Sedicesima edizione per il festival romano sotto la direzione artistica di Roberta Nicolai
Leggere Teatri di Vetro 2022 sulla carta del programma, nel momento appena prima l’apertura delle sezioni Composizioni, Elletr@ e Oscillazioni (al Teatro del Lido di Ostia e all’India di Roma dall’11 al 18 dicembre), vuol dire interrogarsi sulle direzioni che un progetto volutamente, testardamente aperto come quello pensato da Roberta Nicolai sta prendendo. Vuol dire riconoscere l’insistenza con cui si documenta il percorso di ricerca creativa, colto anche nelle sue fasi transitorie e nell’esposizione di materiali collaterali, di riflessioni critiche e testimonianze, nel periodo breve e lungo di un anno di lavoro, «un anno produttivo e improduttivo, di avanzamenti e ripensamenti, messe a fuoco e sfocature» lo definisce la direttrice artistica. Vuol dire trovarsi nuovamente, da spettatori, a fiancheggiare il lavoro di artisti e gruppi che per elezione, per contiguità di traiettorie o di sangue, si ripresentano nella programmazione, aprire gli occhi verso una maturità magari (non) raggiunta, un tendere o un peregrinare comunque vivi. Fuori dalle logiche di una monetizzazione a tutti i costi.
Il format di Triangolo Scaleno Teatro, come sempre accogliente al farsi e al non-farsi dell’opera, vede alcuni ritorni di compagnie o artisti che hanno frequentato nel passato questo spazio di ricerca, l’ingresso di nuovi, e dimostra oltre a ciò la volontà della curatrice di continuare ad affiancare e condividere il lavoro di molti di loro.
Un esempio è la presenza di Paola Bianchi (indimenticabile, lo scorso anno, il suo “Other Otherness”), che presenta un nuovo progetto, un’indagine sui corpi a lavoro. Tre incontri, un primo di presentazione (il 16 dicembre), due di performance: “FABRICA 36100” è nata dall’incontro con il sistema industriale vicentino, i suoi spazi e i corpi modificati dal lavoro; “FABRICA 57770” è sugli “scarpari” di Bata, incontrati durante una residenza (16 e 17).
Non può mancare, poi, nell’orizzonte di Teatri di Vetro, nemmeno il piccolo luminosissimo corpo di Alessandra Cristiani, che abbiamo imparato a conoscere nel triplice lavoro su artisti figurativi (Bacon, Schiele e Rodin) e che ora inaugura, con un lavoro su Ana Mendieta (il 12), un ciclo che continuerà con Claude Cahun e S. Moon, incentrato sulla questione del linguaggio corporeo e l’arte, tenendosi il tempo per raccontare al pubblico questa ricerca con un “Diario performativo (il 13) e per lasciarsi raccontare dalla studiosa e fotografa Samantha Marenzi, sodale di lungo corso, in “Scrivere il corpo, dire la danza” (sempre il 12).
Spazio per sua costituzione adatto alla proposta di opere in più parti, Teatri di Vetro torna a ospitare Carlo Massari/C&C Company, già presente l’anno scorso a Trasmissioni, la sezione laboratoriale con sede a Tuscania, e prima ancora con “Beast without beauty“. Qui il danzatore/coreografo, ironico e sempre più convintamente politico, porta tre lavori sull’animalità nell’uomo, sul confine tra le due forme di vita: “Metamorphosis-larva” (14/12), Metamorphosis-blatta” (15/12) e “Metamorphosis-Sapiens” (16/12).
Per Teatri di Vetro sono superate le antiche distinzioni tra linguaggi scenici contemporanei, e oltre a danzatori e danzatrici ospita il debutto romano di “L’amica geniale a fumetti”, un reading scenico sulla riscrittura in graphic novel del bestseller della Ferrante a cura di Mara Cerri e Chiara Lagani di Fanny & Alexander, che si tratterranno il 13 dicembre anche a discutere di traduzioni e trascrizioni con la scrittrice Nadia Terranova.
Un’altra compagnia storica, fresca del ritorno romano dello spaventoso “PORCO MONDO” (qui la vedevamo nel 2012), torna a calcare i palchi “di vetro” del festival romano, e lo fa concentrandosi sul tema della non-più-infanzia, del delicato crinale della crescita: è Biancofango, con materiali da e per il prossimo “Never Young”, previsto in scena nel 2023.
Inizia a Ostia con “Never Young – Game over”, un progetto installativo e performativo realizzato da Francesca Macrì e Andrea Trapani con adolescenti e preadolescenti delle scuole romane (11 dicembre), si sposta poi all’India con lo stesso lavoro (il 14) e arriva a tre con “Never Young – Appunti”: tutti primi segni tangibili di un lungo lavoro sul progetto iniziato con quell'”About Lolita” debuttato alla Biennale di Venezia e concentrato sulla tensione tra adulti e ragazzini, dalla memoria ormai storica di Nabokov e Balthus, all’attualità sconcertante delle discoteche pomeridiane per teenager e degli “sugar daddy“.
Molti gli altri artisti presenti in questa edizione, tra cui alcuni fra i più brillanti performer e danzatori di area romana (Giuseppe Vincent Giampino e Riccardo Guratti), gli strabilianti Erica Bravini e Michael Incarbone, l’algida e radicale Greta Francolini, danzatrice della sottrazione più severa.
Da non perdere nemmeno il quarto episodio sul lighting designer Gianni Staropoli di “La parte maledetta”, serie di levigati cortometraggi dedicata da Teatro Akropolis a protagonisti della scena e del pensiero contemporanei (Paola Bianchi, Carlo Sini, Massimiliano Civica). L’opera di Clemente Tafuri e David Beronio è presente anche con “Apocatastasi” (il 18), debuttato nel rinnovato teatro genovese proprio poche settimane fa nel corpo del festival Testimonianze Ricerca Azioni (qui il videoreportage di quest’edizione del festival), laboratorio diverso eppur consanguineo a Teatri di Vetro, fucina a questo parallela per chiarezza e serenità di visione.