Apre a Toffia per poi proseguire a Roma il festival di Margine Operativo

Chiasma a Toffia (ph: Davide Ferraro)
Chiasma a Toffia (ph: Davide Ferraro)

Per Attraversamenti Multipli 23 Alessandra Ferraro e Pako Graziani spaziano dal nuovo circo alla danza contemporanea

La prima tappa di Attraversamenti Multipli 2023, festival ideato e realizzato da Margine Operativo, ci conduce a circa 70 km da Roma, in un piccolo comune della Sabina, Toffia, non nuovo alle collaborazioni con le realtà artistiche, e notoriamente attento alle arti come mezzo di crescita culturale, economica e turistica.

Due giornate dedicate a circo contemporaneo e giocoleria da un lato e alla danza contemporanea dall’altro, il tutto immerso nella piazza d’ingresso del paese, presso la porta rinascimentale, un tempo ingresso al castello, luogo di passaggio per eccellenza, e in una piazzetta terrazzata in miniatura che dona uno dei più bei paesaggi sulla Sabina.
Due luoghi scelti non a caso, rispetto alla politica culturale di Margine Operativo. Pako Graziani evidenzia infatti quanto sia importante conquistare ed “educare” il pubblico. La scelta del binomio di circo contemporaneo e danza, così come la scelta dei luoghi, rappresentano proprio una modalità di formazione del pubblico.
Un teatro al di fuori degli spazi teatrali necessita di una forza maggiore, di affermare la propria dignità esistenziale nel momento stesso in cui agisce, proprio perché il pubblico non pagante deve rimanere ammaliato e non fuggire.

In questo sono abilissimi gli artisti Gaia Matulli, con il suo delizioso spettacolo “Hit my heart”, e il duo di Circo Pacco.
La prima artista conduce uno spettacolo di nuovo circo e giocoleria con delicatezza e sensibilità rare verso il pubblico. Lo spettacolo ruota sul tema dell’amore e riesce a conquistare grandi e piccolissimi spettatori.
Lo stesso tipo di abilità e coinvolgimento del pubblico lo ammiriamo con Circo Pacco, che a clownerie, giocoleria e magia, aggiunge un tocco di comicità al limite del surreale e dell’assurdo, raggiungendo un pubblico eterogeneo.

Una volta “spianata la strada” dai circensi verso l’arte teatrale, il pubblico viene accompagnato alla piccola piazza nel centro storico del paese per gli spettacoli di danza.
“Sport”, coreografia di Salvo Lombardo/Chiasma, è lo studio di uno spettacolo che debutterà a novembre. Una danza che annulla sé stessa verso l’espressione pura, dalla stasi al movimento in un passaggio lento, accompagnato, che vola leggero verso l’essenza e il valore dell’essere.
Vuoti e pause apparenti sono lo spazio che il coreografo e le danzatrici Fabritia D’Intino e Chiara Ameglio offrono allo spettatore per permettergli, in un ritmo dilatato al di fuori dalla quotidiana frenesia, di dialogare con la scena. Un linguaggio fatto solo di punteggiatura, nessuna parola, per un racconto narrato da respiri e attese, fino allo slancio vitale (e finale) inaspettato.

Ultimo spettacolo di questa sessione sabina è “Animali” di Margine Operativo + Twain, performance di danza e teatro, voce e suono, con un danzatore/attore – Yoris Petrillo – che propone una riflessione sull’umanità e su come il narcisismo dell’uomo possa essere visto dal punto di vista degli animali. Lo spettacolo trae ispirazione dal libro “Anima” di Wajdi Mouawad ed è una ricerca esistenziale che conduce lo spettatore verso tante domande fondamentali, tornando così al sottotitolo stesso del festival: “Fragile”, riflessione sulla fragilità dell’uomo e la conseguente fragilità di un pianeta antropomorfizzato.

Trasferitosi a Roma per la sua porzione più distesa, Attraversamenti Multipli trova nella sede del Parco di Torre del Fiscale, già assaggiata lo scorso anno, il suo nuovo spazio di applicazione, lasciando dopo diverse edizioni le più ruvide strade del quartiere del Quadraro, il vissuto lastricato di largo Spartaco, la piccola galassia di altri palchi non tradizionali, per un luogo in cui la bellezza parla una lingua più diretta.
“Mantenere la rotta cambiandola” concludeva il volume di Editoria&Spettacolo che raccontava i primi vent’anni del festival: e questa nuova fase dell’avventura romana della creatura di Margine Operativo ha per spina dorsale un tratto magnificamente conservato dell’Acquedotto Felice, dai cui due prospetti, aperte le arcate sui due versanti del parco, prendono vita le performance (tra cui la prima di “Un’altra Medea”, regia dello stesso Pako Graziani, con una squisita Lucia Cammalleri), le letture, le presentazioni: come quella del progetto Scaldati, curato da Valentina Valentini e Viviana Raciti, con la pubblicazione di tutte le opere dell’autore per Marsilio, o “Città sola – Variazione #2”, un percorso sonoro disseminato nel parco a cura della compagnia lacasargilla, dal libro omonimo di Olivia Laing, fruibile per tutta la durata del festival.

Una di seguito all’altra, hanno tutte avuto luogo dal lato ovest le tre performance coreografiche inaugurali che, nei diversi portati di una piccola dimensione (benché di durate diverse), hanno il fattore comune.

Arnau Perez è il primo a entrare in scena: ha un pigiama bordeaux a doppiopetto, tiene in mano un vinile, pure rosso, con cui lotta nei primi minuti del suo “Single”, affaticato dalla tendenza di quello a mantenersi ortogonale e statico lotta. Poi lo abbandona per assestarsi su un’atmosfera grottesca e tragicomica. “Single” è infatti un lavoro che gioca sul filo dell’autocompatimento e del sarcasmo, costruendosi sopra un arguto “ambiente sonoro” (di Toromecanico e Casasnovas), infarcito di citazioni dalla Butterfly pucciniana (dal coro a bocca chiusa all’arcinota “Un bel dì vedremo), la più nota e straziante delle single-per-forza.
Il personaggio di Arnau è evidentemente in casa, forse anche lui attende un ritorno o almeno una chiamata, e non ha nemmeno la forza di smettere il pigiama. La disperazione, a cui si tentava di dare una scossa con un linguaggio che non ignora la street dance, alla fine si traduce in immobilità e in acuta lagna, a cui il povero protagonista si sente rispondere, in uno di quei felici atti imprevisti degli spettacoli in luoghi pubblici, da un paio di botoli di passaggio, compartecipi della sua uggiolante angoscia.

Single di Arnau Perez
Single di Arnau Perez

Segue un lavoro dalla durata un poco più distesa e dalla struttura più complessa: perciò “Re-Garde” di Cie MF | Maxime & Francesco (Francesco Colaleo e Maxime Freixas) può permettersi un discorso più ampio, tanto che il linguaggio sembra iniziare a ragionare su sé stesso.
Vestiti identici, tra carillon e iniziale lentezza quasi alla Panzetti/Ticconi, i due sperimentano nello spazio aperto geometrie e specularità sghembe, secondo piani imprevisti, finché questa stilizzazione del reale non scivola nella clownerie e nella gag, somma semplificazione dell’umano.
Più lo spettacolo avanza, nelle sue sezioni successive (se ne potrebbero contare quattro o cinque), più il ritmo e la disposizione al cambiamento di atmosfera si fanno marcati, così che la personalità del linguaggio in scena, che non ignora l’acrobatica e il circo, reclama la sua originalità proprio in questa disponibilità a contraddirsi.
Nel finale, sulle note di “La bohéme” di Charles Aznavour, è come se tutti gli universi esplorati fino a quel momento tornassero ad affollarsi sullo spazio scenico, anche sotto forma di autocitazione letterale di passi; ed è allora che sotto quella mutevolezza si fa spazio la vera vena del duo italo-francese, il campo in cui la danza diviene libera e schiettamente personale: una sentimentalità garbata e trascinante, un’allegria elegante ed educata, come un profumo di croissant al burro, un coinvolgente desiderio di essere giovani e innamorati.

Chiude la serata quella che si potrebbe definire una instant-performance a tema berlusconiano di Carlo Massari (anche tutor del laboratorio “Farsi corpo” che avrebbe invaso, con la sua apertura, gli spazi più suggestivi del parco il giorno seguente, svelandovi l’esistenza di un uliveto, restituito a un’imprevedibile sacralità), per cui il discorso civile e politico sembra di lavoro in lavoro farsi sempre più necessario.
La caratteristica di ogni sua creazione è quella: la visione sempre convenientemente ordinata all’interno di una costruzione spettacolare rifinita, quasi una fatale condanna alla definizione entro cornici di spettacolarità oggettiva, anche del minimo abbozzo o schizzo. Così è anche questo “Bastardo – chi ha paura dell’uomo nero”, poco più che un accenno, un bozzetto, però già drammaturgicamente lineare e tematicamente coraggioso nel tentare di riprendere in mano, con le inevitabili frettolosità dettate dall’arco breve dell’attualità, il portato dell’esperienza culturale berlusconiana.
La perdita del controllo e l’uscita da sé, sperimentate già nel notevole trittico “Metamorphosis” in scena all’ultimo Teatri di Vetro, sembra qui rimessa in gioco sul corpo politico di Berlusconi: un’espressione come di maschera saluta il pubblico; un incontrollabile tremito impedisce all’uomo di porsi davanti al suo simile, come quei bovini assaliti dalla nota encefalopatia; alla fine del suo percorso lo fa ritrovare spogliato di ogni baldanza (nonostante gli applausi che accolgono, in registrazione, tutte le sue più indecenti freddure, da quella del kapò in giù), addirittura troppo basso per il microfono, dimezzato, coi ginocchi a terra, come l'”Anomalo bicefalo” di Dario Fo.
Massari non si tira indietro, come si vede, rispetto al rispondere a volgarità con volgarità, e il suo si configura come un atto di consapevole dissacrazione della paludata, filistea magnanimità riservata al trapasso del potente di cui tutti abbiamo fatto esperienza in queste settimane, in aperta polemica con la retorica del nobile cordoglio, a cui anzi contrappone la stessa urticante e baldanzosa grossolanità che contraddistingueva il personaggio.

Tra circo contemporaneo, teatro, danza, installazioni sonore, Attraversamenti Multipli continua fino all’8 luglio, sempre nel parco di Tor Fiscale, con artisti e compagnie come il ritorno di Salvo Lombardo, Nicola Galli, Dom- e Spellbound.

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