Teatro Coppola, sei mesi dopo. L’oasi catanese del teatro contemporaneo

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Teatro Coppola
Particolari dal Teatro Coppola di Catania (photo: Fausto Pacifico)
Ne avevamo seguito l’occupazione a dicembre. Ora ci siamo tornati, per vedere cos’è successo in questi primi sei mesi di nuova vita del Teatro Coppola di Catania.

Quello che più colpisce entrando è l’atmosfera, calda, accogliente, informale e, se così vogliamo definirla, “underground”.
Ricavato nel cuore della civita del capoluogo etneo, in via del Vecchio Bastione al civico 9, il primo teatro catanese, fondato nel 1821, riserva non poche sorprese, la prima delle quali riguarda lo stile.
All’interno il teatro si presenta come un capannone. Le pareti ancora senza intonaco, i muri in pietra, una sfilza di ombrelli rossi, aperti ed appesi col manico al tetto: una soluzione che coniuga l’estro all’esigenza di proteggere l’edificio dalle infiltrazioni di acqua piovana.
La platea si compone di sedie di varia natura, mentre in fondo c’è l’angolo bar, un piccolo ufficio e pareti attrezzate che contengono libri donati dai sostenitori.
Uno stile che esprime la natura di questo luogo-simbolo della cultura catanese.

Restituito ai cittadini dopo sessant’anni di abbandono, lo stabile fa parte della memoria storica di Catania, e ha visto recitare Martoglio e la Brigata d’arte, mentre ospitò la Norma nel 1835, in commemorazione di Vincenzo Bellini, per essere infine abbandonato dopo i bombardamenti del 1943.
Da allora per anni è stato un deposito, finché non s’è deciso, nel 2005, di farlo diventare la sala prove dell’orchestra del teatro lirico della città.
Poi sono arrivate le difficoltà economiche del Comune e il fallimento della ditta che aveva vinto l’appalto. Nel 2011 la richiesta da parte del Comune di un finanziamento europeo da un milione e 200mila euro per riqualificare l’edificio. Anche di quello, però, si sono perse le tracce. Fino ad arrivare alla svolta di sei mesi fa.

Teatro Coppola
Particolari dal Teatro Coppola di Catania (photo: Fausto Pacifico)
Il 16 dicembre 2011 un gruppo di artisti e maestranze decide infatti di occupare simbolicamente il teatro per restituirlo ai cittadini. Attori, cantanti e protagonisti dell’arte siciliani, stanchi della mancanza di spazi culturali pubblici, si improvvisano muratori, pittori, spazzini e riportano in vita l’edificio. Un lavoro reso possibile grazie alla sinergia dei cittadini che volontariamente hanno partecipato al progetto, sia con il lavoro manuale che con le donazioni di tutto il materiale che si trova all’interno dello stabile.

In sei mesi, grazie al lavoro costante di ricostruzione, gran parte degli impianti dell’edificio sono stati messi in sicurezza, il teatro è stato liberato dall’incuria e dal silenzio ed ha ospitato fino ad ora 38 concerti, 24 rappresentazioni teatrali, 14 tra reading e presentazione di libri, 9 incontri con realtà cittadine, 13 cineforum, 5 laboratori, 7 spettacoli di teatro per bambini e 6 mostre. Non solo teatro, dunque, anche se questo ha un’importanza fondamentale. “In sei mesi di programmazione abbiamo avuto il piacere di ospitare “Richard III (overu la nascita du novu putiri)”, della compagnia palermitana Sutta Scupa, una rivelazione della scena contemporanea che ha guadagnato ottimi consensi di critica; ma sono venuti a suonare anche gli Afterhours, abbiamo portato avanti un laboratorio teatrale per i bambini e non sono mancati altri eventi” raccontano dal comitato del Teatro Coppola.

Teatro Coppola
Particolari dal Teatro Coppola di Catania (photo: Fausto Pacifico)
Un luogo di scambio culturale in senso ampio e soprattutto uno spazio per il teatro contemporaneo, in una città in cui spazi simili latitano. “È la politica culturale ad essere sbagliata. Abbiamo artisti siciliani che magari ricevono premi internazionali, ma che vengono ignorati a casa propria”. E il caso più eclatante è forse quello palermitano di Emma Dante.

E’ appunto per valorizzare i talenti nostrani, e non solo quelli, che il Teatro Coppola, dopo la pausa estiva, riprenderà a settembre i lavori: in cantiere c’è l’idea di una programmazione di qualità, con l’obiettivo di allargare gli orizzonti, continuando sì con il lavoro di volontariato e il finanziamento dal basso ma senza chiudere la porta ad altre forme di gestione.
 

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