Teatro Stabile del Veneto: innovazione e tecnologia per il teatro di oggi e domani

Massimo Ongaro
Massimo Ongaro

Merita un plauso il Teatro Stabile del Veneto per lo slancio creativo con cui si è messo in gioco in questi mesi di blocco totale e spaesamento. Senza perdersi d’animo né perdere tempo a discutere sull’utilità del teatro in streaming, è salito sul “carro” e con una sferzata di reni già a metà dello scorso marzo ha inaugurato “Una stagione sul sofà”, un primo esperimento di cartellone digitale che, delle dirette social e dello streaming, ha fatto la sua forza e originalità.
Dai video integrali di spettacoli teatrali a fiabe e racconti per le “Famiglie connesse”, da “L’ora d’aria” in diretta Facebook dal salotto teatrale di Mattia Berto agli “Aperitivi letterari” con le video-letture di grandi romanzi e i sonetti di Shakespeare in podcast a cura degli allievi della Scuola Teatrale d’Eccellenza, fino allo “Zoom Poetry Slam”, una sfida a colpi di versi, e le pillole di “Intimità. Interviste da casa a casa” a cura della compagnia padovana Amor vacui, e ancora “Omero non piange mai”, il video racconto in due episodi delle opere di Omero ideato da Andrea Pennacchi.

Insomma, un programma variegato e alternativo che non ha lasciato fuori nessuno, e un esempio di come il teatro possa stare al passo con i “tempi social” per raccontare di altri tempi.
Perché, come già avviene in altri settori, anche in ambito teatrale i canali social come YouTube, Facebook e Instagram si sono dimostrati strumenti validi per creare occasioni di divertimento, interazione e riflessione, ma anche per misurare il tasso di coinvolgimento dei propri contenuti (il cosiddetto engagement rate) e non ultima un’occasione di lavoro – tutti gli attori ingaggiati dallo Stabile sono regolarmente sotto contratto e ricevono un compenso.

Certo che, anche qui, non si vede l’ora di tornare in teatro – e per il 15 giugno sono già in programma tre eventi nelle sedi di Venezia, Padova e Treviso – ma nel frattempo, come ha commentato Massimo Ongaro, direttore dello Stabile del Veneto, “Ci piace pensare che ci sia un nuovo tipo di appuntamento teatrale, magari non più in uno spazio, ma in un tempo”.

Ed è sulla condivisione di un tempo, di un “qui e ora” che nega la compresenza fisica tra attore e spettatore ma non quella emotiva ed empatica, che la compagnia Amor Vacui ha reinventato il format della mini-serie teatrale dedicata la mondo universitario “Universeriè”. Un progetto scritto e interpretato da studenti universitari, giunto alla quinta edizione, che rischiava di interrompersi e che invece ha trovato uno spazio alternativo nella piattaforma online Zoom Meeting.

I partecipanti si sarebbero dovuti incontrare in teatro per la prima volta a inizio aprile, superare i provini, frequentare i laboratori di scrittura e recitazione e poi debuttare in quattro episodi sul palcoscenico del Verdi di Padova. Invece, a causa dell’emergenza Covid-19, tutto si è spostato sulla piattaforma di videoconferenza, spettacolo compreso. La differenza in questo caso è che gli episodi sono live, vengono trasmessi solo in diretta, e quindi – proprio come in teatro – si richiede di essere lì e in quel dato momento per vivere insieme l’adrenalina del qui e ora.

Ma durante questo tempo sospeso lo Stabile ha dato vita anche ad altri due progetti che utilizzano il digitale e l’innovazione tecnologica per sperimentare nuove strade teatrali.

Il primo progetto, fresco di debutto, è una webserie (Netflix docet?), “#YuriLibero. Diario di un eterno positivo”, ideata e scritta da Matteo Righetto per lo Stabile, interpretata da Valerio Mazzuccato, diretta da Giorgio Sangati e realizzata in casa dalla videomaker Raffaella Rivi.
Otto episodi con cadenza settimanale che raccontano l’isolamento domiciliare di Yuri, comunista irriducibile, operaio in pensione e affetto da una positività incredibilmente restia a negativizzarsi anche dopo mesi di isolamento e decine di tamponi effettuati. Una proposta di intrattenimento one man show, che gioca sull’autoironia e sulla satira per offrire dissacranti spunti di riflessione sulla nostra società, il nostro modello di sviluppo e le loro profonde contraddizioni.

Il secondo progetto riguarda invece la produzione di uno spettacolo integralmente virtuale. “La figlia di Shylock”, tratto dal Mercante di Venezia di William Shakespeare, è un prodotto teatrale progettato, creato e diretto interamente da casa – dalla drammaturgia alle scenografie e i costumi, dalla regia alle riprese, fino alla recitazione e alla musica – che debutterà in prima assoluta il 30 maggio sui canali social del Teatro Stabile del Veneto.
“Non avrei mai immaginato di poter dirigere un mio testo teatrale lavorando a distanza – ha commentato in conferenza stampa il regista Giuseppe Emiliani – Io, dalla provincia di Venezia, l’attrice dalla provincia di Treviso, lo scenografo e il suo staff dalla provincia di Udine, il costumista da Venezia e il musicista da Bruxelles. Non avrei mai immaginato, prima d’ora, di poter allestire a distanza un mini-set cinematografico, dirigere da remoto le riprese e poi montare in diretta il video all’interno di una scenografia virtuale tridimensionale, mutabile, che si compone in tempo reale. È un’avventura pazzesca. Ma possibile!”.

Il testo nasce da un’invenzione dello stesso Emiliani: “Mi sono immaginato un improbabile incontro tra Jessica, la figlia di Shylock, e William Shakespeare da poco giunto a Venezia assieme al suo amante, il conte di Southampton. Una sfortunata storia di amore tra l’ingenua giovane ebrea e il giovane Bardo in cerca di ispirazione. Un appassionato racconto di amore e fantasia in cui il reale e l’immaginario arcanamente si confondono in una Venezia luogo di incontri, di intrighi, sfrenatezze di sensi, passioni travolgenti”.
A interpretare la figlia di Shylock è l’attrice Margherita Mannino, che ha recitato dal salotto di casa riprendendosi autonomamente grazie a un sistema e un’infrastruttura di remote production sviluppata appositamente da 4DODO consentendo la gestione in tempo reale delle riprese e delle inquadrature da remoto.

“Si tratta di un compositing molto evoluto che avviene in uno spazio tridimensionale. “La figlia di Shylock” è un prodotto teatrale – ci tiene a sottolineare Federico Cautero dello studio di progettazione 4DODO – non cinematografico o televisivo. Noi costruiamo contenuti che servono al teatro e possono essere un’alternativa o un approfondimento e sono pensati da persone che fanno teatro, non sono una forzatura ma la conseguenza di un ragionamento e di una necessità”.

“In questo periodo di forzato isolamento siamo stati tutti meno soli grazie ad internet, ai social, alla possibilità di connettersi a distanza – conclude Emiliani. Il teatro tornerà, gradualmente, ad essere un luogo di contatto, di fisicità, di persone vive in carne e ossa, ma il teatro, come tutte le arti, subirà inevitabilmente dei cambiamenti. Il digitale, l’informatica, l’innovazione tecnologica, se ben usata, potrà aprire nuovi orizzonti di espressione e creatività che certamente non riusciranno mai a sostituire la poetica fragilità dell’attore vivo in scena, ma potranno farci allungare lo sguardo e offrirci nuovi stimoli per comprendere questo nostro mondo e immaginarne un altro, possibilmente nuovo e migliore”.

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