Teatro ragazzi 2015: the best of

Un dito contro i bulli|Zac colpito al cuore|Il Cinema Paradiso di Campanale
Un dito contro i bulli|Zac colpito al cuore|Il Cinema Paradiso di Campanale

Essendo l’inizio dell’anno, anche per il teatro è tempo di bilanci e consuntivi per un 2015 considerato come stagione di passaggio, dove la crisi che in tutti settori ci ha attanagliato sembra in qualche modo attenuarsi, o così per lo meno ci raccontano, seppure una luce nuova sembra faticare ancora molto ad imporsi.

Per noi che seguiamo da vicino il teatro ragazzi, quasi dimenticato dalla critica, quasi nascosto, anche per colpa sua, ma fervido e ribollente di idee, possiamo osservare che sono stati molti i bagliori nell’anno passato che hanno rischiarato il panorama del teatro dedicato espressamente all’infanzia e alla gioventù, come si suol dire.
Chi, voltandosi indietro al 2015, potrebbe mai dire che il teatro ragazzi italiano sia in crisi?

Basterebbe osservare gli esiti delle finali del Premio Scenario e del Scenario Infanzia, dedicati ad artisti che non abbiano superato i 35 anni, per osservare come la qualità del secondo sia stata di gran lunga migliore. Ed è appunto da Scenario Infanzia che vengono due tra le perle più risplendenti dell’anno passato: “Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di Giuliano Scarpinato e “Out” di Unterwasser.

Il primo, prodotto dal Teatro Biondo di Palermo, porta in scena in modo poetico ed originale, attraverso un’ironia feconda e mai caricaturale, il tema dell’identità sessuale (ed è per questo che sta subendo ostracismi di ogni sorta); il secondo, condotto da tre giovanissime animatrici già provette (e ciò scalda il cuore), Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti e Giulia De Canio, sperimenta tutte le potenzialità poetiche, evocative e comunicative del teatro di figura, raccontando la scoperta del mondo da parte di un bambino attraverso il suo cuore, raffigurato da un uccellino.

Il teatro di figura ritorna in un altro degli spettacoli più belli visti quest’anno, “Zac colpito al cuore”, prodotto da Teatro Pirata, Il Laborincolo e PaneDentiTeatro: due grandi conigli e una volpe, mossi in maniera magistrale da Marco Lucci, scaldano il cuore di Zac/Enrico De Meo, imbastendo un piacevolissimo, stralunato apologo sull’amore di straordinaria freschezza.

Zac colpito al cuore
Zac colpito al cuore

Ovviamente non potevano mancare le fiabe: su tutte, due versioni di Hansel e Gretel che più diverse non si potrebbe immaginare.
La prima è stata scritta e realizzata da Andrea Lugli e Liliana Letterese de Il Baule volante con Roberto Anglisani che ne ha curato la regia: narra in modo nuovo e significante la famosa fiaba dei Grimm, utilizzando – in un interscambio continuo – tutte le possibilità che la narrazione possiede, mettendo al centro della celebre storia, in modo contemporaneo, la fame.

Nella seconda, Alessandro Serra di Teatropersona la ricrea con attori dell’Accademia Arte della Diversità (guidata dal regista e autore Antonio Viganò), una compagnia teatrale di cui su Klp avete già letto in passato, costituita da attori con handicap.
Notevolissimo spettacolo quest’ultimo, coraggiosamente prodotto da Accademia Perduta che, con il pubblico vicinissimo alla scena la racchiude sui due lati, rende espliciti in maniera forte e originale tutti i messaggi che la fiaba contiene in sé, semplicemente affidandosi ai rumori e alle luci della vita e ad attori molto speciali che rendono ancora di più speciale uno spettacolo del tutto speciale.

Ecco poi, per quanto riguarda le fiabe, “Dalla parte del lupo” della compagnia pugliese Senza piume che, con ideazione potente e originalità, si interroga in modo anomalo ed intrigante sulla natura del male, attraverso una lettura molto particolare di “Cappuccetto rosso”: qui il rapporto della protagonista con il lupo, che non è quel che sembra, viene risolto con estrema raffinatezza, tra citazioni cinematografiche e musicali, in una metropoli contemporanea e misteriosa, sempre sotto una pioggia incessante.

I classici dell’infanzia, anche quelli meno conosciuti, sono presenti al meglio con “Un dito contro i bulli”, scritto e diretto da Pino di Bello (di cui abbiamo visto anche un eccellente spettacolo sulla prima guerra mondiale) tratto da “Il dito magico” di Roald Dahl, che tratta di un tema sociale spesso visitato dal teatro ragazzi come il bullismo.
Lo spettacolo, interpretato da una bravissima Naya Dedemailan, con le musiche in scena ed il controcampo di Luca Visconti, narra di una bambina che possiede un involontario ma straordinario potere, che si concentra tutto nel suo dito indice, puntato contro le persone che si comportano da prepotenti con i più deboli.
La narrazione dell’attrice, entrando direttamente nel vissuto dei piccoli spettatori, li mette davanti, con semplicità ed immediatezza, alle numerose implicazioni che lo spettacolo, man mano, dissemina sui suoi passi, ricordando loro alla fine che solo il rispetto e la comprensione reciproca possono sconfiggere la prepotenza.

Anche il Teatro Pirata di Jesi si misura in modo consono con un esito letterario, portando in scena Robinson Crusoe di Defoe, per mezzo di un uso intelligente del teatro di figura, che sulla scena ricrea perfettamente tra i due animatori (Silvano Fiordelmondo e Francesco Mattioni) il rapporto intercorso tra il protagonista e l’indigeno Venerdì.

Ma il teatro ragazzi, come abbiamo del resto già osservato, non parla solo di letteratura, sapendo intervenire nei gangli più scoperti di una realtà in continuo cambiamento, che muta i rapporti tra le persone.
Ne è un esempio “Game Over” della compagnia torinese Genovese Beltramo, formata da Viren Beltramo e Savino Genovese, che propone, tra realtà e finzione, un originale videogioco teatrale effettuato da due genitori e guidato da una voce infantile che alla fine risulterà essere quella di loro figlia, la quale, come in uno specchio, li invita a tornare indietro nel tempo per riconsiderare situazioni ed emozioni che sono proprie di tutti gli esseri umani.
Così, attraverso l’ironia ed un ritmo teatrale molto calibrato, lo spettacolo riesce ad offrire un contributo importante per comprendere tutti i meccanismi che muovono oggi le relazioni tra i genitori nel rapporto instaurato con i figli.

L’anniversario dell’inizio della prima guerra mondiale è stato ricordato in mille maniere anche dal teatro ragazzi.
“Operativi” l’ha messo in scena con l’originale artificio della clownerie, attraverso la sinergia di due compagnie assai diverse tra loro come I Fratelli Caproni ed Eccentrici Dadarò, con la regia di Mario Gumina.
Sulla scena assistiamo a gag inerenti la stupidità della guerra e del militarismo da parte di un tedesco, un americano e un italiano, rispettivamente Andrea Ruberti, Dadde Visconti e Alessandro Larocca.
Il riso amaro che contraddistigue lo sguardo dello spettatore nella prima parte dello spettacolo, improvvisamente si raggela nella seconda, quando la scena si spezza, la polvere ricopre ogni cosa, e la morte, in un colpo solo, si impadronisce della scena, ricordandoci come la guerra, anche la più giusta, alla fine sia sempre dolorosamente inutile.

Il Cinema Paradiso di Campanale
Il Cinema Paradiso di Campanale

Terminiamo il nostro resoconto con due spettacoli che parlano anche agli adulti mettendo in scena dei bambini: “La Stanza dei giochi” di Scena Madre e “Cinema Paradiso” de La luna nel letto.

Nel primo spettacolo Marta Abate e Michelangelo Frola, con estrema delicatezza, costruiscono un testo che parla soprattutto al bambino che è ancora in noi attraverso le movenze di due piccoli attori, Elio Ciolfi ed Emma Frediani, che in modo plausibile, da attori consumati, nella loro immediata genuina e accorta sensibilità, discutono, litigano, fanno pace, come del resto faremmo noi, cosiddetti adulti responsabili, per il possesso di una piccola stanza dei giochi.

In “Cinema Paradiso” invece, il piccolo Giuseppe di Puppo/Totò, attraverso la fervida immaginazione di Michelangelo Campanale, si immerge in un mondo onirico, in cui rivivono le immagini del cinema che, nel medesimo tempo, creano sul palco i momenti fondamentali di una educazione sentimentale, in cui l’abbandono, la solitudine, l’accettazione di sé e della propria condizione prendono forma per merito della potenza incantatrice del teatro.

Come si vede dalle modalità con cui si offre e dagli esiti eccellenti che la scena propone, il buon teatro dedicato all’infanzia non ha niente da invidiare al cosiddetto teatro di ricerca destinato agli adulti: è tempo che anche il mondo della critica più attenta se ne accorga.

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