Siete tutti pazzi! Percorsi e deliri all’Out Off di Milano

Prodigiosi deliri
Prodigiosi deliri
Mulas e Salas in Prodigiosi deliri
I confini di un palcoscenico si allargano per incontrare la psichiatria, la filosofia, l’arte e la letteratura. Così succede che una sperimentazione drammaturgica, nata dalla rielaborazione di due casi simbolo della psicanalisi moderna, diventi occasione per approfondire un tema, quello delle alterazioni psichiche, da diverse angolazioni, coinvolgendo a teatro anche un pubblico non tradizionale.

È da questo intendo che nasce “Prodigiosi deliri”, scritto a più mani da Lorenzo Loris, Roberto Traverso, Mario Sala e Patrizia Zappa Mulas, per la regia dello stesso Loris, e interpretato da Mario Sala e Patrizia Zappa Mulas.

Due monologhi sulla stessa essenziale scena: una lavagna, una sedia con scrittoio e uno schermo su cui campeggia una breve descrizione delle due vicende. Su questo sfondo vanno in scena i due deliri dei protagonisti, prima quello di Daniel Paul Schreber, poi di Ellen West.
Il primo ispirò la teoria della paranoia di Freud, la seconda, affetta da isterismo e da diverse patologie alimentari, concluse la propria esistenza con il suicidio, accompagnata da un silenzio assenso del proprio medico Biswagner, aprendo le strade all’eutanasia.

L’attualità delle vicende ha spinto la produzione dell’Out Off ad affiancare performance ed incontri sulla follia allo spettacolo.

Il martedì è toccato a personaggi della psichiatria, della psicanalisi e della filosofia dibattere dei due casi, facendo avvicendare sul palco del teatro di via Mac Mahon, Leo Nahon, primario di psichiatria al Niguarda, Franca Brenna, Giorgio Landoni, Sergio Contardi e Giovanni Sias, psicanalisti del movimento Nodi Freudiani, e i docenti di Filosofia Stefano Moriggi e Federico Leoni.
Ogni sabato, invece, dopo lo spettacolo, Giorgio Fabbris, attore e artista vicentino, ha portato in scena le sue Verbigerazioni/improvvisazioni, dedicate a personaggi del mondo dell’arte, da Carlo Zinelli a Marcel Duchamp e Ligabue.
La domenica, dedicata alla letteratura, ha visto artisti del calibro di Laura Marinoni, Luca Ronconi, Carlo Cecchi e Rocco Papaleo commentare e leggere brani da classici che hanno come tema la follia.

Per conoscere meglio i retroscena di questa proposta teatrale milanese abbiamo fatto qualche domanda in più a uno dei protagonisti, il regista Lorenzo Loris.

Da cosa nasce uno spettacolo teatrale sulla follia basato su due casi clinici?
Ho sempre subito il fascino del tema della follia, ma non avevo ancora avuto occasione di indagare questo territorio teatralmente, quando circa un anno fa, Alberica Archinto, che ha diretto e organizzato la rassegna “Stanze –  esperienze di  teatro d’appartamento”, mi chiese di lavorare con Mario Sala. Fu lui a propormi la lettura de” Il caso Shereber” di Freud. Ne venne fuori un intenso monologo, scritto a più mani. L’esperienza si rivelò soddisfacente, e volendo portare avanti il progetto ci siamo serviti della consulenza dello psichiatra Stefano Mistura, che citò una serie di casi tra cui quello di Ellen West.
Entrambi hanno lasciato testimonianza diretta della loro sofferenza, e mi piaceva l’idea di poter dar voce alla loro follia.

Perché programmare una serie di eventi collaterali allo spettacolo?

L’idea è quella di un’operazione in cui lo spettacolo teatrale diventa la spina dorsale attorno a cui si svolgono eventi culturali di rilievo. Abbiamo invitato psichiatri, filosofi, e arricchito la proposta teatrale con le improvvisazioni di Giorgio Fabbris e le letture di attori la domenica.

Tre settimane di indagine sulla follia da diverse angolazioni: teatro, psichiatria, arte. Cosa le rimane di questa esperienza?
Sicuramente è un percorso ancora da scoprire ed indagare. Avere contatti con personalità provenienti da altri settori, come la medicina e la filosofia, è stato molto stimolante. Anche il lavoro con gli attori, Mario Sala e Patrizia Zappa Mulas si rinnova ogni sera sul palco, con un continuo  rimaneggiamento della drammaturgia.
 

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