Only You. Da Antonio Viganò la storia di una Giulietta dalla libertà soffocata

Only you
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Only you (photo: toscanaspettacolo.com)

Scena da festa paesana. E’ questa la sensazione che riporta immediatamente alle festività vissute nell’infanzia, complici un’imponente luminaria, un tavolo con dei giochi e un albero della cuccagna che sembrano trasformare lo spettatore in invitato.

Lo spettacolo concentra l’attenzione sul personaggio di Giulietta, vittima di una condizione di sudditanza resa ancora più esplicita perché rappresentata come una bambola incapace di reagire (proprio come quella presente sul tavolo e distrutta a bastonate dal padre della ragazza) e contornata dalle angherie di chi la manipola.
Un’accesa guerra generazionale tra una Giulietta adolescente e la famiglia (che per usi e costumi richiama alla cultura popolare siciliana e al modus operandi della mafia) la costringe a sposare un uomo che non ama.
Toccante il modo in cui la ragazza cerca di difendere i propri diritti e il suo amore in vani tentativi d’imporsi.

Lo scontro fra le eterne famiglie rivali di Montecchi e Capuleti, molto presente nell’originale, qua è sfumato, quasi impercettibile. La frenesia generale causata dal matrimonio e la rabbia di Giulietta si materializzano a livello sonoro e visivo in una marcia militare compiuta dalla ragazza attorno a quel palo che dovrebbe divertire, mentre l’adorata balia che già cuce l’abito da nozze cerca di farla ragionare. Ma Giulietta non ci sta ed è per questo che verrà sbattuta con violenza contro un muro, rimproverata per la sfacciataggine di rifiutare un matrimonio “conveniente” e frustata proprio con quell’abito bianco fino allo svenimento.

Per Antonio Viganò lo spettacolo è un pretesto per scrivere una nuova storia: “Una ragazza che vorrebbe ribellarsi alle regole che le sono state imposte, che vorrebbe far valere il proprio diritto di parola nella società e soprattutto con i famigliari, ma la parola le è tolta, le è impedita, proprio dalla sua famiglia che, nel disperato tentativo di regalarle una vita felice e serena, una felicità e una serenità stabilite secondo il desiderio e l’immaginario del padre e della madre della ragazza, le impongono ciò che lei non vuole, un matrimonio con un uomo che non ama, la costringono a tacere, a trasformarsi in una docile bambolina nelle loro mani, annullano la sua volontà, fino a fagocitarla”.
Un’ulteriore lotta, vana, contro leggi, costumi e opportunismi.

Dall’altra parte c’è lui, Romeo: sognatore sulle note dalla canzone Only you, indossa quasi sempre un cappuccio decorato di nuvole bianche che gli cela insieme il viso e l’esistenza. Ed incapace, come gli altri, di condividere il malessere interiore che devasta la ragazza.
Originale la scena del balcone, totalmente sovvertita. Romeo viene posto in alto, abbracciato a una pertica quasi volesse sfuggire al contatto fisico con la ragazza, mentre una Giulietta, in basso, dichiara il proprio amore a una persona che mostra visibilmente di non conoscere affatto.
Giulietta viene così abbandonata a se stessa. E di quel vuoto lo spettatore si sente quasi colpevole, avendo anch’egli assistito impotente alla fine della ragazza.
L’indifferenza verso Giulietta è sottolineata da un pubblico di invitati al matrimonio che su di lei posano uno sguardo incessante ma lontano, troppo impegnati ad ingozzarsi avidamente di pasticcini.
Il banchetto nuziale si trasforma così in un talamo di morte: chi doveva capirla e sostenerla si rileva invece il suo primo carnefice. Bestie fameliche si avventano su Giulietta, ingurgitandone il corpo e la poca autostima rimasta, sotto gli occhi di un Romeo che, dall’alto, ammira vigliaccamente la scena, innamorato solo – forse – dell’idea dell’amore.

ONLY YOU
liberamente tratto da Romeo e Giulietta
di William Shakespeare
regia: Antonio Viganò
con: Alessandro Marinelli, Chiara Cicognani, Massimiliano De Simone, Melissa Conigli, Romina Marfoglia, Stefano Leva, Valentina Impiglia, Alberto Guiducci
disegno luci: Flavio Urbinati
durata: 45’
applausi del pubblico: 30’’

Visto a Pisa, Teatro Sant’Andrea, il 25 ottobre 2008

Teatri di Confine

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