraversando danza contemporanea, contact improvisation, acrobazie e arti marziali. Una danza fisicamente intensa e potente la loro, la cui ricerca, il cui campo d’indagine verte sui limiti dei corpi dei danzatori. E che mette in luce la forza fisica e la resistenza, ma anche la delicatezza e la vulnerabilità dell’animo umano. La spinta propulsiva della rivoluzione intesa come una possibilità di superare la forza di gravità, la tenacia e la resistenza nel combattere per vincere i mostri generati dalla nostra mente, i limiti umani e le paure.
SET OF SETS
Ideazione e sviluppo: GN|MC (Guy Nader e Maria Campos)
Regia: Guy Nader
Creazione/performance: Maria Campos, Guy Nader, Noé Ferey (Lisard Tranis), Patricia Hastewell (Clementine Telesfort), Alfonso Aguilar (Csaba Varga), Tina Halford (Roser Tutusaus), Héctor Plaza (Tom Weksler)
Musica: Miguel Marín
Luci: Yaron Abulafia
Direzione tecnica: Albert Glas
Costumi: Anna Ribera
Consulenza artistica: Alexis Eupierre
Assistenza alle prove: Tanja Skok
Produzione: Raqscene, Elclimamola
Coproduzione: Mercat de les Flors, Festival Sismògraf, Julidans Festival
Supporto: Graner, La Caldera, Les Brigittines-Centre d’Art contemporain du Mouvement de la Ville de Bruxelles
Collaborazione: Departament de Cultura – Generalitat de Catalunya, Ministerio de Cultura y Deporte/INAEM, AC/E (PICE)
Durata: 60’
Visto a Roma, Auditorium Parco della Musica, il
Prima nazionale