The idiot. La danza di Saburo Teshigawara tra Oriente ed Occidente

The idiot (ph: Aya Sakaguchi)
The idiot (ph: Aya Sakaguchi)

In scena all’Arena del Sole di Bologna per Carne, il focus di drammaturgia fisica curato da Michela Lucenti

Tra le proposte internazionali che arricchiscono CARNE, il focus di drammaturgia fisica a cura di Michela Lucenti a Bologna, troviamo uno degli spettacoli più applauditi della stagione dell’Arena del Sole: “The idiot”, trasposizione danzata del celebre romanzo di Dostoevskij, creata dal coreografo giapponese Saburo Teshigawara (Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Danza 2022), in scena insieme alla propria compagna di vita e di lavoro, Rihoko Sato.

Sin dalla prima luce che, fioca, apre la scena, fino all’arrivo del buio a conclusione dell’arco narrativo, il pubblico si lascia catturare da una raffinata esperienza cinestetica-contemplativa.

Lo spettacolo risulta particolarmente godibile per la nostra platea, che si rispecchia facilmente nei canoni della danza classica occidentale, potendo apprezzare il modo in cui le sue forme confluiscono armonicamente in una diversa concezione esistenziale, secondo la filosofia delle arti marziali e i suoi dettami. Il risultato è una sorta di danza/meditazione, in cui il movimento esprime il fluire del respiro e dell’energia interiore dell’essere.
Sul palco i due performer sono alla ricerca di un incontro, di una sorta di unione tra corpo, mente e spirito, che possa in qualche modo placare i dolori dell’esistenza. Vivono su di sé la sacralità di un rito, offrendosi al pubblico quale mezzo di intercessione verso una dimensione altra, spirituale.

I rimandi alla trama romanzesca sono piuttosto vaghi, giacché non vi sono riferimenti espliciti alla concatenazione degli eventi, ai vissuti dei personaggi o ai luoghi, oltre al fatto che lo spettacolo si dipana in assenza totale della parola. Non compaiono scenografie, né tanto meno oggetti, così – nel vuoto della scena – i movimenti e i camminamenti dei danzatori risaltano, creando immagini e disegni in cui predominano alternativamente linee curve e spezzate. Tra luci tremolanti ed ombre incombenti, i movimenti dei protagonisti appaiono tenui e sfumati come nebbia all’alba, oppure netti e definiti come fulmini notturni.

A supporto dell’immagine scenica troviamo un vasto repertorio musicale che attinge alla tradizione occidentale, spaziando liberamente tra i generi (musica classica, sinfonica, barocca, jazz, contemporanea), che intercala a brevi brani di musica elettronica destrutturata. All’interno dello spettacolo l’accompagnamento svolge un’importante funzione narrativa e didascalica, richiamando nell’immaginario del pubblico il linguaggio del cinema muto, con la sua interpretazione stilizzata ed enfatica, che trova una maggiore risonanza proprio nella dimensione musicale.

Non a caso il nucleo tematico è l’ardore amoroso, il desiderio di un incontro che tarda a venire, la ricerca di uno sguardo che non contraccambia. L’idiota, nella sua ingenuità e purezza, mostra espressioni delicate e sguardi sensibili. Fatica ad esprimersi, trema come una foglia, sgambetta come una marionetta e non sa indossare nemmeno una giacca. La sua goffaggine e comicità ci ricorda i personaggi creati da Chaplin o da Keaton.

Analogamente la figura femminile, elegante e seducente, rimanda al ruolo della femme fatal. Dura e glaciale come una calamita, emana una potente forza attrattiva, ma sotto alla facciata nasconde una pulsione altrettanto respingente e distruttiva. Incapace d’instaurare un dialogo con l’altro sesso, finisce per rifugiarsi in sé stessa, nei meandri psichedelici dell’inconscio, rimanendo preda della propria instabilità emotiva.
Così gli imperterriti tentativi dell’uomo di avvicinarsi a lei falliscono miseramente, fintanto che la donna, a lungo bramata, muore, sancendo una volta per tutte la fine di un passo a due, rimasto per sempre irrealizzato, se non nella dimensione del sogno e della fantasia.

La platea è entusiasta, come si evince dai lunghi e sentiti applausi; eppure crediamo che non rimarrebbe più di tanto sbigottita nel sapere che, durante la genesi dello spettacolo nel 2016, Teshigawara non avrebbe letto nemmeno il romanzo, come egli stesso rivelava apertamente in un’intervista dell’epoca.

The idiot
Direzione, luci, design: Saburo Teshigawara
Danza: Saburo Teshigawara, Rihoko Sato
Musica: Claude Debussy, P.I.Tchaikovsky, Oval, Frédéric Chopin, Nocturnal Emissions, Dmitrij Shostakovovich, Franz Schubert, John Balance, Peter Christopherson, Drew McDowall, The Beloved, Geir Jenssen, Beequeen, Johann Sebastian Bach, Giuseppe Tartini
Produzione: Karas
Con il supporto di: Agency for Cultural Affairs of Japan

Durata: 1h 05′

Visto a Bologna, Teatro Arena del Sole, il 9 aprile 2024

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