La drammaturgia è il centro focale di tutto ciò che si va a rappresentare sulla scena. Si possono avere attori pessimi e scenografie raffazzonate, ma se si ha una drammaturgia di ferro lo spettacolo in qualche modo funziona lo stesso; pensiamo alle trasposizioni teatrali di Shakespeare, il più grande drammaturgo di sempre: anche massacrandolo, funziona sempre.
Da ben 27 anni il festival milanese Tramedautore, diretto da quest’anno da Michele Panella (con l’occhio e il cuore sempre vigili della sua anima fondatrice, Angela Calicchio), ha sempre messo al primo posto quest’aspetto fondamentale della scena, indagandone tutte le varie suggestioni.
Quest’anno, nella prestigiosa sede del Piccolo Teatro Grassi e del suo chiostro dedicato a Nina Vichi, abbiamo seguito alcuni momenti della manifestazione, proprio in un periodo in cui il drammaturgo, che spesso in passato avevamo visto a latere della scena, si manifesta sempre più presente accanto allo spettacolo. Addirittura nel “Nullafacente” il suo autore, Michele Santeramo, ne è il personaggio principale.
La stessa cosa potremmo dire per Fausto Paravidino o, ancor di più, per Gabriele Di Luca, che ha deciso – come ci ha raccontato in questa videointervista – di essere tutt’uno con la sua compagnia, Carrozzeria Orfeo.
Ma la figura del drammaturgo esiste ancora anche a fianco della creazione, lasciando campo aperto a regista ed attori: ne abbiamo esempi molto fecondi con Emanuele Aldrovandi e Davide Carnevali, per fare solo due nomi.
Tramedautore ha presentato in questa edizione alcune delle esperienze artistiche più vivaci della scena emergente italiana, realizzate dalla generazione dei così detti Millennials, gli autori nati tra gli anni ’80 e il 2000, cioè l’ultima generazione del XX secolo. Autori che spesso desiderano partecipare all’intero processo di creazione: scrittura, regia, recitazione e persino produzione.
E’ il caso de Gli Omini, che a Tramedautore hanno presentato “Più carati”: Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini con la consueta collaborazione di Giulia Zacchini e, stavolta, di Armando Pirozzi mostrano come la trama d’autore possa essere concepita in una sinergia interessante tra compagnia e drammaturgo esterno (Pirozzi).
La compagnia torinese, con radici pugliesi, La Ballata dei Lenna (al secolo Nicola Di Chio, Miriam Fieno e Paola Di Mitri che cura la drammaturgia) ha invece presentato “Human Animal”, suo quinto spettacolo, il più compiuto.
Il teatro sempre è stato e sempre sarà un viaggio alla ricerca dell’essere umano: “Human Animal” è un viaggio letterario-antropologico su cosa vuole dire veramente essere “animali umani”. Traendo spunto dal romanzo incompiuto di David Foster Wallace “Il re pallido”, La Ballata dei Lenna si mette alla prova con una storia che entra nella vita di tre esseri umani qualsiasi, tre impiegati americani dell’agenzia delle entrate.
Nicola Di Chio, Paola Di Mitri e Miriam Fieno agiscono dietro uno schermo su cui vengono proiettate immagini in presa diretta attraverso una videocamera, manipolata a turno dai tre interpreti.
Lo spettacolo moltiplica in modo intelligente e simbolico i piani narrativi, presentando sia i personaggi di Wallace, sia tre comuni omologhi italiani, e di contrappasso l’essere umano come interprete di una realtà sempre uguale, composta da ritmi lavorativi noiosamente simili, contrassegnati da relazioni personali spesso difficili.
Lo spettatore diviene, come lo stesso Wallace, una specie di voyeur della realtà, di una realtà, nel suo ripetersi consunta dalla noia; e non per niente Wallace si suicidò con la pretesa di diventare inannoiabile.
Nell’ultima sezione dello spettacolo i tre attori, che si fanno sempre più presenti sul palcoscenico, colloquiano in presa diretta con il pubblico, giocando con lui, ed evidenziando i pensieri che il 12 settembre del 2008 spinsero alla morte lo scrittore.
A nostro avviso lo spettacolo rappresenta la creazione più compiuta del gruppo torinese, che ora può considerarsi non più giovane promessa del teatro italiano, ma finalmente una compagine “adulta”.
Ma a Tramedautore non ci sono stati solo spettacoli; abbiamo per esempio assistito con grande interesse all’incontro avvenuto tra Tino Caspanello – autore di “Mari”, al festival con la sua interprete, Cinzia Muscolino – con tre traduttori di testi italiani, rispettivamente in tedesco, francese e spagnolo: Sabine Heymann, Pietro Pizzuti e Charles Fernandez Giua. Un incontro che ci ha aperto scenari illuminanti sulle problematiche della traduzione in ambito di spettacolo, diverse per lingue e per testi, dove il regista in alcuni casi potrebbe essere più importante del traduttore, soprattutto quando si ha che fare con dialetti o linguaggi particolari, come è proprio il caso del testo di Caspanello. Insomma, nella specificità della sua indagine sulla drammaturgia, Tramedautore ha confermato di essere un’iniziativa importante per indagare in modo significativo le direzioni verso cui si muove il drammaturgo nel teatro italiano contemporaneo.
HUMAN ANIMAL
di Paola Di Mitri
regia Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno
con Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno
voce narrante Alex Cendron
luci e visual concept Gennaro Maria Cedrangolo e Eleonora Diana
video e riprese Vieri Brini e Irene Dionisio
costumi Valentina Menegatti
produzione La Ballata dei Lenna
produzione esecutiva ACTI Teatri Indipendenti
sostegno alla produzione Hangar Creatività, Zona K Milano, Factory Compagnia Transadriatica, Principio Attivo Teatro
in collaborazione con Scuola Holden
Visto a Milano, Tramedautore, settembre 2018