Solaris. Andrea De Rosa porta in scena il mondo distopico di Lem

Solaris (photo: Federico Pitto)
Solaris (photo: Federico Pitto)

Erano gli inizi degli anni Sessanta quando Stanislaw Lem scrisse “Solaris”. Un decennio più tardi il romanzo diventerà un film diretto da Andrej Tarkovskij, Grand Prix Speciale della Giuria al 25° Festival di Cannes, e caposaldo di quel genere catalogato come fantascienza.

Il lavoro teatrale di Andrea De Rosa, pronto per il ritorno del pubblico nelle sale teatrali, conserva la complessità del libro e la spettacolarità scenografica del cinema.
Il regista viene colpito dalle pagine di Lem durante la quarantena. In particolare lo interessa il capovolgimento di ruoli rispetto alla contemporaneità vissuta: “Mi aveva molto colpito questa idea che gli esseri umani potessero essere il virus – afferma – e che il pianeta fosse costretto a reagire e a difendersi dalla loro invasione. In “Solaris” il pianeta è il vero protagonista, percepito come essere vivente che, attraverso il suo immenso oceano, cerca di comunicare con gli uomini attraverso i loro desideri, che riesce a materializzare sotto forma di fantasmi”.
Un cambio di prospettiva notevole che non può non fare pensare, mentre si guarda lo spettacolo, alla nostra pandemia.

Per questa prima nazionale, la sala all’italiana del teatro Modena di Genova è svuotata quasi integralmente delle poltrone. Restano solo poche file sul fondo. La scena occupa interamente il palco e tre quarti di platea. Il pubblico diventa ancor più un voyeur che spia la stazione spaziale dal buio dei palchetti.
Un grande piano inclinato enfatizza le linee di fuga e la prospettiva, collegando materialmente l’ingresso della stazione spaziale, posto in alto, sul palcoscenico, con gli interni, allestiti al posto delle poltroncine. La porta di accesso è un enorme schermo luminoso rotondo che, sostenuto da diverse funi, si alza e si abbassa meccanicamente.

E’ proprio con lo sblocco di questo portellone che inizia la storia. Ad arrivare è la protagonista, originariamente maschile, nel più classico degli ingressi fantascientifici. Si tratta della psicoterapeuta Kelvin, Federica Rossellini, giunta fin qui perché non ha più ricevuto notizie di quanto sta succedendo a bordo. La dottoressa è vestita con una tuta da astronauta della quale si libera immediatamente.
La situazione è critica. I due superstiti, Sandra Toffolatti e Warner Waas, hanno perso un loro compagno, il dottor Gibarian, che comparirà in video nel corpo e nella voce di Umberto Orsini.
Ma è solo l’inizio.
A creare scompiglio è proprio Solaris che inizia a far apparire i suoi fantasmi. Giulia Mazzarino veste così i panni di uno dei ricordi più profondi della vita di Kelvin. A nulla servono le stanche raccomandazioni degli altri due abitanti della stazione spaziale, la psicologa è ormai preda del pianeta.

Intorno domina il buio, interrotto solo dagli splendidi orizzonti spaziali proiettati dallo schermo.
La ricerca identitaria dei tre personaggi, fra sogni e paure, è espressa con intensità dalla regia di De Rosa e dalla traduzione di Monica Capuani che mette mano all’adattamento teatrale di David Greig.
Lo spettacolo, produzione del Teatro Nazionale di Genova e del Teatro di Napoli, risulta a tratti un po’ lento a causa di alcuni ingranaggi scenici da oliare con le repliche.
Resta la bellezza inaspettata di portare in teatro qualcosa che, nel nostro immaginario, vive altrove.

Solaris
di David Greig
tratto dall’omonimo romanzo di Stanislaw Lem
Produzione TEATRO NAZIONALE DI GENOVA, TEATRO DI NAPOLI TEATRO NAZIONALE
Traduzione Monica Capuani
Regia Andrea De Rosa
Interpreti: Federica Rosellini, Giulia Mazzarino, Sandra Toffolatti, Werner Waas
e Umberto Orsini in video
Scena e costumi Simone Mannino
Luci e fotografia Pasquale Mari
Progetto sonoro G.U.P. Alcaro
Video D-Wok
Assistente alla regia Thea Dellavalle
Assistente alla scena Giuliana Di Gregorio

Cast tecnico
direttore di scena Fabrizio Montalto
macchinista Salvatore Arena
elettricista Gianni Grasso
operatore video Luca Nasciuti
fonici Edoardo Ambrosio, Giovanni Marinaro
sarta Irene Barillari
ufficio produzione Nadia Fauzia

Durata: 1h 15′
Applausi del pubblico: 2′ 03”

Visto a Genova, Teatro Gustavo Modena. il 30 aprile 2021
Prima nazionale

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