Trasparenze Festival 23. Sugli Appennini emiliani con Teatro dei Venti

Trasparenze Festival 23 (ph: Chiara Ferrin)
Trasparenze Festival 23 (ph: Chiara Ferrin)

XI edizione per il festival di Gombola organizzato con Ater Fondazione e Koras

Torniamo oggi ai festival dell’estate. Fra questi, abbiamo voluto essere presenti almeno per due giorni, i finali (29 e 30 luglio), all’undicesima edizione del Trasparenze Festival, organizzato dal Teatro dei Venti, che si è tenuto per tredici giorni, tutti colmi di incontri interessanti, nell’incantevole borgo di Gombola, frazione di Polinago, sugli Appennini emiliani.
Tra le antiche pietre del borgo, disposte sul sito di un castello risalente all’XI secolo e raccolte intorno alla chiesa, siamo stati testimoni di spettacoli, concerti, performance di danza, esperienze nei boschi circostanti, pranzi a base di ottime lasagne, brindisi e abbracci.
Momenti anche sorprendenti, che non avremmo nemmeno potuto immaginare, come la presenza del maestro iraniano Ramin Bahrami che, insieme al flauto di Massimo Marcelli, ha accompagnato il nostro animo nei meandri dell’immenso Johann Sebastian Bach.

Due giorni davvero pieni di emozioni diverse, sotto lo sguardo del nostro Angelo custode, Salvatore Sofia, che si sono conclusi con i concerti del caro amico Bobo Rondelli e di Cisco, il mitico cantante dei Modena City Ramblers, sulle cui melodie – sempre impastate da riflessioni di umanità – abbiamo ballato sfrenatamente, andando poi a dormire in una casa costruita nel 1818, come ricordava un’effige sopra la porta.

Un luogo speciale Gombola, che sembra fatto apposta per essere percorso dalla danza: così ha fatto Fabrizio Favale in “The rose alien tour” con i suoi danzatori (Daniele Bianco, Daniel Cantero, Pietro Conti Milani, Francesco Leone, Mirko Paparusso e Alessio Saccheri), che come presenze aliene hanno abitato Gombola, conducendoci in lungo e in largo per il piccolo borgo, creando tutte le traiettorie possibili che la danza ha modificato con l’impercettibile umana presenza.

Ph: Chiara Ferrin
Ph: Chiara Ferrin

Ma anche il teatro lo ha fatto, con Viviana Bovino, Denis Lavie e Irini Sfyri di Residui Teatro in “Attraversamenti”, percorrendo per intero il paese così da raccontarci, in un crogiolo di lingue diverse, storie intrise di canzoni antiche che parlano di gente che se ne va cercando una nuova casa, perché la sua non ce l’ha più.

Camminando nel bosco vicino, Noemi Piva, con la sua ingenua e giovanile freschezza, ha presentato – con l’apporto di Sara Chinetti e Federica Siani – l’esito della residenza Youz “Tra, o sulle cose in mezzo” colloquiando con il legno degli alberi, complice una capra e dei semplici sedili smontabili nelle loro possibili suggestioni.

Un paese magico Gombola, che verso sera si riempie di spettatori di tutte le età che salgono a piedi (o con la navetta del festival) da Polinago per assistere agli spettacoli proposti dal Teatro dei Venti.
Ecco allora, nella piazzetta davanti alla chiesa, Carlo Massari, uno dei danzatori e coreografi più fecondi della sua generazione, in “A peso morto”, da solo in scena, celandosi, sotto una maschera, per proporre un proprio personale e commovente omaggio alla vecchiaia.
Muovendosi invece nei capaci e suggestivi spazi della chiesetta, Elisa Pol di Nerval Teatro, in stretto rapporto con la coreografa Raffaella Giordano, in “Walking Memories” ci ha raccontato tutte le svariate suggestioni che la montagna porta con sé, facendocela davvero immaginare viva e presente in mezzo a noi.

Due i bellissimi progetti che hanno attraversato quest’anno il festival, “Le opere e i giorni” e “Attraversare il vuoto”.
“Le opere e i giorni”, citando il famoso poema di Esiodo, per volontà del Teatro dei Venti ha coinvolto gli abitanti del territorio in un percorso di creazione teatrale durato un anno, e basato sul recupero della tradizione dell’Ander a Vagg (andare a veglia), immortalato da Ermanno Olmi nel film “L’albero degli zoccoli”: i momenti in cui i contadini si trovavano nella stalla, la sera al caldo, a raccontarsi storie e aneddoti personali della giornata: “Da lì è nato uno spettacolo che vuole essere prima di tutto un modo per trovarsi, per accogliere e donare poesie e insegnamenti di vita pratica”.

“Attraversare il vuoto”, in collaborazione con C.Re.S.Co – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea, ha invece raccolto artisti mescolati insieme a spettatori comuni, organizzatori e amministratori per riflettere sul tema quanto mai attuale di attraversare il vuoto, appunto.

Lasciamo Gombola sotto una luna grande grande veramente appagati, con la voglia e la speranza di tornarci ancora.

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