Federica Dordei, Monica Piseddu e Arianna Pozzoli protagoniste del capolavoro di Čechov
Dopo lo spettacolo “Ashes” (e in stretto legame con esso) Muta Imago sceglie di portare in scena uno degli ultimi lavori di Čechov, forse il più complesso, nell’ambito di una ricerca sull’esistenza umana e sul timore rispetto alla sua fine.
La grande sala del Teatro Astra di Torino è piena, e il motivo, probabilmente, vive nel particolare interesse che la compagnia sta suscitando nel pubblico, forte di un lavoro scrupoloso e di approfondita ricerca che spazia su quasi tutti gli aspetti della performance, a partire dalla definizione degli spazi.
Il setting propone, sullo sfondo, una parete che, simbolicamente, richiama ad un vecchio palazzo, nella sua accezione più classica (con tanto di tende e tappezzeria).
L’interno invece, con cui ci rapporteremo maggiormente durante l’azione, è un grande tappeto da esercizio/prova. Gli oggetti riposti ai bordi e il richiamo al contemporaneo sono aspetti tangibili. Sulla destra di chi guarda, in penombra, il tavolo della regia sonora.
La collocazione fisica degli elementi ci dice molto. A partire dal “preservare il capolavoro”, ben presente sullo sfondo, si opera un cambiamento che trova giusta collocazione nel primo piano.
Il “da dove si viene” è una radice essenziale e imprescindibile da cui partire per giungere all’oggi. Il non luogo ne contiene molti, e diventa habitat privilegiato dove far vivere non soltanto Ol’ga, Maša e Irina e la loro trappola provinciale da cui non riescono ad evadere, ma anche tutti gli altri personaggi che esistono attraverso i corpi e le voci delle performer.
L’accurato allestimento e la sorprendente riscrittura del testo da parte di Claudia Sorace trovano giusto compimento nelle interpreti, molto diverse tra loro ma simili nello scolpire a più mani quello che sembra essere un unico grande personaggio. La più giovane è Federica Dordei, affiancata dalla pluripremiata Monica Piseddu e da Arianna Pozzoli, attualmente in tournée anche nei “Diari d’amore” di Nanni Moretti.
Lo spettacolo si apre con un esile fascio di luce dall’alto verso il basso, e le mani delle sorelle che si muovono al suo interno come farfalle imprigionate tra un passato che non può tornare e un presente insopportabile. La lunga scena, sostenuta soltanto dal silenzio, è in realtà un prologo che ci racconta tutto senza dire niente.
All’alzarsi delle luci ci troviamo di fronte le tre donne, protagoniste e vittime di una lunga “seduta spiritica” durante la quale vengono pervase da sentimenti contrastanti, episodi sognati o realmente accaduti, voci e tormenti personali e di personaggi altri.
La cornice di apparente compostezza borghese lascia spazio ad inquietanti ricordi, che prendono il sopravvento sul racconto. Maria Elena Fusacchia ne amplifica la potenza con l’impiego di intensi lampi di luce stroboscopica, che si ripetono a frequenza elevata, creando un effetto rallentato nei movimenti delle interpreti, possedute dai sentimenti.
L’impiego sapiente di proiettori e torce diventa il “coro” dell’azione, estremamente efficace nell’evidenziare i momenti più tragicamente intensi, quelli dell’abbandono all’inconscio, che spariscono così come appaiono e lasciano voragini di “non detti” erodendo fino all’osso le fragili fondamenta su cui le sorelle hanno costruito il presente.
Degno di nota il progetto sonoro, già premiato con l’Ubu nel 2022 per “Ashes”. Le musiche eseguite dal vivo dal compositore Lorenzo Tomio costituiscono un ulteriore elemento scenico e visivo. Non un semplice accompagnamento ma un’osservazione attiva di ciò che accade e una conseguente reazione con una varietà di strumenti e oggetti (anche inattesi) impiegati in questa rilettura di cui Riccardo Fazi firma drammaturgia e suono.
TRE SORELLE
Anton Čechov / Muta Imago
di Anton Čechov
regia Claudia Sorace
drammaturgia e suono Riccardo Fazi
con Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli
musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio
disegno scene Paola Villani
direzione tecnica e luci Maria Elena Fusacchia
costumi Fiamma Benvignati
produzione, organizzazione, amministrazione Valentina Bertolino, Silvia Parlani, Grazia Sgueglia
ufficio stampa Marta Scandorza
una coproduzione INDEX, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa
in collaborazione con AMAT & Teatri di Pesaro per Pesaro 2024. Capitale Italiana della Cultura
con il supporto di MiC – Ministero della Cultura
immagine di copertinaTereza Zelenkova (“Table Rappers”, 2013)
immagine utilizzata in scena Arazzo Millefiori detto Arazzo dell’Adorazione (1530/35) courtesy Pistoia Musei (ph. Antonio Quattrone)
durata: 1h 15′
applausi del pubblico: 3′ 45”
Visto a Torino, Teatro Astra, il 3 febbraio 2024