Superpaesaggio di Ratti, Faravelli e Malatesta: voce di uno scenario periferico

Photo: Lorenza Daverio
Photo: Lorenza Daverio

A Fog (Triennale di Milano), in collaborazione con Terzo Paesaggio e miart, un percorso extraurbano di mappatura dei suoni intorno all’abbazia di Chiaravalle

Di attraversamenti nel paesaggio – urbano o naturale – è pieno il teatro 2.0. “Superpaesaggio” di Nicola Ratti, Attila Faravelli ed Enrico Malatesta è un lavoro che si distingue perché mira alla sonorizzazione degli spazi e alla valorizzazione acustica di una natura e di un ambiente urbano ordinari, pertanto sottovalutati.

Siamo a Chiaravalle, periferia sud di Milano, in un borgo antico ancora semiabitato ai bordi della città, nato intorno alla famosa abbazia cistercense fondata da San Bernardo nel XII secolo.
Lungo la gora che irriga i campi, da secoli strappati alle paludi e alla malaria, ci ritroviamo in una ventina di persone. Placidamente ci muoviamo attraverso luoghi marginali, dove la presenza umana è effimera e i cani cercano spazi per correre all’aria aperta.

Siamo all’interno di Fog, festival di arti performative della Triennale.
“Superpaesaggio” nasce in collaborazione con miart, fiera internazionale d’arte contemporanea, e con Terzo Paesaggio, progetto di rigenerazione urbana a base culturale.
È un tiepido tardo pomeriggio di metà aprile. La primavera regala timidi bagliori di luce prima di calare verso il tramonto. Le campane della vicina abbazia indicano l’ora dei vespri. Le scie degli aerei, decollati dal vicino aeroporto di Linate, solcano il cielo azzurro che volge all’imbrunire. Spazi banali, quasi invisibili, si sonorizzano attraverso la mappatura sonora di Ratti, Faravelli e Malatesta.

I suoni nascono dall’interazione con oggetti portati dai sound artist, oppure dai materiali reperiti sul luogo. Suoni reiterati, dilatazioni e ticchettii trasformano gli ambienti in paesaggio emozionale. Le coordinate percettive cui siamo avvezzi sono scompaginate. Deambulando attraverso uno spazio rurale circoscritto, lambendo spazi abitati e canali, noi stessi ricaviamo suoni attraverso il contatto di un diapason con un tronco, una ringhiera, delle tegole, dei legnetti, un ramo, un sasso, delle lamelle.
Gli elementi del paesaggio interagiscono tra loro: pioggia di ciottoli sopra un sedile di pietra, pietruzze su un tronco che fa da altalena. Oggetti senza nessuna velleità estetica schiudono suoni sorprendenti, a volte irregolari, dai ritmi grigi eppure dotati di una qualche effervescenza acustica.

È un percorso disarticolato che consente diversi livelli d’ascolto. Gli spettatori si disseminano anche alla ricerca di immagini: infruttescenze di tarassaco (il comune soffione), margherite, papaveri, viole bianche, stelle di Betlemme, cardi, albicocchi, ciliegi, gerani, salici, malvalamium purpureum, ranunculus repens, botton d’oro. E ancora, celidonia, sonchus asper, olmo, arum: il mio compagno d’avventura Giovanni sguazza tra questa natura dozzinale, e come il Fanciullino di Pascoli, si diverte a dare un nome alle cose.
Non manca il mondo animale: una gallina, un gatto in cerca di una preda, una coccinella sul dito di una mano, nuvole di moscerini che annunciano il cambio di stagione.

Una ragazza semivestita ride in maniera scomposta. La natura dialoga con l’uomo e produce il suo concerto. L’elettronica interagisce con i suoni rubati all’acqua, all’aria, ai tronchi, ai rami. E poi, ancora, strumenti a percussione, suoni mappati e registrati, magari riprodotti da un vecchio mangianastri con il suo inconfondibile fruscio. Ci sono anche gli strumenti musicali, delle campane birmane o il piatto di una batteria.

Completiamo una passeggiata alla Palazzeschi attraverso la voce personalissima di oggetti semplici. Sondiamo l’intrico di suoni, spazi e corpi anarchici di spettatori che si muovono liberamente, ognuno inseguendo le proprie suggestioni.
Testiamo l’energia della materia e la morfologia del territorio. Ci decongestioniamo dalla frenesia cittadina dentro la ruralità periferica. Smaltiamo le scorie sedimentate nella babele settimanale, prima di proporci, con aria rinnovata, per l’aperitivo con gli amici del sabato sera.

Superpaesaggio
progetto di e con: Nicola Ratti, Attila Faravelli, Enrico Malatesta
performance inserita nel programma di miart
in collaborazione con Terzo Paesaggio

durata 1h 10’

Percorso effettuato partendo da Padiglione Chiaravalle, via S. Bernardo 17, il 15 aprile 2023

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