Tiziana Prota: il mio teatro-circo per parlare della dipendenza affettiva

Tiziana Prota in La table (photo: cirkvost.eu)
Tiziana Prota in La table (photo: cirkvost.eu)

Siamo tornati al Caffè Müller di Torino per incontrare Tiziana Prota, artista di circo contemporaneo diplomatasi alla scuola di Grugliasco di Cirko Vertigo per approdare poi alle più importanti compagnie d’Europa.

La troviamo impegnata con un progetto personale lontano, per un attimo, dai lavori collettivi di CirkVOST (dei quali per altro ci parla). Si tratta di “La Table”, uno spettacolo tratto dal celebre libro “Donne che amano troppo”, saggio della psicoterapeuta americana Robin Norwood.
Nella performance, dove non manca il trapezio di cui è specialista, ad accompagnarla c’è solo un pupazzo a forma di volpe, metafora concreta dell’essere umano incapace di amare ma che vuole essere amato ad ogni costo.
Iniziamo la nostra chiacchierata parlando proprio di questo, di ciò che lo spettacolo vuole far arrivare al pubblico. Tiziana è abituata ad un contatto ravvicinato con i suoi spettatori ma, ci racconta, non è nuova rispetto al video che usa come strumento di lavoro.

E sarà proprio la videocamera ad entrare in stretta empatia con la sua esibizione, fungendo da occhio privilegiato e totalitario attraverso il quale gli spettatori possono seguirla da casa su niceplatform.eu dal 30 gennaio.
Ma come si può far arrivare con il video la stessa poetica pensata e progettata dal vivo? Ci confrontiamo anche su questo, ben consci di avere davanti un’artista che ama cogliere le sfide e lasciarsi sorprendere dalle opportunità che un periodo difficile come questo può portare con sé.

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