Tanzzeit è una realtà berlinese, nata però dalla volontà di una napoletana, Livia Patrizi, che, dopo la formazione presso la scuola di Essen e una carriera di danzatrice in svariati paesi europei, si è interrogata sul senso del suo fare, sul dove indirizzarlo e come. Ha dato quindi inizio a questo progetto, che mira a portare la danza nella scuole pubbliche sia come strumento di comunicazione e integrazione, che permetta di superare barriere linguistiche, sociali e politiche, sia come importante veicolo di conoscenza del corpo e di se stessi, straordinario canale di scoperta del mondo e delle regole che animano il movimento e le relazioni umane.
Parole d’ordine: l’alta qualità degli artisti coinvolti e l’accuratezza del progetto stesso, che trova nella sinergia tra team di artisti, istituzioni scolastiche e professori il suo punto di forza. Tutto ciò è già evidentissimo nel workshop per insegnanti e professionisti dello spettacolo che inaugura la settimana: 40 “allievi” delle più svariate età e provenienze, riuniti per lavorare sui principi della ‘community dance’ attraverso esercizi pratici che aprono poi a interrogativi e discussioni.
A condurre Jo Parkes, coreografa e insegnante freelance, specializzata in programmi educativi che integrano nella danza persone disabili e non, professionisti e non, bambini, giovani e adulti, responsabile dei progetti di sviluppo e del supporto agli artisti del gruppo Tanzzeit: un vitale sorriso di accoglienza, una competenza accurata ma non pignola, un calore vero nel mettere a disposizione il proprio sapere, un reale senso di condivisione.
Con questi presupposti è facile lavorare con un senso di leggerezza che non rimanda alla superficialità ma al piacere. Scorrono così, veloci e lievi, le tante ore di lavoro, con un piacevole senso di totale adeguatezza: le pratiche sono in assoluta sintonia con il luogo che le ospita, lo storico palcoscenico del Valle, che è ora il centro di quanto di più innovativo e sperimentale si possa pensare non solo nel campo dello spettacolo dal vivo, ma soprattutto in un ambito molto più vasto che riguarda l’uomo nella sua interezza. Perché per cambiare culturalmente un Paese bisogna cambiarlo sia economicamente che socialmente, e forse è un caso, o forse no, che mentre sul palco si danza e ci si interroga sulla formazione, in platea si discuta di nuova finanza pubblica: il sipario tagliafuoco usato come divisorio, applausi e voci che si intersecano e si rincorrono in assoluto rispetto, una suddivisione fluida e osmotica degli spazi e delle competenze, che sottintende una bellissima mancanza di rigidità dello spazio e delle categorie.
La settimana proseguirà con un workshop, per allievi delle scuole superiori, con presentazione finale del lavoro svolto, concepito non come un passaggio di saperi, ma come uno scambio ‘peer to peer’: saranno infatti i coetanei tedeschi a condurlo, forti di una esperienza formativa e professionale realizzata in un contesto culturale che pensa la formazione come elemento integrante della vita di ognuno.
Gli stessi ragazzi presenteranno lo spettacolo “W.H.A.V.T.? Wer Hat Angst Vor Tanz? (C.H.P.D.D? Chi ha paura della danza?)”, frutto di un lavoro interconnesso tra danzatori professionisti e allievi provenienti dal progetto Tanzzeit, spettacolo nato da interviste fatte ai ragazzi stessi sui temi del corpo, della fiducia e del futuro.
E, come è nel migliore spirito di condivisione e apertura di cui il Valle Occupato si fa promotore, ci sarà un Commons Cafè per parlare del rapporto tra la formazione e il lavoro creativo e artistico, un incontro aperto tra la compagnia tedesca, professionisti del settore italiani, occupanti del Teatro Valle e pubblico. Rimandiamo quindi alla fine della settimana per un’intervista ai promotori e ai realizzatori dell’evento, con il resoconto finale dell’intera iniziativa e l’auspicabile lieto fine che veramente la danza contemporanea non sia una cosa per pochi.