L’Italia dalla parte dei vinti: la terra promessa di Baliani

Marco Baliani in Terra promessa
Marco Baliani in Terra promessa
Marco Baliani in Terra promessa (photo: romaeuropa.net)
E’ a partire dalla figura del brigante lucano Carmine Crocco che Marco Baliani e Felice Cappa (all’interno di un più ampio progetto) affidano la drammaturgia a Maria Maglietta per indagare la storia dell’Unità d’Italia e dei mali indomiti su cui si è formata la nostra nazione.

In “Terra promessa. Briganti e migranti”, la scelta di concentrarsi su un caso particolare, quasi trascurabile nel più vasto contesto del Risorgimento, è dovuta alla convinzione che, come spiega Baliani, «per raccontare la grande storia a teatro servono le piccole storie di vita, altrimenti i grandi conflitti restano giornalistici, informativi».

Non è però solo la vicenda particolare di Carmine Crocco ad essere ripercorsa in questo spettacolo, approdato negli scorsi giorni, dopo una lunga tournée, al Teatro Palladium di Roma. Attorno al suo personaggio, infatti, si affacciano anche altre figure: una popolana che sogna di diventare brigante, un contadino, un soldato piemontese e un barone, inevitabilmente legato agli interessi della sua classe.

La voce narrante di Baliani, sola sul palco spoglio se non fosse per due sedie e dei grandi schermi che da dietro la sovrastano, viene a tratti assediata da questi numerosi fantasmi, volti del passato dimenticati, che compaiono sul video e a turno ci raccontano le loro storie.
Sono storie di vinti, di personaggi che, per una ragione o per l’altra, si preparano a morire; sono figure che verranno cancellate dal nuovo assetto statale, che ha trasformato, fra le altre cose, i contadini in migranti, condannando il sud dell’Italia (e i numerosi sud che sono al nord, ricorda Baliani, come le campagne dimenticate del Friuli ad esempio) ad un esodo che ancora non ha fine.

Né nostalgica, né retorica, questa storia ripercorsa dalla parte dei vinti, nell’anno appena concluso del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è lucida, a volte severa, pur non temendo di aprirsi a squarci lirici di grande intensità; bellissimi ad esempio gli estratti del “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi che ne suggellano il finale.

Gli inserti video (con la partecipazione di Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottobrino e Michele Sinisi), occupando quasi la metà dello spettacolo, infrangono però l’atmosfera dello spazio scenico, appesantendo un po’ la gradevolezza della rappresentazione. Le immagini proiettate tendono in alcuni momenti a farsi didascaliche e a sconfinare nel documentario.
Forse Baliani di quelle altre voci non aveva bisogno, forse sarebbe stato più efficace evocarli, quei luoghi e quei volti, piuttosto che chiamarli in causa in maniera così diretta; ché, se lo scopo dello spettacolo è civile e di informazione, il mezzo utilizzato è pur sempre il teatro, e la scelta di minarne l’incanto non avviene senza che la rappresentazione sia costretta a risentirne almeno un po’.

TERRA PROMESSA
di Marco Baliani, Felice Cappa, Maria Maglietta
con: Marco Baliani e Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottombrino, Michele Sinisi
drammaturgia: Maria Maglietta
musiche: Mirto Baliani
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 2′ 50”

Visto a Roma, Teatro Palladium, il 25 marzo 2012

Join the Conversation

No comments

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *