Sophie Scholl e La Rosa Bianca. Morire per delle idee

Sophie21 (photo: Michele Della Guardia)
Sophie21 (photo: Michele Della Guardia)
Sophie21 (photo: Michele Della Guardia)
Un altro appuntamento al femminile nel calendario di “Quante storie in giro…” a cura di Nasca Teatri di Terra presso il Caffè Letterario di Lecce. Presentato in prima nazionale al Teatro San Genesio di Roma poco più di una settimana prima di arrivare in Salento, “Sophie21”, di e con Alessandra Della Guardia, era già andato in scena come primo studio nell’ambito di ArgotOff.

Il progetto nasce, nell’intenzione della brava attrice romana, dalla visione del film “La Rosa Bianca – Sophie Scholl” di Marc Rothemund, e cresce nel desiderio di conoscere la poco nota storia di questa studentessa tedesca morta per avere perseguito un ideale. Una ricerca che ancora continua nell’attualità, nel confronto con altre vicende umane di individui che non hanno paura di morire per quello in cui credono davvero, dalla Germania nazista alla recente primavera araba.

La drammaturgia esce dal buio con la voce della protagonista: “Monaco 1943, una ragazza ventunenne appartenente a un piccolo gruppo di resistenza sacrifica la sua vita. Arrestata dalla Gestapo è processata e ghigliottinata”. E mentre alcune interviste raccolte fra ventenni italiani raccontano quotidiane ordinarietà, una figura anonima ma non ordinaria entra in scena con una torcia, la accende e inizia ad illuminare le persone e le cose. Indossa un cardigan rosso uguale a quello che indossava la Sophie del film del 2005, impossibile non riconoscerlo. Sul fondale la planimetria dell’università, un volantino e la parola libertà accanto ad un divieto di svastica ed un abbasso Hitler. L’ultima domanda agli intervistati “Moriresti oggi per qualcosa?” crea il silenzio dell’inizio.

Alessandra parla per Sophia Magdalena Scholl delle cose che ama, il calore, la terra, la luce del sole, il vento che è talmente forte a volte da tenerla in piedi, la musica, ma anche dell’umore nero, talvolta, quando c’è la neve, che solo Fritz, quando torna dal fronte, riesce a dipanare. Canta muta il motivo de “La Rosa Bianca”, Sophie, mentre legge a se stessa una lettera indirizzata al padre in carcere, della promessa di passare presto vicino alle sue finestre, dove intonerà quella melodia: “I tuoi pensieri sono liberi”. E lo rassicura, anche, che non intende farsi vincere dalle stazioni radio “ideologicamente pure” e che lei, la musica di Billie Holiday, continuerà ad ascoltarla perché le riscalda il cuore. Intona “Sugar” mentre raccoglie sorridente le carte che sono sparse sul pavimento e le sistema nella valigetta ma, mentre indossa il soprabito che la renderà non identificabile, qualcosa non funziona come dovrebbe e, all’arrivo della polizia, le sirene trasformano la musica del cuore in musica di morte. È la coreografia dell’arresto sulle note di “Bela Lugosi’s dead” dei Bauhaus.

L’interrogatorio inchioda l’attenzione e quasi stregano questi momenti di pura recitazione, in cui le battute del dialogo con il signor Mohr diventano un crescendo di attestazione. Tiene la testa alta Sophie e moltiplica le torce, in un tentativo estremo di acclarare la verità, ma nulla le viene riconosciuto, neanche i 99 giorni in attesa dell’esecuzione. Solo da fumare. E mentre diventa donna in una manciata di secondi, la luce azzurra che sale dalle torce allineate sul pavimento sembra quasi un memoriale per le vittime dei campi, quei campi di cui nessuno doveva sapere. Esplode la rabbia e Sophie non perde il tempo che le resta: accartoccia la sentenza, lascia andare l’angoscia e recita il suo credo, distribuisce volantini al pubblico e chiede di diffonderli, canta “La Rosa Bianca” della poesia di Jose Marti musicata da Sergio Endrigo e accende la sigaretta.

SOPHIE21
di e con Alessandra Della Guardia
durata: 37’applausi del pubblico: 1′

Visto a Lecce, Caffè Letterario, il 7 marzo 2012


 

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