A TeCa è incontro di sguardi imprenditoriali sul teatro

Il convegno a Overview|
Il convegno a Overview|

Il primo festival Overview organizzato, fra gli altri, da Qui e Ora Residenza Teatrale ha visto anche un momento di confronto tra operatori teatrali

Com’è cambiato il sistema della produzione teatrale in Italia? È possibile armonizzare ispirazione, produzione artistica, promozione e distribuzione? E ancora: nella galassia di Teatri Nazionali, Teatri “di rilevante interesse culturale” e Festival, quale spazio resta per accedere al Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) per realtà minori che pure esprimono una cifra artistica originale, innovativa, non necessariamente agganciata al territorio?

Si è parlato di questi temi a TeCa, Cassano d’Adda (Milano), dove tra il 7 e il 9 aprile si è svolto il primo festival Overview organizzato da Qui e Ora Residenza Teatrale insieme ad altre tre compagnie: La Confraternita del Chianti, Alessandro Sesti, Créature Ingrate. E Tiziana Francesca Vaccaro. Che vede in Overview «un’opportunità per ricostruire le relazioni dal vivo dopo due lunghi anni passati a lavorare ognuno dentro la propria bolla. Si sente fortemente il bisogno di incontrarsi, confrontarsi, capire dove sta andando il nostro sistema teatrale. Molte cose sono cambiate, sono nati nuovi sensi, direzioni, traiettorie. Forse è arrivato il momento di condividere queste nuove strade».

Pensare a nuove pratiche mentre stiamo attraversando il guado della pandemia. Aprirsi anche a visioni, utopie senza filtri, lontano dagli schemi. «Overview in tal senso – afferma Vaccaro – sembra una buona occasione per chiedersi non dove eravamo rimasti, ma piuttosto, dopo tutto quello che abbiamo passato, dove vorremmo andare».

Nel pomeriggio dell’8 aprile, a Cassano, si è tenuto un lungo focus con Nicolas Ceruti (Direttore Artistico Residenza RAMI e TeCa Teatro Cassanese), Antonella Cirigliano (Direttrice Artistica Cross Project), Francesca D’Ippolito (organizzatrice teatrale, presidente C.Re.S.Co.), Franco D’Ippolito (Docente di Organizzazione del sistema teatrale – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi), Carlo Grassi (Direttore ScenAperta – Circuito Teatrale dell’Altomilanese), Tiziano Panici (Direttore Artistico Dominio Pubblico Festival – direttivo Risonanze Network), Cira Santoro (Responsabile Teatro Comunale Laura Betti – Casalecchio di Reno – Responsabile settore Teatro Ragazzi presso Ater Fondazione) e Laura Valli (Direttrice Artistica Qui e Ora Residenza Teatrale).

Di fatto, dal DM 1° luglio 2014 per l’assegnazione del Fus, si sta trasformando la geografia dello spettacolo in Italia. I Teatri nazionali vengono premiati per la loro tradizione e storicità. Meno scontato è capire quali siano gli organismi che «svolgono attività di produzione teatrale di rilevante interesse culturale prevalentemente nell’ambito della regione di appartenenza». Intanto cadono le distinzioni tra pubblico e privato, e assumono sempre più importanza aspetti come la dimensione e la partecipazione economica degli enti territoriali.

Come evidenzia Laura Valli, sulla base dei soli requisiti, i due terzi delle produzioni potrebbero non incontrare mai il pubblico. Eppure, fuori dal Fus, esistono presidii di comunità che hanno agito con efficacia anche durante la crisi pandemica, riuscendo a trovare altri modi per connettersi con il pubblico. È questo, infatti, ciò che conta: trovare nuove connessioni che coinvolgano non solo artisti e operatori, ma anche pubblico e istituzioni; chiedersi fino a che punto una sala da 500 posti possa essere riempita con il teatro di ricerca, senza arrendersi a una programmazione commerciale di tipo tradizionale.

Da questo punto di vista, è interessante la sfida di Ilinx con Nicolas Ceruti e Luca Marchiori, che hanno ottenuto l’assegnazione definitiva del teatro TeCa nel 2021, in piena pandemia, dopo aver vinto due bandi comunali. Con il sostegno di Être e Fondazione Cariplo, dopo 25 anni d’assenza, torna dunque il teatro a Cassano D’Adda, comune di 18mila abitanti che negli anni Settanta ospitava una residenza di Dario Fo, e contava tre sale per lo spettacolo dal vivo. L’arte può rinascere come fenice sulle ceneri di teatri ora trasformati in locali da ballo e parcheggi condominiali. TeCa proverà a trovare vitalità e un proprio spazio tra sobborghi dormitorio a poca distanza da Milano, resistendo alla concorrenza di altri teatri nel raggio di 10 km.

Francesca d’Ippolito, freschissima autrice dell’agile volume “Produrre teatro in Italia oggi. Pratiche, poetiche, politiche” (Dino Audino editore, Roma 2022, pp. 128, euro 16), evidenzia l’importanza di una vocazione politica e poetica nell’artista, ma auspica anche l’incontro con organizzatori e produttori, per evitare che alcune opere non vedano mai la luce. «La pandemia – dice – ha stimolato molti artisti a mettersi in gioco con nuove strategie. Ma è bastata la riapertura per tornare esattamente ciò che si faceva prima. Anche la formazione di organizzatori e produttori è importante. È fondamentale la conoscenza di soggetti, finanziamenti, opportunità, regole, legislazione vigente, ma soprattutto la curiosità verso tutto ciò che è in evoluzione. Il tempo che si dedica alla ricerca, specie nelle coproduzioni, è fondamentale per garantire la qualità, in modo che le finalità degli spettacoli siano realmente coerenti con gli obiettivi dell’Agenda 2030 [è uno dei requisiti per accedere al FUS, ndr] e non assecondino invece una vocazione commerciale che riduca il teatro a intrattenimento e botteghino. Banalmente, anche programmare una tournée, facendo in modo che una compagnia rimanga in un territorio per più giorni, va incontro agli obiettivi della mobilità sostenibile e della transizione verde».

Interessante l’intervento in streaming di Cira Santoro, responsabile per Ater Fondazione di dodici teatri dell’Emilia Romagna collegati alla vita del territorio, alla programmazione per ragazzi e famiglie, a scuole e istituzioni. Ater ha raddoppiato rassegne teatrali e spettatori proprio in tempi di pandemia. Il teatro come welfare culturale, salute e benessere, è stato la risposta anche all’allarme dei pediatri, come rimedio per i danni psicologici causati ai ragazzi dalla pandemia.
Tiziano Panici ha illustrato Risonanze, network per la tutela del teatro under 30 che riunisce 18 soggetti a crescita controllata operanti su tutto il territorio nazionale. Le parole d’ordine di “Risonanze” sono collettività e cooperazione: per uno scambio artistico e professionale che promuova la creatività emergente e favorisca il ricambio generazionale, in un’ottica di sostegno vicendevole. Il tutto per agevolare la circuitazione di nuove opere e il coinvolgimento attivo di un pubblico giovane.

Al rilancio post pandemico e una nuova continuità punta anche ScenAperta, associazione culturale diretta da Carlo Grassi che aggrega una decina di Comuni a Nord di Milano. Grassi lamenta le complicazioni di un sistema d’accesso ai finanziamenti di Regione Lombardia sempre più farraginoso. Sale da duecento posti, e un minimo di 40 date l’anno, con una programmazione al 70% teatrale, sono solo alcuni dei vincoli per non disperdere un’esperienza ultraventennale che ha coinvolto pubblici diversificati e giovani, e punta anche alla didattica e alla valorizzazione di luoghi di rilevanza storica e artistica.

Antonella Cirignano, direttrice artistica del Cross Festival a Verbania, sul lago Maggiore, ha insistito sull’importanza dell’arte come vettore per la crescita e la trasformazione del territorio. Nomadismo intellettuale. L’attenzione al contemporaneo e linguaggi giovani. La cifra di Cross è la multidisciplinarità: camminamenti nella natura, performing art, attraversamenti visivi. Per progettare e familiarizzare all’aria aperta. Per riscoprire, con nuovi sguardi, anche gli spazi della quotidianità.

L’occhio di Franco d’Ippolito si è focalizzato invece sul confronto tra passato e futuro in un teatro italiano malato di “presentismo”: «Una volta, quando il sistema non era imperniato sui territori e sui teatri stabili, era normale che una tournée durasse dai quattro ai sei mesi. Ora che i territori esprimono attività produttiva, la necessità di girare invece si è ridotta. Si è ridotta anche la vita degli spettacoli. È diventato anacronistico parlare di distribuzione delle tournée. D’altra parte, il modello delle tournée, che ha funzionato negli anni d’oro del teatro, ora è insostenibile. I costi si sono quintuplicati. Potrebbero diminuire laddove i teatri che ospitano le compagnie riuscissero a potenziare la propria dotazione tecnica, e le compagnie trovassero in loco un palco attrezzato riducendo le spese per trasporti, facchinaggio, service e tempi di montaggio. Al contrario, è cresciuto lo spazio per la ricerca e lo studio. Se una volta il debutto rappresentava la fase neonatale di un’opera, ora ne sancisce la fine. La vitalità della ricerca artistica, riguarda soprattutto le periferie, trascurate da un sistema nazionale che tende a privilegiare il centro. Il Fus trascura le piccole realtà, specie se periferiche rispetto alle grandi città. Il Sud è penalizzato rispetto al Nord. Anche Roma, specie nelle borgate, è una città finanziariamente malata. E una capitale debole, produce un sistema debole».

Overview è stata una bella occasione di riflessione sul valore artistico e politico della ricerca teatrale, senza trascurare di dare il giusto peso al versante economico e imprenditoriale. Ha ribadito l’importanza del ruolo delle Regioni, che con la loro attenzione e il loro finanziamento di fatto determinano il riconoscimento dei soggetti artistici che chiedono di accedere al Fus. Tuttavia, se è auspicabile un monitoraggio costante sull’andamento dei progetti, rimane la difficoltà per l’amministrazione centrale di valutare gli effetti e il raggiungimento degli obiettivi per l’individuare quei correttivi che rendano la normativa sempre più adeguata alle esigenze del settore.

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