La drammaturgia di Martin Crimp in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano
Avevamo conosciuto il drammaturgo inglese Martin Crimp vent’anni fa, attraverso la riduzione teatrale di alcuni suoi testi operata da Fabrizio Arcuri.
Al Teatro Elfo Puccini di Milano, con grande curiosità, abbiamo ora assistito a “The City”, scritto nel 2008, e per la prima volta messo in scena in Italia con la regia di Jacopo Gassmann, nella traduzione di Alessandra Serra, che ne ha lasciato il titolo originale.
Nella città del titolo, molto più simbolica che reale, vi è un’abitazione, o meglio una stanza, che attraverso grandi cornici luminose si perde prospetticamente all’infinito, semplicemente arredata da una sola poltrona e da un tavolo, che cambia spesso colore e conformazione.
Qui si confronta una coppia medio borghese formata da Chris (Christian La Rosa) e Clair (Lucrezia Guidone): il primo è un informatico sull’orlo del licenziamento, l’altra una rampante traduttrice, aspirante romanziera. Lui è molto preso dalle sue magagne lavorative, mentre la donna gli racconta un fatto che l’ha colpita: l’incontro casuale con uno scrittore, Mohamed, che le ha confidato di aver subìto torture e che le consegna, alla fine, il diario di sua figlia, che gli era stata portata via da una donna che indossava un cappotto beige su un abito da infermiera.
Segni ricorrenti, il diario e l’abito da infermiera, che ritroveremo molte volte durante lo svolgimento dello spettacolo.
Tutto questo accade la notte di Natale, sulle note di Johnny Cash.
Di tanto in tanto sulla scena cala un sipario trasparente, e si avvertono gli echi lontani di una guerra, le cui fattezze vengono esplicitate, ad un certo punto, dalla vicina della coppia, Jenny (Olga Rossi), il cui marito combatte in un non precisato conflitto; la donna è arrivata da Chris e Claire perché insofferente al chiasso prodotto dai giochi dei loro figli nel giardino, sul quale affacciano le finestre della casa.
L’inquietudine del nostro sguardo di spettatore viene poi acuita da altre circostanze: la vicina non vuole minimamente rapportarsi con Chris, ma soprattutto indossa un vestito da infermiera sotto un cappotto beige, lo stesso di una ragazzina (Lea Lucioli) che, a un certo punto, si palesa nella stanza come figlia di Chris, con le tasche sporche di sangue: del fratello?
I dialoghi sono spezzettati, intrisi di una nevrosi latente, e i personaggi, soli, immersi nel loro mondo, non comunicano mai davvero con gli altri.
Chiari i riferimenti a Ionesco e Beckett, infarciti ulteriormente di Pinter e Mamet, e mischiati con fatti dalla natura spesso grottesca, palesemente insoliti, che preannunciano qualcosa di tremendo che dovrebbe accadere ma che invece non accade mai, rendendo così il tutto ancor più angosciante, grazie anche ad un linguaggio in cui le parole, nella loro insensatezza, pesano macinando pensieri contrastanti.
Siamo di fronte ad una stanza creata con accurata e meditata attenzione da Gregorio Zurla, che diventa una specie di radiografia dei sentimenti che la percorrono: un ambiente reso vivo e palpitante anche dalle luci cangianti di Gianni Staropoli, che partecipano alle varie emozioni che la percorrono, e al sommesso ma significante sound design di Zeno Gabaglio.
Gassman, assecondato da quattro attori di razza, cuce in modo sapiente, senza forzature di accenti, tutti questi dettagli per un’ora e mezza, portandoci per mano verso un finale rilevatore, in cui anche il pubblico potrà – nel vero senso della parola – specchiarsi.
The City
di Martin Crimp
traduzione Alessandra Serra
regia Jacopo Gassmann
con (in ordine alfabetico) Lucrezia Guidone, Christian La Rosa, Lea Lucioli, Olga Rossi
scene e costumi Gregorio Zurla
luci Gianni Staropoli
regista assistente Stefano Cordella
produzione LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile del Veneto, Teatro dell’Elfo, Emilia Romagna Teatro
durata: 1h 30′ circa
Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 4 aprile 2024